La partita del vino italiano sulle piazze internazionali

La partita del vino italiano sulle piazze internazionali

16 Maggio 2018 Categoria: Food & Beverage

Nonostante i risultati raggiunti dal comparto vitivinicolo italiano siano stupefacenti – primato mondiale per produzione con 42,5 milioni di ettolitri lo scorso anno e secondo posto per esportazioni dopo la Francia con 6 miliardi di euro – le imprese nostrane si trovano a vivere un momento di forte incertezza per i profitti futuri a causa di una nuova normativa europea.

Ma procediamo con ordine: le 310mila aziende agricole e le circa 46mila vinificatrici sono preoccupate dai recenti risvolti legati al bando per la promozione all’estero finanziato dall’Unione europea. Nella fattispecie, i Consorzi lamentano il rischio per l’Italia di rimanere esclusa dai fondi dell’Organizzazione Comune Mercato (Ocm) e dalla possibilità di partecipare ai programmi di promozione per i prossimi cinque anni, poichè, a causa di una interpretazione della norma Ue chiesta della Spagna, nella prossima programmazione 2018-2023 i produttori vinicoli europei non potranno accedere ai finanziamenti per le attività di promozione nei paesi dove le hanno avviate nel corso del lustro precedente.

Il decreto del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali del 10 agosto 2017, che contiene le modalità attuative della promozione sui mercati esteri, individua anche i criteri di priorità per i progetti ammissibili al finanziamento, tra cui: “Il progetto è rivolto ad un nuovo Paese terzo e a un nuovo mercato del Paese terzo, ovvero dove il soggetto proponente nel corso della programmazione 2014-2018 non ha realizzato azioni di promozione con il contributo comunitario”. Ed eccoci al nodo della questione: la Spagna ha chiesto all’Ue che questo principio non sia considerato un criterio di priorità, ma piuttosto un criterio di esclusione. Tradotto in altri termini, il Belpaese si troverebbe per i prossimi 5 anni a compromettere la promozione in piazze centrali per le proprie esportazioni come la Cina o gli Stati Uniti, dove sarebbe necessario un processo di consolidamento, non un arretramento, che si tradurrebbe in una ingente perdita di denaro.

L’opinione di Giovanni Busi, presidente del Consorzio toscano del Vino Chianti è molto netta. Invita, di fronte a questo provvedimento che etichetta come folle e assurdo, “tutti gli amministratori e i politici ad alzare la voce e tutelare gli interessi del vino italiano perché non essere presenti nei mercati importanti ed emergenti nei prossimi anni significa perdere la possibilità di consolidare la presenza del Made in Italy in aree dove ci stiamo affermando”.

Cosa sono gli Ocm vino?

Ocm sta per Organizzazione Comune Mercato Vitivinicolo e crea la regolamentazione unica dell’Unione Europea per il settore vitivinicolo. I finanziamenti e i contributi dell’OCM vino sono assegnati dal Ministero per le Politiche Agricole e dagli assessorati per l’agricoltura delle singole regioni e provincie autonome. Nello specifico, il bando Ocm per i Paesi Terzi permette di finanziare con un contributo a fondo perduto che va dal 50% all’80%, a seconda delle regioni di appartenenza, tutti i costi da sostenere per promuovere i propri prodotti fuori dall’Ue. Il Bando è una misura completa che copre tutte le spese necessarie per sostenere l’export del proprio prodotto, con un limite di una spesa massima per azienda pari al massimo al 20% del fatturato dell’anno precedente proprio o dell’Ati.

La programmazione delle attività di promozione – vale per qualsiasi settore – deve essere ampiamente pianificata e questo non può esaurirsi nel corso di cinque anni. Come nel caso specifico dell’Italia, una volta avviato un primo investimento di penetrazione del mercato, è necessario continuare con altre strategie, senza lasciarsi surclassare dai paesi concorrenti. È questa la battaglia che in queste settimane stanno combattendo i consorzi, nel tentativo di poter continuare ad affermare i prodotti sui mercati esteri e consolidarne la presenza.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Alessio Gambino, redazione@exportiamo.it

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