La Cina, con la sua eccezionale capacità di creare nuovi unicorni a un ritmo vertiginoso, sta lanciando una sfida senza precedenti al dominio americano nel panorama globale delle startup, aprendo a nuovi scenari geopolitici ed economici.
Mentre il panorama globale del venture capital registra un calo degli investimenti, la Cina si contraddistingue per la sua eccezionale vitalità nel settore delle startup. L’Hurun Global Unicorn Index 2024 rivela infatti che nel 2023, il Paese ha visto la nascita di ben 56 nuovi “unicorni”, in media uno a settimana, confermandosi una fucina di innovazione e di crescita economica.
Solo gli USA hanno fatto di meglio, con 70 nuovi unicorni, mentre nel resto del mondo ne sono nati solo 45.
Per unicorno si intende una startup innovativa, non ancora quotata in Borsa, che raggiunge il valore di almeno 1 miliardo di dollari.
A livello globale, il numero di unicorni ha raggiunto quota 1.453, con un valore di mercato complessivo di 4,6 trilioni di dollari. La Cina si posiziona al secondo posto con 340 aziende, tallonando gli Stati Uniti che ne contano 703. Oltre due terzi degli unicorni del pianeta si trovano dunque in questi due giganti economici, a testimoniare la loro centralità nell’ecosistema dell’innovazione globale.
L’analisi dei settori di riferimento evidenzia la forte concentrazione di unicorni cinesi nei settori dell’Intelligenza Artificiale (IA), dei semiconduttori e delle energie rinnovabili. Un segnale chiaro della priorità che il governo cinese attribuisce all’innovazione tecnologica e alla sostenibilità. Quelli americani, invece, puntano per lo più sul Software-as-a-Service e sul Fintech, oltre che sull’IA, ovviamente.
L’IA, infatti, ha superato l’e-commerce come uno dei tre principali settori di attività degli unicorni a livello globale, con 115 aziende attive. Fintech (185) e Software-as-a-Service (139) completano il podio.
ByteDance, la società proprietaria di TikTok con sede a Pechino, valutata 220 miliardi di dollari USA, rimane l’unicorno più grande del mondo, seguita da SpaceX di Elon Musk, che è valutata 180 miliardi di dollari USA. OpenAI, sostenuta da Microsoft, che ha lanciato il chatbot di intelligenza artificiale ChatGPT alla fine del 2022, ha visto l’aumento di valutazione più rapido, balzando di 14 posizioni al terzo posto con una valutazione di 100 miliardi di dollari USA. Ant Group, società fintech affiliata ad Alibaba Group Holding, proprietaria del South China Morning Post, si è classificata al quarto posto, seguita dalla piattaforma di shopping online di fast fashion Shein al quinto posto. Altre startup cinesi di alto livello nella lista includono la società fintech WeBank sostenuta da Tencent Holdings al decimo posto e l’azienda di videogiochi con sede a Shanghai MiHoYo, che è balzata di 91 posizioni al 12° posto dopo che la sua valutazione è salita a 23 miliardi di dollari USA da 15,8 miliardi di dollari USA. MiHoYo ha lanciato a settembre 2020 il suo videogioco di punta Genshin Impact, che aveva incassato 4 miliardi di dollari di entrate globali nel 2022, diventando uno dei videogiochi cinesi di maggior successo di tutti i tempi.
Nel contesto di crescenti tensioni geopolitiche, la maggior parte dei primi 30 investitori che hanno investito in unicorni cinesi ha sede nel Paese, come la banca di investimento statale China International Capital Corporation, società Big Tech come Tencent, Alibaba e Xiaomi e fondi come HongShan.
La sfida al dominio americano è evidente. Gli Stati Uniti, pur mantenendo la leadership nel numero complessivo di unicorni, vedono la loro quota di mercato erodersi anno dopo anno. La competizione tra le due superpotenze continuerà a intensificarsi nei prossimi anni, con l’innovazione tecnologica che si configura come terreno di scontro e al contempo come chiave per la crescita futura.
L’ascesa della Cina nel panorama globale delle startup è un fenomeno di grande portata con implicazioni che vanno ben oltre il settore economico. La sua capacità di competere con gli Stati Uniti in settori strategici come l’intelligenza artificiale e i semiconduttori avrà un impatto significativo anche a livello geopolitico.
In questo contesto, l’Europa rischia di rimanere indietro. Il Vecchio Continente deve trovare il suo ruolo e la sua voce e deve fare di più per colmare il gap con Stati Uniti e Cina in termini di investimenti in innovazione e di creazione di un ecosistema favorevole alle startup. Solo così potrà giocare un ruolo da protagonista nel futuro della tecnologia e dell’economia globale.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA