Nel 2024, le tech company italiane hanno raccolto investimenti per 900 milioni di dollari e l’occupazione nel settore in 10 anni è aumentata di 6 volte, passando da 26mila a 167mila unità e si prevede che in 10 anni la tecnologia a livello europeo potrebbe raggiungere un valore complessivo di 8 trilioni di dollari per un bacino di 20 milioni di professionisti.
La tecnologia europea investe un dollaro su 5 in sostenibilità e le startup del deeptech hanno ottenuto il 33% dei finanziamenti. Ecco tutti i dettagli che emergono dalla nuova edizione di “State of European Tech”, il report del fondo di investimento Atomico sullo stato della tecnologia in Europa che confronta gli ultimi 10 anni nel settore del tech.
Le aziende tecnologiche europee hanno raccolto, dal 2015 ad oggi, 426 miliardi di dollari in investimenti, dieci volte di più rispetto ai 43 miliardi del decennio precedente. E solo quest’anno, le tech company dell’Ue raccoglieranno 45 miliardi di dollari, in linea con i 47 miliardi raccolti nel 2023. Sulla scia dell’anno precedente, anche la raccolta delle aziende italiane che arriveranno ai 900 milioni di dollari entro la fine del 2024, nel 2023 avevano toccato il miliardo. Nel Sud Europa, meglio del nostro Paese c’è solo la Spagna, che arriva a 1,4 miliardi di dollari, mentre Portogallo e Grecia si assestano a 100 milioni di euro.
I dati sono forniti dai 41 paesi d’Europa insieme a migliaia di fondatori, operatori e investitori. In questa edizione del rapporto State of European Tech, Atomico esamina l’evoluzione dell’ecosistema digitale europeo negli ultimi dieci anni. Secondo il rapporto, tra dieci anni, la tecnologia europea potrebbe raggiungere un valore complessivo di 8 trilioni di dollari e un bacino di talenti di livello mondiale composto da 20 milioni di dipendenti.
Quest’anno gli investimenti delle tech company italiane hanno raggiunto i 900 milioni di dollari. Mentre nel decennio precedente, 2005-2014, il totale degli investimenti arrivava, nel complesso, a 600 milioni di dollari, per il prossimo, 2025-2034, si prevede che questa cifra possa crescere di quasi 12 volte, arrivando a 7,7 miliardi di dollari. Aumentato di sei volte in un decennio anche il numero di impiegati nel settore del tech, passando da 26.000 a 167.000 unità. Dieci anni fa l’Italia non aveva ancora nessuna azienda tecnologica che fosse un unicorno, oggi le tech company made in Italy che valgono oltre 1 miliardo di euro sono 7.
Nel 2015, Londra era l’unica città europea nella lista mondiale dei dieci principali hub per i finanziamenti alle startup emergenti (con round inferiori ai 15 milioni di dollari). Oggi la capitale inglese è salita al secondo posto a livello globale, con Berlino e Parigi subito dopo, entrate nelle prime dieci posizioni. E da 10 anni a questa parte L’Europa è la sede principale per i fondatori di startup emergenti, battendo anche gli Stati Uniti. Attualmente sono 35.000 le startup tech emergenti in Europa: più che in qualsiasi altra regione al mondo.
Attualmente, in Europa ci sono otto volte più aziende in fase di crescita rispetto a dieci anni fa, nonostante il contesto sia ancora difficile. Infatti, mentre Europa e U.S.A. partono da una base simile in fatto di numero di aziende costituite, le startup americane hanno il doppio delle probabilità di raggiungere round superiori ai 15 milioni di dollari rispetto a quelle europee. Non è un caso che una startup su due in Europa, tra quelle in fase di sviluppo, si sia rivolta a un investitore statunitense per un finanziamento. E questo crea una fuga di risorse dall’Europa, portando via talenti, conoscenze ed economia. I fondi pensione europei attualmente investono solo lo 0,01% dei capitali nel venture capital globale, un dato che sembra quasi un errore di arrotondamento rispetto ai 9 trilioni di dollari di asset che gestiscono. Nel Sud Europa, lo 0,014% degli asset dei fondi pensione è destinato al venture capital, un dato che rappresenta il secondo valore più alto tra le regioni europee ma che resta comunque esiguo.
In Europa, in dieci anni, sono aumentati fino a sette volte in più i dipendenti delle aziende tecnologiche. I talenti negli Stati Uniti e in Europa stanno crescendo in egual misura. Il settore tecnologico europeo impiega, al momento, 3,5 milioni di persone, pari a quelle impiegate negli Stati Uniti nel 2020. Oltre 2,5 milioni di questi posti di lavoro sono stati creati dal 2015, un dato che significa che il mercato dei talenti tecnologici in Europa è cresciuto raggiungendo un tasso composto annuo (CAGR) del 24%, in linea con gli Stati Uniti. A tal proposito, il Sud Europa ha visto un’importante crescita nel suo comparto tecnologico. Tra il 2015 e il 2024, il numero di dipendenti nel settore tecnologico in Spagna è passato da 14.000 a 175.000, un aumento 12 volte superiore, e in Italia, gli impiegati nel settore tech sono 167.000, 6 volte in più rispetto al 2015, quando erano 26mila. Negli ultimi dieci anni, la gestione del carbonio è stato il tema che ha visto il maggiore aumento nella quota di finanziamenti della fase seed, guadagnando 39 posizioni nella classifica di Atomico, dal 2015. Un dollaro su cinque (21%) investito in Europa è destinato a costruire un futuro più sostenibile, il doppio rispetto agli Stati Uniti che si fermano all’11%.
Il deeptech (inclusa l’AI) ha ottenuto il 33% dei finanziamenti totali in Europa quest’anno. Negli ultimi dieci anni, le startup europee di questo comparto hanno raccolto 94 miliardi di dollari, sono stati 123 miliardi in Asia e oltre 300 miliardi negli Stati Uniti. Il bacino di talenti nell’intelligenza artificiale in Europa è uno dei suoi più grandi punti di forza. Con la rapida diffusione dell’AI, abbiamo visto il numero di ruoli legati a questa tecnologia aumentare di sei volte, oggi solo in Spagna abbiamo 30.000 posti attivi. Questo è stato possibile, soprattutto, grazie a università e centri di ricerca.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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