“I no spik inglish”. Secondo Education First, organizzazione internazionale che organizza corsi di lingue all’estero, l’Italia occupa il 33° posto della classifica generale (su 80 Paesi) con un punteggio di 54.19, sotto alla media Ue (55.96) e siamo stati superati, quest’anno, anche dai cugini francesi.
Nonostante tutto qualche passettino in avanti è stato fatto, anche se con grande lentezza, perché l’inglese sembra non riuscire a penetrare nel tessuto profondo della società italiana. E questo fatto ha un costo non indifferente anche in termini economici.
L’ultimo rapporto di EF evidenzia come tanto migliore è il livello di inglese parlato dalla popolazione e tanto maggiore è la velocità con cui crescono PIL nazionale, reddito personale e capacità di fare business all’estero.
Le cose sono cambiate, e molto, con il passare degli anni: in passato infatti il Belpaese era caratterizzato da una forte domanda interna e per questo le PMI non avevano l’impellente necessità di rivolgersi ai clienti internazionali.
La crisi economica ha cambiato radicalmente questa situazione e così l’export si è tramutato in una salvezza per il fatturato dell’impresa. Alcune PMI (specialmente le più strutturate) sono riuscite a compiere il grande passo ma, sul totale di quelle esistenti, la loro percentuale resta ancora minoritaria. E sono ancora numerose quelle che ammettono di non avere abbastanza personale in grado di esprimersi in un inglese fluente.
Un fatto molto negativo soprattutto se si considera che i nostri competitor più diretti (perché più vicini geograficamente) sono messi molto meglio di noi: l’Europa è il continente con il livello di inglese più alto con ben 8 stati nella top 10. L’Asia è al secondo posto, ma presenta ampie differenze fra le diverse nazioni della regione mentre i Paesi del Medio Oriente occupano le posizioni più basse.
Nel ranking stilato da EF esistono alcune classificazioni:
- inglese di livello alto: Olanda, Svezia, Danimarca, Norvegia, Singapore, Finlandia, Lussemburgo e Sud Africa;
- inglese di livello buono: Germania, Austria, Polonia, Belgio, Malesia, Svizzera, Filippine, Serbia, Romania, Portogallo, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia;
- inglese di livello medio: Bulgaria, Grecia, Lituania, Argentina, Repubblica Dominicana, India, Spagna, Hong Kong, Corea del Sud, Nigeria, Francia ed Italia.
Va poi sottolineato che nel Belpaese esistono profonde differenze territoriali con alcune regioni come Friuli Venezia-Giulia, Lombardia, Liguria ed Emilia-Romagna che si posizionano sopra la media UE. Nelle ultime posizioni invece troviamo quattro regioni del Sud ovvero Puglia, Calabria, Sicilia e Basilicata.
La città italiana dove si parla l’inglese migliore è Genova, seguita da Bologna e Milano mentre le donne si confermano leggermente più competenti degli uomini. Infine si sottolinea come l’unico dato incoraggiante provenga dai giovani tra i 18 e 20 anni, la fascia di età che fa registrare - in assoluto - i risultati linguistici migliori.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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