Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, intervistato dal Financial Times. ha sottolinea un altro pericolo: “se i prezzi dei prodotti italiani aumentano troppo, i consumatori americani potrebbero optare per alternative più economiche, spesso imitazioni. Il rischio è che tornino in auge i prodotti ‘Italian-sounding’, che di italiano hanno solo il nome” ha concluso.

La logistica dell’export

Ha spiegato Michele Buccelletti, produttore di olio e vino in Toscana e Umbria: “C’è una corsa a riempire i magazzini americani prima che Trump entri in carica”,. Tuttavia, l’operazione non è semplice: la disponibilità di container refrigerati è estremamente limitata nel periodo pre-natalizio. Buccelletti, che solitamente invia tra i 20.000 e i 30.000 litri di olio extravergine d’oliva negli USA due o tre volte l’anno, ha ricevuto richieste dal suo importatore americano per aumentare rapidamente le spedizioni. Questo mese, punta a inviare fino a 50.000 litri.

Anche Granarolo, grande produttore caseario con sede a Bologna, sta cercando di accelerare le esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano verso la sua filiale statunitense. Tuttavia, il direttore generale Filippo Marchi ha sottolineato che la maturazione prolungata dei formaggi e la scarsa capacità di trasporto rappresentano ostacoli significativi: “Non si può aumentare la produzione in poco tempo”.

Granarolo sta cercando spazi aggiuntivi per stoccare le scorte extra entro febbraio, quando si prevede che i nuovi dazi possano entrare in vigore. Tuttavia, Marchi spera ancora che Trump possa ripensare il suo piano, soprattutto per i prodotti alimentari.

Italia, Usa e nuovi dazi

Secondo Luigi Pio Scordamaglia, responsabile delle relazioni internazionali di Coldiretti, alcuni produttori avevano già iniziato ad accumulare scorte prima della vittoria di Trump, prevedendo questa eventualità. Nei primi sei mesi del 2024, le esportazioni agroalimentari italiane negli USA sono cresciute del 19,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e si stima che raggiungeranno i 7,8 miliardi di euro per l’intero anno. Nonostante i timori per l’impatto dei nuovi dazi, Scordamaglia rimane ottimista: “La domanda di cibo italiano negli Stati Uniti è molto forte”.

Il ruolo del governo italiano nei dazi Italia-Stati Uniti

Alcuni produttori sperano che il governo di Giorgia Meloni possa ottenere trattamenti favorevoli per l’Italia. La premier ha stretto rapporti con Elon Musk, influente sostenitore di Trump e nominato a capo di un dipartimento per la deregolamentazione. Anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ricordato il “trattamento speciale” che Trump aveva riservato all’Italia durante il suo primo mandato.

Tuttavia, Meloni ha ammesso che i timori per i dazi sono reali: “Ne siamo tutti preoccupati, è un dato di fatto”, ha detto, annunciando che il governo avvierà un dialogo con l’amministrazione americana e lavorerà per rafforzare la competitività europea.

Nel frattempo, produttori come Francesco Mutti, amministratore delegato dell’omonima azienda leader nei derivati del pomodoro, avvertono dei rischi di un eccessivo stoccaggio. Secondo Mutti, i costi di capitale e magazzinaggio potrebbero non ripagarsi se le tariffe fossero meno severe del previsto o se non venissero introdotte.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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