Nel 2012 Giovanni De Lisi decide di fondare Greenrail partendo da un’idea: le allora avanguardistiche traversine ferroviarie in plastica riciclabile potevano sostituire quelle obsolete in legno ma il materiale standard continuava ad essere il calcestruzzo. Inizia così la lunga ricerca, sviluppo e test di una traversina che fosse più ecosostenibile e performante che ha richiesto buona parte dei 4,5 milioni finora investiti.

Diversi sono stati i progetti messi in campo dalla start-up italiana.

Il primo ha visto l’ideazione della traversina realizzabile in gomma di pneumatico fuori uso e plastica da rifiuto urbano. L’innovazione - sottolinea De Lisi- offre duplici vantaggi: di natura economica e tecnica perché permette di abbattere il costo di manutenzione della linea ferroviaria fino al 50 %; di natura ambientale perché per ogni chilometro di traversina Greenrail si riciclano 35 tonnellate di gomma e plastica.

Poi ci sono i progetti Solar e Linkbox di stampo hi-tech. Il progetto Solar prevede la costruzione di traversine in grado di produrre energia pari al consumo di 15 abitazioni per ogni chilometro, grazie ad un pannello fotovoltaico integrato. D’altra parte, le traversine Linkbox sfruttano la sensoristica connessa per monitorare in tempo reale dati come carico del treno, danni agli assili, le vibrazioni dell’infrastruttura ed altri parametri.

La traversa Greenrail integra pannelli solari e sistemi di diagnostica che garantiranno nuove funzionalità di manutenzione predittiva, controllo del traffico, risparmio e produzione energetica, diventando quindi parte integrante delle nuove infrastrutture ferroviarie, in un‘ottica di sviluppo e miglioramento della qualità dei servizi, con un forte impatto sulla collettività.

Finalmente, dopo anni di ricerca da settembre 2018 il team di Greenrail ha iniziato a pensare alla commercializzazione delle traverse guardando all’Italia e non solo. Sono infatti in atto trattative per l’apertura di impianti di produzione in India, Nuova Zelanda, Sud Africa, Russia, Perù e Cile.

È chiara dunque la forte vocazione internazionale della start-up Made in Italy.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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