Il peggiore degli incubi dei tifosi tricolori si è materializzato: l’arbitro suona il fischio d’inizio dei mondiali di calcio ma la nazionale azzurra non è in campo. In un paese di calciofili, in cui la partita è un’istituzione, il boccone da ingoiare è amaro.

A parte lo shock, tra l’altro, questa Caporetto sportiva avrà anche una serie non indifferente di ricadute economiche per l’Italia: dall’editoria alla ristorazione, passando per merchandising, televisione, pubblicità e premi sportivi, è stato stimato che la mancata partecipazione dell’Italia ai mondiali del 2018 ci costerà almeno 10 miliardi. Una tragedia insomma, su tutti i fronti.

A consolarci rimane solo l’eccellenza di quel Made in Italy che ci ha reso celebri nel mondo, vero orgoglio italico, sinonimo di qualità e creatività che non tradisce mai.

L’oggetto del desiderio delle nazionali e dei tifosi di tutto il mondo, la Coppa, nel senso proprio dell’oggetto fisico, infatti ha un papà italiano. A idearla e realizzarla è stato nel 1971 l’orafo e scultore milanese Silvio Gazzaniga (suoi anche i trofei della Supercoppa europea e dell’Europa League), che vinse il concorso indetto ad hoc per la realizzazione della Coppa del Mondo, imponendosi tra 53 progetti presentati da 25 nazioni.

L’opera fu scelta per l’intenso significato che esprimeva: “la gioia e la grandezza dell’atleta nel momento della vittoria”, concetto ben rappresentato da una spirale la quale, partendo dalla base del trofeo, si “apre” in due atleti stilizzati che esultano con le braccia alzate; le quattro braccia pertanto fungono da “pilastri portanti” per sorreggere il mondo, avvolto dai due goleador.

La Coppa del Mondo Made in Italy, che è stata prodotta dall’oreficeria Gde Bertoni di Paderno Dugnano, in provincia di Milano, venne ufficializzata dalla Fifa nel gennaio 1972 e da subito è diventata simbolo della massima manifestazione calcistica internazionale nonché icona dell’artigianato italiano nel mondo.

Alta 36,8 centimetri, è realizzata in oro massiccio 18 carati, pesa 6 chili e 175 grammi e il suo valore, secondo la Fifa, si aggira intorno ai 300mila euro.

Ai vincitori viene consegnata una copia identica ma in ottone placcato d’oro, sempre prodotta dalla Bertoni, mentre la coppa autentica viene sigillata e custodita all’interno di una valigia di sicurezza d’acciaio e tenuta dalla Fifa nella sua sede a Zurigo.

Singolare tradizione è quella che vede, al termine di ogni edizione del campionato mondiale, l’incisione dell’anno e della nazionale vincitrice del torneo, sotto al basamento del trofeo, le cui dimensioni consentono di incidere soltanto 17 nazionali vincitrici per altrettante edizioni. Dal momento che il trofeo circola dal 1974, sono già 11 i nomi incisi e c’è spazio solamente per altre 6 nazionali (compresa quella che vincerà l’edizione del 2018). A conti fatti quindi, il trofeo continuerà ad essere utilizzato fino all’edizione del 2038.
Non si sa ancora quale sarà il suo destino, ma una cosa è certa: il prossimo nome ad essere inciso, purtroppo, non sarà quello dell’Italia.

Lo sapevate che…

l’album delle figurine Panini, in inglese e cirillico, è l’oggetto più venduto nelle 11 città che ospiteranno il torneo? I famosi stickers, che piacciono parecchio anche alle ragazze russe, se non altro per mettere assieme una top 11 dei calciatori più belli, sono riusciti a mettersi alle spalle qualsiasi altro gadget tematico, dal pallone avveniristico Telstar (quello col microchip all’interno), alla mascotte “Zabivaka”, scalzando persino portachiavi e magliette.

Fonte: a cura di Exportiamo, Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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