Sempre più eco-friendly ed etica: così è la moda che piace ai giovani

Sempre più eco-friendly ed etica: così è la moda che piace ai giovani

18 Ottobre 2018 Categoria: Moda & Accessori

Il futuro della moda e degli stili di vita è sempre più legato al rispetto dell’ambiente e della dignità del lavoro. E’ quanto è emerso dalla 17esima edizione del Milano Fashion Global Summit svoltosi lo scorso 16 ottobre.

“L’Italia produce il 41% dei beni di lusso in Europa e come capofila dobbiamo essere etici“, ricorda Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda italiana. Non parole ma fatti, quelle di Capasa, la cui istituzione prevede, entro il 2020, la diffusione capillare del ‘Manifesto della sostenibilità per la moda italiana‘, un decalogo nato nel 2012 che individua i punti fondamentali per lo sviluppo di una moda responsabile, con un focus su etica d’impresa, difesa del territorio, della produzione Made in Italy e della qualità delle materie prime. Perché se oggi la filiera della moda - dall’abbigliamento alla pelletteria, alle calzature fino agli accessori e ai mobili - vuole essere sostenibile deve ripensare materiali e packaging, oltre a ridurre le sostanze chimiche e il loro smaltimento. Grandi gruppi hanno già impostato in questa direzione le loro strategie future, come Gucci, Kering, Bottega Veneta, Balenciaga e Saint Laurent.

Non si parla solo di moda etica intesa come quella che rispetta l’ambiente durante tutta la filiera di produzione, ma si può parlare anche di moda che si pone al servizio di quello strato sociale che si trova a dover affrontare un momento di difficoltà economica o con un passato di fragilità.

La stilista Stella Jean, per esempio, è fin dall’inizio della sua carriera attiva nel sostegno al lavoro femminile nei Paesi africani in via di sviluppo. “Il mio punto di partenza non sono i prodotti, ma le persone - afferma dal palco del summit - e lavoro congiuntamente con gli artigiani e gli artisti locali. Parto dal concetto ‘Nothing about them, without them’”.

Temi molto sentiti da Brunello Cucinelli, imprenditore a capo dell’omonimo brand, che al centro della sua azienda ha messo, oltre alla sostenibilità, rapporti di lavoro dignitosi, con remunerazioni al di sopra della media, e parla di “umanesimo nella manifattura“, e quindi di principi opposti allo sfruttamento professionale e umano, perché, usa dire, “come diceva il filosofo Rousseau l’essere umano è creativo solo quando tutto intorno a te è in pace con il creato”.

Fra l’altro, l’etica nella produzione piace ai giovani. Secondo la ricerca “La sostenibilità cattura i Millennials” elaborata da Pwc, i nati tra gli anni 1995 e 2010 sono disposti a pagare un sovrapprezzo dal 5 al 10% per assicurarsi un prodotto di abbigliamento o accessori a basso impatto ambientale e sociale. E’ anche la tesi di Michele Norsa, vicepresidente di Laura Biagiotti Group, che, citando uno studio di McKinsey, evidenzia “L’innovazione responsabile è uno dei dieci megatrend del settore moda nel mondo (dalla Cina agli Usa passando per l’Europa) per i prossimi dieci anni”.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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