Dalla preistoria alla rivoluzione 4.0: quello che non sapete sulla vendemmia

Dalla preistoria alla rivoluzione 4.0: quello che non sapete sulla vendemmia

16 Settembre 2018 Categoria: Food & Beverage

La stagione della vendemmia è già partita e l’Italia può felicemente brindare al record storico delle esportazioni di vino che fanno registrare un aumento del 4% rispetto allo scorso anno, quando avevano raggiunto su base annuale circa 6 miliardi di euro.

E se non è un segreto che il vino Made in Italy sia apprezzato sulle tavole di tutto il mondo, noi Italiani, che da sempre siamo in lizza con i Francesi in un’eterna competizione in cui ognuno rivendica la superiorità sull’altro, quanto ne sappiamo in realtà sul vino e sulle sue origini?

Forse poco, visto che quando pensiamo al vino nella storia, ci vengono subito in mente i lauti banchetti dei nobili romani. Ma all’epoca il vino era già una bevanda antica: in alcuni frammenti di vasellame rinvenuti in un villaggio neolitico sui monti Zagros, in Iran, e risalenti a 7.000 anni fa, sono stati trovati residui di uva pressata e conservata.

Le prime testimonianze della vendemmia risalgono addirittura al 10.000 a.C. nelle zone della Mezzaluna Fertile. Qui la raccolta dell’uva si inseriva in una vera e propria cerimonia religiosa di ringraziamento agli dei per i frutti riservati dalla terra all’uomo.

Nell’Antica Roma, il 19 agosto si celebrava la cosiddetta “Vinalia Rustica”: una festa in onore di Giove che dava ritualmente inizio alla vendemmia. Interessante il fatto che nei giorni della vendemmia tutte le altre attività erano sospese: l’intera famiglia si riuniva per dedicarsi unicamente al lavoro nei campi. Da qui il carattere sociale e conviviale di questa attività, pensata anche per unire, per festeggiare e per trascorrere del tempo insieme.

Il momento della vendemmia conservò queste caratteristiche almeno fino alla metà del secolo scorso. Oggi, con l’introduzione di strumenti meccanici che agevolano e favoriscono la raccolta, la vendemmia ha perduto parte della sua valenza rituale e festiva, anche se diverse aziende continuano a raccogliere uva nel solco di questa usanza, consapevoli dell’opportunità sociale, ma anche di business, che si nasconde dietro a questa attività. Sono moltissimi infatti oggi gli agriturismi che offrono la possibilità di rivivere questa tradizione all’insegna della convivialità a chiunque abbia il desiderio di sporcarsi le mani (e i piedi!) passando dalla fase di raccolta fino a quella della pigiatura.

E tra le ultime novità, ha debuttato da poco tra i filari un drone per esaminare le curve di maturazione dell’uva e programmare con precisione tutte le fasi della raccolta. La tecnologia dunque non sempre si scontra con la tradizione: in questo caso, anzi, le viene in soccorso cosicché le “cattive annate” possano rimanere solo un ricordo lontano.

In fondo, se è vero che quella del vino è una scienza così antica da confondersi con la stessa storia dell’umanità, è vero anche che senza il progresso tecnologico che in centinaia di migliaia di anni ha accompagnato la storia dell’uomo, non si sarebbe mai affinata la sua lavorazione fino ad arrivare agli squisiti nettari di cui oggi possiamo piacevolmente godere!

Lo sapevate che?

Il vino più costoso d’Italia è toscano? Frutto della fermentazione dei preziosi grappoli raccolti sulle scoscese colline dell’Isola del Giglio, la bottiglia numero 3 del Perseo & Medusa è stata aggiudicata per la cifra record di 330mila euro da un investitore di Shangai, il prezzo più alto mai pagato per una bottiglia di vino prodotta nella Penisola.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

© RIPRODUZIONE RISERVATA


Pubblicità
  • Digital Export manager
  • made in italy

Hai un progetto Export? Compila il Form

Pubblicità
  • Servizi Digital Export
  • Simest
  • Uffici negli USA
  • made in italy