Il comparto della pelletteria italiana si prepara a celebrare l’edizione 2016 di Mipel - salone internazionale considerato fra i più importanti del settore che si terrà a Milano dal 3 al 6 settembre - con dei numeri in chiaroscuro. In effetti, sebbene i dati disponibili relativi all’export parlino di una lieve flessione nei primi cinque mesi dell’anno, vi sono dei segnali provenienti da alcuni mercati esteri che fanno ben sperare in vista del futuro.
Nella prima parte del 2016 infatti hanno ripreso forza le relazioni commerciali con un mercato storicamente molto importante per il settore, quello russo (+4,77%) che, dopo un 2015 da incubo in cui l’export aveva subito un calo di circa il 50%, pare aver invertito la tendenza. Tuttavia, come ha sottolineato il Presidente di Aimpes Riccardo Braccialini, “ci vorrà molto tempo per recuperare il terreno perduto e le aziende che dipendevano quasi esclusivamente da questo mercato sono in profonda crisi o rischiano di chiudere”. Il futuro del settore sembra dipendere dall’andamento dei mercati asiatici ed una rilevanza sempre maggiore stanno acquisendo Hong Kong (+4,79%), divenuto terzo mercato di sbocco della pelletteria Made in Italy dopo Svizzera e Francia, ed il Giappone (+12,95%).
Il fatturato del settore nel 2015 è stato pari a 7,2 miliardi di euro (di cui circa il 90% derivante da vendite sui mercati esteri) e secondo Braccialini:“Dobbiamo essere fiduciosi perché le borse italiane sono le più belle e desiderate al mondo nelle fasce di prezzo media, medio-alta e altissima e, anche se è vero che le abitudini di acquisto di qualsiasi prodotto stanno cambiando e i Millennials sono molto più consapevoli dell’impatto sociale e ambientale delle scelte di consumo di ciascuno di noi, le borse restano un oggetto del desiderio il cui acquisto è spesso basato sulle emozioni, non sui bisogni”.
Infine una riflessione sull’ampiezza del mercato: “Sul pianeta ci sono circa 3,5 miliardi di donne ma solo il 30% di loro può permettersi una borsa come quelle che produciamo in Italia. Si tratta pur sempre di circa 500 milioni di consumatrici: quelle che ancora non conoscono il made in Italy vanno raggiunte e corteggiate, perché il fascino del prodotto bello e ben fatto è irresistibile”.