Crescono quasi cinque volte più della media e, da sole, rappresentano il 42% di tutto l’aumento delle imprese registrato nel 2017. Sono le imprese costituite da cittadini stranieri, una realtà ormai strutturale nell’ambito del nostro tessuto imprenditoriale e che alla fine dello scorso anno ha raggiunto le 590 mila presenze, pari al 9,6% di tutte le imprese registrate sul territorio nazionale. La conferma dell’importanza del fenomeno viene osservando il rilievo del saldo di imprese di stranieri in alcune regioni (Toscana, Veneto, Liguria, Marche) dove, senza il contributo di questa componente, il saldo regionale del 2017 (tra imprese che nascono e quelle che chiudono) sarebbe stato negativo.
Secondo un’indagine condotta da Unioncamere-InfoCamere con riferimento al 2017, il settore in cui le imprese di stranieri sono maggiormente presenti in valore assoluto è quello del commercio al dettaglio (circa 162mila imprese, il 19% di tutte le aziende del settore), seguito dai lavori di costruzione specializzati (109mila, il 21% del totale) e dai servizi di ristorazione (poco più di 43mila unità, pari all’11% dell’intero comparto). In termini relativi, però, l’attività a maggior concentrazione di imprese di stranieri è quella delle telecomunicazioni dove le 3.627 aziende a guida straniera rappresentano il 33.6% degli operatori del settore.
Geograficamente, la regione più attrattiva per l’insediamento di imprenditori stranieri è la Lombardia con 114mila unità, seguita a lunga distanza dal Lazio (77mila) e dalla Toscana (55mila). La provincia “Regina” per concentrazione di imprenditoria straniera resta saldamente Prato, dove il 27,8% delle imprese è a guida straniera.
Tra i paesi di provenienza degli imprenditori stranieri quello più rappresentato è il Marocco, con 68.259 imprese individuali esistenti alla fine dello scorso anno. Sugli altri gradini del podio la Cina (52.075 imprese) e la Romania (con 49.317). Dall’analisi sul territorio si scopre inoltre che alcune nazionalità hanno eletto delle vere e proprie “patrie” imprenditoriali in alcune province italiane: è il caso del Bangladesh che ha il suo ‘quartier generale’ a Roma, dove ha sede il 42,5% di tutte le sue imprese, mentre la ‘capitale’ dell’imprenditoria cinese in Italia è ormai a Milano, dove ha stabilito la propria sede l’11% di tutta la rappresentanza del Celeste Impero.