Per alcuni era soltanto un trend passeggero, ma quella dello street food o “cibo da strada” non si è rivelata una semplice moda: secondo la FAO attualmente circa 2,5 miliardi di persone al mondo scelgono un pranzo o cena “en plein air”. Lo dicono i dati provenienti da tutti i Paesi del mondo che, in controtendenza rispetto al calo generale dei consumi, mostrano un andamento positivo alla voce ricavi per chi ha scelto un ristorante “ambulante” come business.
Ecco alcuni dati significativi che partono dal Nord America, vera e propria patria dello street food, dove parecchi imprenditori (anche italiani) hanno costruito la loro fortuna grazie al food truck:
FONTE: IBIS WORLD
Questi dati ci fanno capire la crescita esponenziale del fenomeno negli USA, che si attesta attorno al 12.4% negli ultimi 5 anni per un business complessivo da 1,2 miliardi di dollari.
Anche in Italia si conferma la tendenza sempre crescente per il cibo da strada: secondo Coldiretti nel 2015 quasi 2 italiani su 3 (73%) hanno acquistato cibo da strada, preferendo soprattutto prodotti tipici del Made in Italy inaugurando una filosofia diversa, più incentrata sul cibo di qualità che sullo “junk food” americano. Il tasso di crescita annuo delle attività ristorative ambulanti in Italia si attesta intorno al +15%, in controtendenza rispetto alla diminuzione di nuove attività ristorative tradizionali. Crescono inoltre fiere ed eventi dedicati allo street food anche nel Belpaese: non a caso nel 2014 a Milano si è tenuto il primo festival europeo del truck food, Streeat.
Dunque dati e previsioni in costante crescita fanno di questo business un fenomeno da tener d’occhio anche in Italia dove, il truck food, se legato ai concetti di Made in Italy e qualità, può essere una delle risposte a questo momento di crisi. Anche (e soprattutto) oltre i confini nazionali.