Quanti di voi rimangono fino a tardi in ufficio o continuano a lavorare fino a tardi da casa, spesso anche durante il weekend? Vi è mai capitato di calcolare quanto prendete all’ora e di pensare che la vostra paga oraria sia molto bassa? Abbiamo due notizie: una bella e l’altra un po’ meno. La bella notizia è che nel 2017 il valore medio dei salari in Italia è cresciuto dello 0,8%; l’aspetto meno esaltante è che la progressione nel nostro Paese è stata meno della metà della crescita registrata in media nell’UE a 28, dove i salari sono aumentati del 2,3%.

Chi guadagna di più e chi di meno in Europa?

Anche il costo del lavoro in Italia è inferiore alla media Ue: 28,2 euro all’ora, contro una media di 30,3. Chi si colloca allora ai vertici della classifica europea? Sul gradino più alto del podio troviamo il Belgio (con 39,6 euro), seguito da Lussemburgo (37,6 euro), Germania (34,1), Francia (36), Olanda (34,8), Austria (34,1), Finlandia (32,7) e perfino Irlanda (31). Se si considerano anche i Paesi che fanno parte dell’Unione europea pur non avendo l’euro come divisa ufficiale si raggiungono vette ancora maggiori: in Danimarca la paga oraria è pari a 42,5 euro; 36,6 in Svezia. L’Italia, come abbiamo visto, occupa una posizione di metà classifica, sopravanzando (tra i Paesi con l’euro) Spagna (21,2 euro), Slovenia (17), Cipro (16), Grecia (14,5), Portogallo (14,1), Malta (13,8), Estonia (11,7), Slovacchia (11,1), Lettonia (8,1) e Lituania (8). Anche in questo caso, allargando all’Ue a 27, gli estremi si acuiscono: si arriva infatti ai 4,9 euro all’ora della Bulgaria, passando dai 6,3 della Romania e i 9,40 della Polonia.

E a parità di genere, come siamo messi nel mondo?

Secondo l’ONU, le donne nel mondo guadagnano in media il 23% in meno degli uomini, cioè per ogni dollaro guadagnato da un uomo, una donna prende in media 77 centesimi. Restringendo il campo ai 35 membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), la differenza media scende al 13.9%. Se, sorprendentemente, in Costa Rica la differenza è di appena l’1.8%, in Corea del Sud sale fino al 34.6%. L’Italia, in questo caso, si distingue invece in positivo rispetto agli altri Paesi occidentali: con una differenza del 5.6%, è più avanti rispetto a Francia (9.9%) e Spagna (11.5%). In Giappone il divario è del 25,7%, negli Usa del 18,9%, nel Regno Unito del 17.1%, in Germania del 15,7%. Nell’Africa sub-sahariana e nell’Asia meridionale, nonostante l’inserimento delle donne nel mercato del lavoro negli ultimi decenni, il numero di donne attive resta invece molto inferiore a quello degli uomini.

Quante ore si lavora?

Sempre in base ai dati dell’Ocse, i messicani lavorano più di tutti, 43 ore a settimana. Se invece non vi va di lavorare molto, di consigliamo di trasferirvi in Germania, dove si lavora soltanto 26 ore a settimana, oppure in Danimarca (27 ore). In Italia invece un lavoratore è impiegato in media per 1.730 ore l’anno, l’equivalente di 33 ore a settimana.

Le ferie

Parliamo anche di un argomento più piacevole: le ferie. L’Italia garantisce in media 31 giorni di ferie retribuite annui, di cui 20 riconosciuti dall’azienda e 11 di festività nazionali. Altri Paesi europei, come l’Irlanda, la Germania e l’Olanda che ne garantiscono 29, la Slovenia 33, la Danimarca e la Finlandia 34, fino a valori più alti come i 37 giorni della Norvegia e i 38 dell’Islanda, Svezia e Austria. Il record europeo assoluto va alla Francia, che garantisce una media di 41 giorni di ferie ai propri cittadini (30 aziendali e 10/11 giorni di festività nazionali). Invece Paesi come il Messico e la Cina garantiscono pochissimi giorni di ferie: 14 giorni in Messico e 16,5 in Cina.

Lo sapevate che…

La settimana lavorativa nei paesi arabi di solito va dal sabato al giovedì? Il venerdì è infatti il giorno sacro della religione musulmana, come la domenica nei Paesi occidentali. Ovviamente ci sono alcune differenze fra Paesi: per esempio negli Emirati Arabi il weekend va dal venerdì al sabato, mentre in Iran il giovedì si lavora mezza giornata e il venerdì è festivo.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Morvarid Mahmoodabadi, redazione@exportiamo.it

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