Pitti: la moda uomo verso un futuro a tutto export

Pitti: la moda uomo verso un futuro a tutto export

21 Giugno 2018 Categoria: Moda & Accessori

Si è da poco conclusa la 94esima edizione di Pitti Immagine Uomo 2018, la manifestazione internazionale di riferimento per il menswear ed il lifestyle contemporaneo che si è svolta a Firenze tra il 12 e il 15 giugno. Un’occasione per tracciare un bilancio del settore e disegnare le direttrici di espansione del prossimo futuro, che si scriverà sempre più oltreconfine.

Prendiamo una passione smisurata per il prodotto bello e ben fatto e mescoliamola col recupero sapiente della tradizione che strizza l’occhio anche alle nuove tecnologie, aggiungiamo poi marchi galattici che espongono le loro collezioni accanto a start-up debuttanti ma molto promettenti e condiamo il tutto con una buona dose di intuito nel saper captare i trend e le novità del momento. È questo, in buona sintesi, lo straordinario mix di ingredienti che ha decretato l’ennesimo successo di Pitti Uomo.

Ribattezzata dai cronisti come la “fiera dell’ottimismo”, questa 94esima edizione è stata una tra le più brillanti degli ultimi anni, sfoderando i suoi assi nella manica in risposta all’instabilità politica ed economica attuale. In effetti, tra dazi, tensioni geopolitiche internazionali ed una situazione politica interna non semplicissima, di motivi per preoccuparsi ce ne sarebbero stati abbastanza. Eppure la Fortezza da Basso, quartier generale della manifestazione, è diventata per quattro giorni intensi una fucina di idee e creatività ad altissima concentrazione di colori, fantasie e tendenze (non a caso il tema di stagione è stato il caleidoscopico P.O.P Pitti Optical Power), confermando la posizione di assoluta leadership che il salone fiorentino ha saputo conquistarsi a livello mondiale, anche per la nutrita presenza di buyer e visitatori esteri.

Una grande attenzione e tanti feedback più che positivi sono poi arrivati da parte della stampa e dei buyer per le novità come la Guest Nation Georgia, l’area Scandinavian Manifesto e soprattutto il progetto I go out, sezione sull’outdoor style istituita per dare risalto ad uno dei trend più in voga degli ultimi anni, in grado di coniugare passione per gli spazi aperti ed attività legate alla natura con design e ricerca stilistica. E tra gli eventi di punta di questa edizione, nell’anno in cui paradossalmente l’Italia è fuori dai mondiali, c’è stata anche l’inaugurazione della mostra Fanatic Feelings - Fashion Plays Football, che mette in luce il legame tra il mondo del calcio e quello del fashion.

“La partecipazione di tutti i più importanti buyers internazionali ed italiani – con un numero sempre crescente di retailers online, e la grande attenzione da parte della miglior stampa internazionale – dice Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine, l’ente organizzatore della fiera – confermano il ruolo di Pitti Immagine Uomo come punto di riferimento globale per il lifestyle, lo scouting di qualità e per il lancio worldwide di nuove tendenze e progetti moda. Lo dicono anche i risultati di presenze e i feedback raccolti tra espositori e buyer: tutti di grande apprezzamento per le novità proposte in fiera, i nuovi progetti espositivi che abbiamo lanciato alla Fortezza, gli eventi speciali e per l’atmosfera di creatività che ha invaso Firenze in questi giorni”.

Diamo i numeri!

Ed in effetti i numeri confermano questo quadro: 1240 marchi presenti di cui 563 stranieri, 60mila metri quadri di superficie espositiva, 30mila visitatori ed un percorso articolato in 13 tappe/padiglioni ognuno dei quali sviluppava un particolare tema. Più una tabella di marcia al di fuori della Fortezza da Basso, ricca di eventi, appuntamenti d’eccezione, mostre, sfilate come quella di Roberto Cavalli nel monastero della Certosa, o del giapponese Fumito Ganryu in una galleria d’arte contemporanea ricavata da un garage ma anche nuove aperture come le due nuove sale di Gucci dedicate a Björk nel Gucci Garden, il museo, ristorante e boutique nel Palazzo della Mercanzia in Piazza della Signoria. Sono stati celebrati anche molti eventi-anniversari, tra cui i 70 anni di Herno, i 40 di Brunello Cucinelli e i 45 di Enrico Coveri.

I compratori totali hanno toccato quota 19.100: l’estero ha confermato il suo grande dinamismo, mantenendosi sugli stessi alti livelli di presenze di un anno fa (circa 8.400 i buyer internazionali che pesano per il 40% sul totale), con performance positive per mercati di riferimento come Germania (sempre in testa alla classifica compratori), Stati Uniti (+23%), Regno Unito (+6%), Olanda (+13%), Francia (+7%), Canada (+12%) e crescite consistenti anche per mercati più giovani come Hong Kong (quasi raddoppiato il numero dei suoi buyer) ed India (+30%); mentre sono segnalati in leggera flessione i numeri da Giappone, Spagna, Cina e Svizzera.

In leggero e prevedibile calo, rispetto alla corrispettiva edizione estiva, anche le presenze degli italiani (intorno al -2,5%), a riflettere un periodo ancora difficile per il mercato interno.

Cifre da capogiro anche sui social media: secondo Launchmetrics infatti i 4 giorni di Pitti Uomo 94 hanno generato più di 35.000 post e 7 milioni di interazioni con Instagram che è stata la piattaforma con il più alto numero di post collezionati (generando ben il 97% delle interazioni) mentre l’hashtag più popolare è stato #PittiUomo con 29.000 menzioni.

