La crescente consapevolezza ambientale dei consumatori sta trasformando il settore retail, spingendo le aziende ad adottare pratiche più sostenibili per rispondere alle nuove esigenze del mercato.
Etica e sostenibilità sono diventati criteri di scelta centrali e strategici nelle decisioni di acquisto dei consumatori, che sono sempre più consapevoli dell’impatto ambientale e sociale delle loro scelte e tendono a prediligere e premiare le aziende che dimostrano un impegno reale verso una certa “sensibilità verde”.
Alle imprese retail è richiesto di affrontare la sfida con un approccio innovativo, adottando pratiche che non solo riducano l’impatto ambientale, ma promuovano il benessere delle comunità. La trasparenza, l’efficacia delle iniziative ESG (Environment, Social, Governance) e l’impegno verso la sostenibilità sono diventati elementi che fanno la differenza per il successo aziendale nel contesto attuale.
Stando ai dati di un report di Deloitte, 9 individui su 10 perseguono il chiaro obiettivo di ridurre la loro impronta ecologica. E se i consumatori sono pronti a “fare la loro parte” e impegnarsi in prima persona, si aspettano che anche i marchi a cui si affidano e dai cui acquistano facciano lo stesso. Non a caso, il 78% si dichiara pronto a stringere legami di fiducia più duraturi con realtà che condividono pubblicamente gli obiettivi ESG. Ancora, secondo l’US Future Consumer Index di EY, il 63% dei buyer ritiene che il comportamento di un’azienda sia importante quanto i prodotti o i servizi che offre. Inoltre, il 58% si aspetta che le imprese siano trasparenti riguardo al loro impatto sociale.
E non mancano le ripercussioni negative per chi si dimostra irrispettoso o negligente in materia. Il 31% dei consumatori smetterà di acquistare i prodotti di brand che si comportano in modo socialmente o dal punto di vista ambientale inappropriato, un altro 31% ridurrà gli acquisti e il 24% attiverà addirittura un passaparola negativo, sconsigliando prodotti e servizi. Non dimentichiamoci che stanno guadagnando sempre più popolarità i cosiddetti Deinfluencer, una categoria di creator che sta stravolgendo il modello dell’Influencer, influenzando il pubblico a non acquistare determinati marchi e a non adottare certi stili di vita, per promuovere un consumo più etico e sostenibile.
E se l’attenzione a scelte più green e ad acquisti sostenibili è ormai una tendenza diffusa, nella maggior parte dei casi, tra consumatori appartenenti a target di età differenti tra loro, sono le nuove generazioni, Millennials e GenZ in particolare, a mostrarsi particolarmente intransigenti e critici. Uno studio di Forbes rivela che per ben il 75% dei giovani appartenenti a questi due cluster è fondamentale che i brand da cui comprano contribuiscano positivamente alla società.
E sono gli stessi che, contemporaneamente, non mancano di mostrare disinteresse, e addirittura indignazione, verso quei marchi che denunciano l’ingiustizia sociale senza mostrare alcun segno di azione (in altre parole, che fanno greenwashing). Anche dal sondaggio di Microsoft, The Psychology of Inclusion and the Effects in Advertising: GenZ, è emerso che il 49% ha affermato di aver smesso di comprare i prodotti dei brand che non rispettano i valori in cui credono.
Le tre sfere della sostenibilità nel retail
Per rispondere alle esigenze dei consumatori e contribuire a un futuro più sostenibile, il settore retail sta agendo su tre fronti principali:
Riduzione dell’impatto ambientale
- Ottimizzazione degli imballaggi: molti retailer stanno adottando soluzioni innovative per ridurre la quantità di plastica utilizzata e preferendo materiali riciclabili, compostabili o biodegradabili. Esempi concreti sono le iniziative di McDonald’s per eliminare la plastica dai suoi punti vendita e la decisione di Sainsbury’s di sostituire le vaschette di plastica con quelle di cartone.
- Efficienza energetica: l’utilizzo di energie rinnovabili, l’installazione di sistemi di illuminazione a LED e l’ottimizzazione dei sistemi di refrigerazione sono solo alcune delle misure adottate dai retailer per ridurre il loro consumo energetico.
- Economia circolare: sempre più aziende stanno investendo in iniziative per prolungare il ciclo di vita dei prodotti, attraverso il riuso, il ricondizionamento e il riciclo. Esempi includono i servizi di riparazione offerti da John Lewis e Marks & Spencer, e i progetti di riciclo degli abiti avviati da H&M e Il Gufo.
Impegno sociale
- Catene di fornitura etiche: molti retailer stanno lavorando per garantire che i loro prodotti siano realizzati in modo etico, rispettando i diritti dei lavoratori e le comunità locali.
- Supporto alle comunità: le aziende stanno investendo in progetti sociali, come la creazione di supermercati sociali (Community Shop) o la realizzazione di spazi comunitari all’interno dei punti vendita (Leroy Merlin).
- Diversità e inclusione: sempre più aziende stanno promuovendo la diversità e l’inclusione all’interno dei propri team e nelle loro comunicazioni.
Trasparenza e comunicazione
- Comunicazione chiara e trasparente: le aziende stanno comunicando in modo chiaro e trasparente le proprie iniziative di sostenibilità, coinvolgendo i consumatori in questo percorso.
- Tracciabilità dei prodotti: grazie a tecnologie come la blockchain, è possibile tracciare l’origine dei prodotti e garantire la trasparenza lungo tutta la catena di approvvigionamento.
La sostenibilità non è più un optional per il settore retail, ma una necessità. I consumatori, le aziende e la società nel suo complesso chiedono un cambiamento. Le iniziative presentate in questo articolo dimostrano che è possibile coniugare profitto e sostenibilità, creando un futuro più equo e sostenibile per tutti.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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