Dal fast-fashion alla circular economy: come cambia l’industria della moda

Dal fast-fashion alla circular economy: come cambia l’industria della moda

14 Settembre 2018 Categoria: Moda & Accessori

L’industria tessile è in crescita: ad aumentare, oltre ai volumi dei beni prodotti, anche giro d’affari e numero di occupati. Tuttavia il comparto rimane ancorato al modello di economia “produci-usa-getta” e molti cominciano a sostenere la necessità di una riconversione verso un modello economico di tipo circolare, che spinga le aziende ad orientarsi verso soluzioni sempre più “green”.

La fashion industry è una delle industrie più redditizie e, allo stesso tempo, più inquinanti della Terra. Secondo il report “A new textiles economy: Redesigning fashion’s future” pubblicato dalla Ellen MacArthur Foundation, l’industria tessile muove un business da 1,3 trilioni di dollari l’anno e, con una filiera che impiega oltre 300 milioni di persone nel mondo, emette circa 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2, riversando ben 500mila tonnellate di fibre di microplastica negli oceani, con conseguenze molto gravi per l’ambiente e la salute umana. Inoltre essa consuma enormi quantità di risorse non rinnovabili ed acqua (93 miliardi di metri cubi) mentre il valore degli abiti non utilizzati sfiora i 500 miliardi di dollari annui.

Negli ultimi 15 anni l’espansione della classe media globale e la crescita dei redditi ha portato a raddoppiare la produzione di abiti, passata da 50 miliardi di pezzi nel 2000 agli oltre 100 miliardi nel 2015. Di pari passo, è però decisamente diminuito (-36%) il tempo d’utilizzo degli abiti stessi, addirittura del -70% in Cina. Nel 2050, di questo passo, la produzione triplicherà e arriverà a 160 milioni di tonnellate di abiti.

Questo modello, ancora molto ancorato al modello di economia lineare “produci-usa-getta”, inquina il pianeta e ne consuma le risorse naturali, con il conseguente aumento del costo ambientale. Se non si cambierà modello, denuncia la fondazione, anche le aziende del settore potrebbero veder calare i loro margini Ebitda di oltre il 3% entro il 2030, per un valore di circa 45 miliardi di euro.

L’industria della moda deve orientarsi verso un modello di economia circolare

Occorre dunque riconvertirsi verso una nuova impostazione produttiva che sia in grado di abbracciare un concetto di sostenibilità a 360° includendo non soltanto gli aspetti ecologici, ma anche quelli sociali ed economici.

In altre parole, è necessario adottare un modello di economia circolare che non preveda scarti di produzione ma che li reinserisca nel ciclo produttivo, dando loro nuovo valore.

Si parte dall’utilizzo di materiali non inquinanti dall’inizio della filiera, per arrivare alla creazione delle fibre tessili, con un progressivo abbandono di quelle derivate dalla plastica come nylon e poliestere, fino alle pratiche che allunghino la vita di un capo, ed infine alla promozione del riuso e del riciclo.

Una moda sempre più “green” è un’opportunità (e una necessità) per le imprese del settore tessile

L’attenzione all’impatto ambientale dei prodotti e processi tessili non è una moda passeggera ma una strategia su cui le imprese oggi puntano per essere più competitive e per rispondere alle richieste del mercato.

Se il mercato chiede prodotti ecologicamente sicuri e con una storia etica, la scelta dei materiali di base diventa un passaggio fondamentale. Ad oggi esistono molte scelte alternative alle fibre ed ai materiali tessili tradizionali, come le fibre rinnovabili da coltivazioni controllate, oppure le fibre da coltivazioni biologiche, le fibre riciclate da materiali post consumo come la plastica delle bottiglie, fino alle fibre ottenute attraverso la trasformazione di sottoprodotti agricoli destinati alla discarica, come le bucce degli agrumi, la vinaccia, le foglie d’ananas, ecc..

La sostenibilità non viene realizzata solo attraverso la selezione attenta di fibre naturali e riciclate ma viene posta attenzione anche ai procedimenti di estrazione delle fibre e di produzione dei tessuti, prevalentemente meccanici e a ciclo chiuso e ricorrendo anche a fonti di energia rinnovabili. Il tessile ecosostenibile valorizza il lavoro degli artigiani e delle comunità locali, privilegiando una filiera trasparente e tessuti fair trade.

Inoltre la cultura dell’economia circolare spinge anche l’industria tessile a programmare il destino dei prodotti che realizza immaginando il loro riciclo. Un approccio nuovo che richiede un cambio significativo nella cultura progettuale e una integrazione delle conoscenze e delle competenze dei creativi.

Essere un’impresa sostenibile in senso ecologico significa oggi, di conseguenza, assumere scelte in grado di abbassare l’impatto ambientale delle proprie attività produttive, contenere i consumi, progettare e realizzare oggetti che per le materie prime usate, le modalità con cui sono stati lavorati, il comportamento a fine vita, diminuiscano l’impatto sull’ambiente.

Le aziende devono rimanere al passo con le richieste dei consumatori, innovando e portando sul mercato prodotti di qualità e a basso impatto ambientale. Diventare sostenibili diverrà sempre più una necessità. Per tale ragione, è fondamentale che un maggior numero di aziende viri verso un’offerta soddisfacente di prodotti eco-friendly.

Lo sviluppo di aziende tessili ecologicamente virtuose aiuta a correggere l’offerta del settore moda orientandola verso una maggiore sostenibilità anche se ciò non basta perché è necessario che anche i consumatori sostengano queste realtà, prendendo le distanze dal fast fashion ed assumendo un atteggiamento responsabile verso l’acquisto di pochi prodotti di qualità ma durevoli nel tempo.

In questo senso le istituzioni dovrebbero lavorare molto su due fronti: sul piano sociale e su quello formativo, attraverso campagne di sensibilizzazione ed informazione in modo da educare la domanda e favorendo la ricerca universitaria e scientifica sul tessile eco-sostenibile, ma anche su quello normativo, approntando una legislazione in materia più restrittiva che favorisca le aziende tessili eco-sostenibili attraverso, ad esempio, l’introduzione dell’obbligo delle certificazioni e una tassazione più gravosa per le aziende tessili che non adottano misure eco-sostenibili.

In definitiva, promuovere le aziende tessili sostenibili significa valorizzare un modello produttivo giusto perché rispettoso del pianeta e delle sue risorse, e vincente perché è l’unico in grado di fornire soluzioni innovative, serie e responsabili all’inquinamento causato dal settore tessile.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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