Si fa presto a dire startup ma, molto spesso, la realtà delle giovani imprese italiane è molto meno semplice di quello che può sembrare. In effetti, nella stragrande maggioranza dei casi, le startup si trovano a dover fare i conti con una situazione di scarsità di fondi d’investimento e dunque esse sono impossibilitate a dare pieno sviluppo alla propria idea imprenditoriale a meno che non riescano ad accedere ad una qualche forma di finanziamento.

Accedere ai finanziamenti però è tutt’altro che una formalità come dimostrato da IAG (Italian Angels for Growth), il principale network di business angels italiano, durante il convegno “Capitali Coraggiosi” in cui sono stati presentati alcuni dati poco incoraggianti.

Dal 2008 a oggi, IAG ha esaminato circa 3.000 idee d’impresa ma ne ha poi finanziate “appena” 32 per un totale di oltre 15 milioni di euro d’investimenti diretti e quasi 50 milioni indiretti. Delle 25 imprese già create grazie a IAG, 6 si collocano in Lombardia, 5 in Emilia-Romagna, 3 in Toscana, e nel Lazio e nel Friuli-Venezia Giulia. Il calcolo è presto fatto: solo l’1% delle idee d’impresa innovative riesce ad ottenere a un primo finanziamento per avviare l’attività.

In Italia quindi il problema appare essere l’assenza di solidi fondi di venture capital che si accollino l’onere di finanziare l’avvio o la crescita di un’attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo.

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