L’effetto domino dei rapporti tesi tra Iran e Stati Uniti si ripercuote sul settore moda e il design, colpendo l’Italia. Tra Roma e Teheran i rapporti commerciali ma anche quelli politici sono sempre stati solidi. La fine delle sanzioni, scaturita dall’accordo sul programma nucleare iraniano, aveva riaperto le porte del mercato alle aziende italiane. Ma la scelta di Donald Trump di uscire dall’accordo ha messo di nuovo tutto in dubbio e l’Italia è tra le prime vittime di questo assedio contro Teheran che sta mettendo a rischio 60 milioni di euro di ordini e molti altri affari, dalle scarpe all’arredamento.
Al momento 30 milioni di euro di merci Made in Italy sono bloccate a causa di un decreto di Teheran. Erano tutte destinate all’Iran Luxury Mall del tycoon Ali Ansari, uno dei più grandi al mondo con i suoi 2 milioni di metri quadrati di spazio distribuiti su quattro piani, di cui 500 mila dedicati agli acquisti, collocato nella periferia di Teheran. E’ il primo centro commerciale di queste proporzioni in Iran: 2 milioni di metri quadrati di spazi su quattro piani, 500 mila dedicati agli acquisti, più cinema, hotel, pista di pattinaggio, fontane, un parcheggio da 20 mila auto, parchi divertimenti, caffè e ristoranti, un hotel 5 stelle con vista sulle montagne, e ancora auditorium e arene per gli spettacoli.
Nel nuovo Iran Luxury Mall il piano dedicato alla moda e al design dovrebbe comprendere prevalentemente marchi Made in Italy: sono già pronti a sbarcare nella capitale dell’Iran 50 marchi (tra questi figurano Trussardi, Sergio Rossi, Iceberg, Missoni, Etro, Alviero Martini, Coccinelle). Altri 60 marchi (Armani, Prada, Ermenegildo Zegna, Roberto Cavalli, Versace, Dolce&Gabbana, Peck) stanno realizzando i contratti e altrettanti stanno valutando la possibilità di aprire nel mall iraniano attirati da un mercato particolarmente allettante, con gli under 30 che rappresentano il 60% della popolazione di Teheran e il 25% di loro disposto a spendere in abiti e accessori fino a 10mila dollari l’anno. Tuttavia, a causa di questo blocco, la maggior parte degli 800 negozi ha gli scaffali vuoti.
Gli effetti di questo provvedimento rischiano di allargarsi. Questa misura “pone problemi gravissimi, l’Italia è già tra i primi tre esportatori europei in Iran, in particolare per la moda e il design”, conferma Claudio Rotti, presidente dell’associazione commercio estero (Aice) e membro del cda di Promos della Camera di Commercio di Milano. Cosa ne è degli ordini del luxury mall, di quei 30 milioni di merce già prenotata? “Abbiamo dovuto sospendere la fornitura congelando i contratti fino al 31 dicembre. In base all’articolo 1256, visto che è per “causa di forza maggiore” non dipendente da noi, potremmo risolverli subito e chiedere i rimborsi dei depositi, ma preferiamo aspettare sperando che il governo torni indietro e riapra le dogane”, auspica Rotti. Sarebbe un giro d’affari milionario che va in fumo, “il flirt commerciale sull’asse Roma-Teheran rischia di essere soffocato in culla”.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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