Italia ed Iran provano a riavvicinarsi dopo anni in cui le sanzioni economiche, imposte allo stato asiatico per la violazione dei diritti umani e per l’opaco utilizzo di fondi governativi (a favore di attività terroristiche?), hanno congelato un interscambio commerciale importante che aveva toccato i 7 miliardi di euro.
“Se saremo bravi credo che nel giro di poco più di un anno l’export italiano verso l’Iran potrà crescere di almeno 3 miliardi di euro rispetto al miliardo e mezzo attuale”, questo è l’auspicio di Carlo Calenda, viceministro per lo Sviluppo economico, che ha recentemente organizzato un’importante missione di imprenditori italiani a Teheran.

L’Italia, storicamente, ha stretto collaborazioni con l’Iran specialmente in campo energetico, infrastrutturale e siderurgico.
Tra i settori più interessanti per le aziende italiane si segnalano meccanica ed automotive con il mercato dell’auto in forte espansione (la domanda annuale dovrebbe toccare le 2 milioni di vetture) e Fiat Chrysler Automobiles che resta alla finestra.
I 500 imprenditori che incontreranno il presidente Rohani in visita a Roma il prossimo 26 gennaio, sono avvertiti.

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