L’Italia può offrire un forte sostegno alla transizione verso le energie rinnovabili in Zambia. E’ quanto emerso nel corso di un seminario che si è tenuto a Lusaka, a cui hanno preso parte numerosi imprenditori italiani del settore.
Lo Zambia ha un enorme potenziale legato alle fonti rinnovabili, anche se allo stato attuale più di 90% della generazione nazionale è prodotto da fonti idroelettriche, la cui capacità di produzione è pesantemente legata ai cambiamenti climatici a causa dell’aumento di fenomeni di siccità. Ad oggi in Zambia, a sottolineare ulteriormente il grande potenziale esistente per lo sviluppo del settore energetico, solo il 31% della popolazione ha accesso all’elettricità, una percentuale che cala addirittura al 4% se si considera che vive nelle zone rurali del Paese. I problemi più gravi in questo settore, è stato sottolineato, sono il rilancio della compagnia elettrica pubblica Zesco e il forte indebitamento dello Stato che rende indispensabile il ricorso agli investimenti privati per promuovere l’accesso all’energia.
L’Ambasciatore d’Italia nello Zambia, Filippo Scammacca, nel suo intervento al seminario ha sottolineato come ‘‘la collaborazione tra Zambia ed Italia non nasce oggi: le due maggiori dighe cui è affidato il soddisfacimento di gran parte del fabbisogno elettrico (Kariba e Itezhitezhi) sono state entrambe costruite da imprese italiane, come anche gran parte della rete elettrica creata negli anni successivi all’indipendenza è stata sviluppata da ditte italiane di ingegneria e di impiantistica”. ”L’Italia, dunque - ha aggiunto l’Ambasciatore - è oggi interessata a proseguire tale collaborazione”.
Il seminario è stato anche l’occasione per Res4Africa (associazione che riunisce aziende, fornitori di tecnologie, mondo accademico e società di consulenza impegnate nella cooperazione energetica e nella promozione dello sviluppo delle rinnovabili in Africa, ndr.) di promuovere una raccolta fondi da destinare all’ospedale diocesano Mtendere a Chirundu, gestito dalle Suore della Carita’ milanesi, per dotarlo di un impianto fotovoltaico che contribuirà ad alimentare la sala operatoria e ad altri settori nevralgici.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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