L’Italia, tradizionalmente patria del vino, sta forse diventando anche Paese della birra? O meglio, della birra artigianale?
Dati alla mano la tendenza sembra essere proprio questa: sono 765 i birrifici artigianali in Italia, oltre il 500% in più rispetto a dieci anni fa. Ma la cifra in realtà supera perfino il migliaio se consideriamo le realtà più piccole e beer firm (aziende che realizzano per conto terzi una propria ricetta) e brew firm, birrai senza impianto.
Sono artigianali, innovativi, indipendenti, sostenibili. Espressione delle tipicità locali e di marchi territoriali. Più o meno “micro”, a seconda dei volumi di produzione, fanno birra “viva”, non sottoposta a processi di pastorizzazione e microfiltrazione, secondo i criteri stabiliti per legge.
La produzione di birra artigianale, quindi, è sempre meno un hobby da coltivare tra amici e sempre più una possibilità di business. Oltre il 60% dei microbirrifici fattura tra i 100 e gli 800mila euro l’anno e il 51% impiega personale dipendente a tempo indeterminato. Inoltre non si limita più solo alla mescita ma è attento soprattutto alla logistica distributiva: un micro birrificio su 3, infatti, esporta all’estero e la produzione ha superato i 500mila ettolitri l’anno.
Il Regno Unito, che vanta l’ottava produzione di birra al mondo, è il primo paese al mondo per birrifici artigianali pro capite (ce ne sono 25 ogni milione di abitanti) ed è il quinto esportatore di birra a livello globale. Eppure, importa birra italiana per quasi 40 milioni di euro. È proprio il caso di dirlo, l’export italiano va… a tutta birra!
Fonte: a cura di Exportiamo, di Maria Chiara Migliaro, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA