Lungarotti, maison dell’enologia italiana e fiore all’occhiello di quella umbra in particolare, chiude il 2017 con un fatturato che corre ben oltre gli 8 milioni di euro, con 2,4 milioni di bottiglie prodotte nell’anno e una crescita totale del +3,0%. L’ottimo risultato coniuga brillantemente il mercato italiano con quello internazionale e i numeri di import ed export si muovono nella stessa direzione, tracciando un trend positivo che non è stato semplice recuperare nel periodo - lungo circa quattro mesi - di stagnazione delle vendite dirette e del turismo dopo il terremoto del 2016.
I grandi numeri di Lungarotti sull’export derivano soprattutto da sei piazze internazionali: i primi sono gli Stati Uniti dove il Rubesco, rosso di struttura da medio e lungo invecchiamento, va per la maggiore, ed è da poco servito anche ad alta quota nella Polaris Class della United Airlines. La maison raddoppia i suoi risultati in Olanda, Austria e Thailandia e si apre a nuovi orizzonti come quelli del Camerun, sbocco che arriva dopo uno sforzo di penetrazione durato un paio d’anni. Seguono le buone performance in Cina e Brasile.
Con un incremento del 22% il Rubesco si conferma il vino trainante dell’azienda e prodotto-simbolo dell’enologia umbra. Bene anche i bianchi di Torgiano DOC, Torre di Giano (+5%) e Vigna il Pino (+28%), mentre tra gli IGT, si ricordano i buoni risultati del Brezza (+3%) e del Falò (+2%).
Le due cantine Lungarotti contano complessivamente su 250 ettari tra la Tenuta di Torgiano e quella di Turrita di Montefalco, certificata bio dal 2014. Le 29 etichette realizzate sono presenti in circa 50 Paesi in tutto il mondo.
La casa del vino umbro è stata fondata da Giorgio Lungarotti agli inizi degli anni Sessanta e ora è diretta dalle sorelle Chiara e Teresa. Il loro impegno e l’apertura all’innovazione che le contraddistingue hanno apportato un forte slancio all’azienda, attenta e all’avanguardia sul fronte della salvaguardia ambientale: infatti, da anni si è scelto di seguire una viticoltura sostenibile. Le scelte sono mirate all’ottenimento della migliore qualità dell’uva senza stressare la pianta né il terreno, e alla difesa dell’ambiente, non ricorrendo all’uso di diserbanti e concimi chimici.