L’importanza di bere una adeguata quantità d’acqua per supportare un’alimentazione sana e corretta è ormai universalmente riconosciuta. Ma oltre alla quantità, anche la qualità è importante e, alle acque italiane, sembra esser riconosciuto un particolare apprezzamento in giro per il mondo. Il settore infatti - secondo i dati diffusi da Bevitalia - ha generato lo scorso anno un turn over di 2,4 miliardi di euro dando lavoro a 36mila persone.

Il buon andamento delle acque italiane è tutto nei numeri trainati non solo dal mercato interno ma anche dalle esportazioni grazie alle quali si è registrato un saldo commerciale ampiamente positivo: +470 milioni di euro nel 2015.

L’Italia inoltre detiene il primato mondiale quanto a consumo di acque minerali anche se, guardando al dato sul consumo pro capite (203 litri), veniamo superati da Emirati Arabi e Arabia Saudita. Nel vecchio continente invece l’Italia resta in vetta seguita a distanza dalla Germania (144 litri).

Oggi comunque mentre i grandi gruppi aumentano le loro quote di mercato, i piccoli produttori appaiono in difficoltà perché non dispongono delle risorse necessarie a realizzare investimenti in marketing e comunicazione necessari a sostenere la nascita e l’espansione del proprio brand. Per molti piccoli marchi, in questo contesto, una strategia percorribile (anche se non semplice) potrebbe essere quella di tentare di stringere accordi di collaborazione con i colossi del settore.

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