Esportare bevande alcoliche in Qatar non è un’impresa facile, ma con il giusto approccio e una strategia mirata, le aziende italiane possono conquistare una quota di questo mercato in crescita e cogliere le interessanti opportunità che offre.
Esportare bevande alcoliche in Qatar potrebbe sembrare quasi un paradosso, un vero e proprio ossimoro, eppure le opportunità in questo settore nel piccolo Emirato non mancano. Certo, si tratta di un mercato dalle dimensioni ancora limitate e fortemente regolamentato, ma sicuramente dalle grandi potenzialità, grazie alla massiccia presenza di stranieri, sia residenti che turisti, e ad un panorama gastronomico e ristorativo in costante crescita spinto anche dal notevole sviluppo dell’industria turistica.
Fortissimo è stato l’impulso dato dai Mondiali di calcio nel 2022, che ha visto l’arrivo di oltre un milione di tifosi stranieri. Secondo un’analisi di Nomisma Wine Monitor, nel 2021 sono arrivate in Qatar 1,6 milioni di bottiglie tra spumanti e vini fermi per un valore complessivo di 11 milioni di euro, con la parte del leone fatta dalla Francia (73% di quota a valore). L’Italia, con poco meno di 180.000 bottiglie, seguiva a distanza posizionandosi comunque al secondo posto. Con l’avvio dei Mondiali di calcio e l’arrivo di tifosi da tutto il mondo (meno che dall’Italia, come noto non qualificata, purtroppo), qualcosa si è mosso anche sul fronte delle importazioni di vino. Nei primi 8 mesi del 2022, le esportazioni di vino in Qatar sono cresciute del 243% (a volume) sullo stesso periodo dell’anno precedente, arrivando già a fine agosto a superare i 25 milioni di euro di valore e i 3,4 milioni di bottiglie. Tra i principali fornitori che hanno registrato gli aumenti più rilevanti figurano il Cile (+775%), seguito da Francia (+381%), Sudafrica (+380%) e, a distanza, l’Italia (+220%). Se per la Francia sono Champagne e rossi di Bordeaux i principali vini esportati in Qatar, per l’Italia emerge il Prosecco (20% di tutte le bottiglie di vino italiano spedite nel Paese), i bianchi Dop del Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, nonché i rossi Dop della Sicilia.
La caratteristiche del mercato delle bevande alcoliche in Qatar
Si tratta dunque di un mercato in crescita e dalle ottime prospettive, ma per poterlo approcciare, è di fondamentale importanza conoscerne le caratteristiche. Il mercato delle bevande alcoliche in Qatar, infatti, come in qualsiasi altro paese arabo, è fortemente influenzato da alcuni fattori.
In primis, i limiti imposti dal rispetto dalla religione islamica, in base alla quale è vietato il consumo di alcolici ai musulmani e non è consentito organizzare fiere o degustazioni di prodotti alcolici.
In secondo luogo, bisogna considerare che sebbene l’alcol sia legale in Qatar, consumare alcolici in pubblico è severamente proibito. Ciò significa che bere bevande alcoliche è consentito solo in privato tra le mura domestiche (ai non musulmani) oppure in pochi ristoranti all’interno di alcuni hotel a cinque stelle che hanno ottenuto una speciale licenza per venderli agli uomini d’affari internazionali e ai turisti che si recano per lavoro o vacanza nel Paese. Rarissime eccezioni, come alcuni ristoranti al di fuori del circuito degli alberghi a cinque stelle, hanno recentemente iniziato a servire bevande alcoliche (vino e birra), ma nessuno di questi ristoranti, sebbene autorizzato alla vendita e alla mescita di bevande alcoliche, ha la concreta possibilità di operare direttamente sul mercato e rivolgersi a produttori esteri per selezionare e comprare direttamente i prodotti di interesse.
La distribuzone delle bevande alcoliche in Qatar
Il mercato, estremamente controllato, infatti, è influenzato fortemente dalle politiche distributive di due soli soggetti autorizzati a selezionare ed acquistare dall’estero bevande alcoliche in Qatar: Qatar Distribution Company (QDC), e Qatar Airways, la compagnia di bandiera nazionale che prima controllava QDC, la quale a marzo di quest’anno è stata invece acquisita da Qatar Duty Free (QDF), una delle più grandi aree duty free del mondo con oltre 90 boutiques e negozi al dettaglio, più di 30 ristoranti e caffè su una superficie di oltre 40.000 metri quadrati all’interno dell’Hamad International Airport di Doha.
Entrambe, in un mercato gestito in regime di duopolio/quasi monopolio, operano referenziando e dereferenziando le etichette all’interno del loro portafoglio, scegliendo, di anno in anno, prodotti/fornitori in virtù di criteri di turnazione che ben poco seguono le abituali logiche/regole di mercato (di domanda e di offerta), privilegiando piuttosto acquisti da Paesi diversi in base al criterio delle “scorte di magazzino”.
Ciò significa che non solo i ristoranti autorizzati possono effettuare acquisti esclusivamente attraverso la Qatar Distribution Company, ma anche i singoli individui residenti non musulmani interessati al consumo di bevande alcoliche possono effettuare acquisti recandosi presso l’unico punto vendita nel Paese del QDC, previo rilascio di apposita licenza di acquisto da parte della stessa QDC che, ribadiamo, è l’unica società locale autorizzata all’importazione, alla distribuzione e alla vendita degli alcolici in tutto il Paese, essendo vietata la vendita all’interno dei comuni punti vendita della distribuzione organizzata. Appare dunque evidente la centralità del ruolo della QDC in quanto è compito suo valutare, in base all’effettivo interesse, e contattare le aziende produttrici estere.
L’unico modo invece per collaborare con l’ufficio acquisti di Qatar Airways – che gestisce la vendita di alcolici nei punti vendita dell’aeroporto internazionale di Doha (HIA) e sui voli di bandiera - è attraverso appositi tender, vere e proprie gare “ristrette e su invito” di fornitura ed approvvigionamento, previa registrazione nella “vendor list” della Compagnia aerea del Qatar.
La selezione delle aziende produttrici/fornitrici di bevande alcoliche avviene da parte della Qatar Airways sulla base di inviti mirati a “degustazioni alla cieca” (“blind wine tasting”), solitamente all’estero, dato il divieto assoluto di organizzare degustazioni di alcolici in Qatar.
La compagnia di bandiera, di volta in volta, individua il Paese o la tipologia di prodotto di suo interesse e procede ad inviti mirati indirizzati esclusivamente alle aziende iscritte all’interno della sua vendor list.
Un altro aspetto da considerare e che costituisce una pesante barriera all’ingresso è il dazio sugli alcolici, che in Qatar è del 100% (cosiddetta “sin tax” o “tassa sul peccato”), volto a scoraggiare il consumo di prodotti ritenuti dannosi per la salute.
Nonostante queste sfide, con un approccio strategico, una conoscenza approfondita delle normative locali e una proposta di valore distintiva, le aziende italiane possono comunque ritagliarsi una fetta di questo mercato complesso ma promettente.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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