Menswear Made in Italy a tutto export…

Ma il record principale è quello battuto dall’ industria italiana della moda maschile che diventa sempre più internazionale. Merito delle aziende tricolori che, obbligate dalla crisi del mercato interno, hanno “imparato” ad esportare, ad allargare i mercati, ad aprire negozi oltreconfine, a girare senza timore il mappamondo. E merito anche di fiere-evento come Pitti Uomo, che le hanno aiutate a farlo inventando una strada che si arricchisce ogni sei mesi. L’innovazione di prodotto costante ed il fattore velocità nella realizzazione delle collezioni, infatti, sono diventate ormai di primaria importanza, imponendo la necessità di andare oltre la tradizionale organizzazione semestrale per offrire capsule ed edizioni speciali in corso di stagione.

La foto scattata da Sistema Moda Italia che ha diffuso i suoi ultimi dati sul settore proprio in occasione del lancio del salone fiorentino, conferma lo stato di ottima salute di cui gode il comparto. La moda maschile italiana archivia l’anno 2017 in positivo, facendo registrare una crescita pari al +3,4% per un valore di 9,4 miliardi di euro. Le previsioni rilasciate in occasione della scorsa edizione di Pitti Uomo (Gennaio 2018), quando si era stimata una dinamica pari al +2,1%, risultano, quindi, ampiamente superate, grazie ad un contesto che si è rivelato migliore delle attese.

Vero driver della crescita rimane però l’export, che dopo essere cresciuto di oltre sei punti percentuali nell’ultimo lustro, ha fatto registrare nel 2017 un’impennata del +5,2% pari a 6,1 miliardi di euro e con un’incidenza sul fatturato del 65,5%. Trend confermato anche nei primi due mesi del 2018, che hanno visto proseguire l’export su un sentiero favorevole con un incremento del +2,6%.E per l’intero anno 2018 ci aspettiamo un incremento tra il 2,6 e il 3%, sperando che possa essere anche maggiore”, ha affermato Claudio Marenzi, presidente di Pitti immagine, aggiungendo inoltre che “quello che è stato fatto in questi ultimi anni su industria 4.0, reshoring (rientro della produzione in Italia dalle aree di delocalizzazione, ndr) e promozione all’estero è un patrimonio che non dovrà essere disperso”.

I cinque mercati più importanti in valore assoluto restano Germania, Regno Unito, Francia e Svizzera che assorbono ciascuno circa il 10% del nostro export maschile, seguiti dagli Usa che valgono l’8,5% del totale, mentre la Cina è solo al nono posto. Diverso il discorso se si valutano gli incrementi di ciascun Paese rispetto al periodo precedente. “I Paesi con la crescita maggiore sono la Cina (+18%), la Corea del Sud (+13%) e la Russia, che è nettamente in ripresa dopo un periodo di difficoltà (+19%)”, ha sottolineato Marenzi. “Bene anche l’Europa, in particolare la Germania (+10%) ed il Regno unito (+8%). Mentre ancora in sofferenza sono gli Stati Uniti (che pure ritornano a crescere del 3%) e il Giappone. Gli Usa hanno sofferto dell’instabilità che tutti conosciamo e sono stati penalizzati dalla crisi dei department store”, ha proseguito Marenzi.

Relativamente alla distribuzione, non mancano indicazioni significative ed ulteriori conferme circa l’evoluzione dello stile di consumo che si orienta sempre più sul canale digitale con la conseguente necessità di orientarsi verso una strategia omnichannel che sappia tuttavia differenziare l’offerta per il retailer tradizionale rispetto al canale online, evitando così sovrapposizioni di prodotto negative per gli affari del negozio fisico.

L’Italia e le sua imprese hanno grandi opportunità. Rispetto ai produttori a basso costo, dobbiamo puntare sulla qualità, cosa che per noi italiani avviene in maniera molto naturale. Nel mondo c’è voglia di Made in Italy e uno dei motivi di orgoglio di Pitti immagine, nonché una delle sue responsabilità, è aiutare le Pmi a essere sempre più internazionali”, ha spiegato Marenzi.

In questa direzione si inserisce il rapporto avviato con il Mise che da quattro anni a questa parte contribuisce alla realizzazione della kermesse nell’ambito del Piano Straordinario a sostegno delle fiere del Made in Italy, grazie al quale sono stati stanziati 30 milioni l’anno nel corso del triennio precedente. “Abbiamo portato avanti un ottimo lavoro e i risultati non hanno tardato ad arrivare”, ha concluso Marenzi, “speriamo per questo che la politica continui a darci il suo sostegno anche per le prossime edizioni”. Sostegno al momento confermato solo per il primo semestre del 2019 da Raffaello Napoleone il quale ha aggiunto: “Mi auguro che il nuovo governo guardi con attenzione all’export e sostenga le fiere che ne sono il veicolo”.

Più deciso il piglio del numero uno di Ice, Michele Scannavini, secondo cui “c’è una cosa sbagliata nel piano straordinario per il Made in Italy ed è il termine straordinario, perché un simile supporto alle esportazioni, la cui crescita è stata superiore a quella di tutti i nostri competitor, dovrebbe essere strutturale”.

Questo si aspettano i vertici della moda italiana dal nuovo esecutivo: un supporto all’eccellenza di un sistema che ha dimostrato vitalità economica, capacità creativa e sostenibilità ambientale.

Alla luce di tutto ciò, Pitti uomo si conferma un fondamentale termometro del mercato capace di far luce sulle prospettive di breve-medio termine che si dischiudono per tutto il comparto.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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