Le nuove disposizioni entrate in vigore a partire dal 19 marzo 2024, pur non rivoluzionando il panorama per gli esportatori italiani, introducono alcune novità importanti da tenere a mente per operare in modo conforme al nuovo regolamento. Scopriamole insieme!
Il mercato del biologico negli USA è regolato dal NOP (National Organic Program), il programma federale gestito dall’USDA (United States Department of Agricolture), che dal 2001 è responsabile dello sviluppo di regole e normative per la produzione, la manipolazione, l’etichettatura e il controllo di tutti i prodotti biologici circolanti sul territorio statunitense.
Il programma NOP accredita anche organismi terzi per certificare che aziende agricole e imprese soddisfino gli standard biologici nazionali. Questi organismi di certificazione e l’USDA lavorano insieme per far rispettare gli standard, garantendo condizioni eque per i produttori e proteggendo la fiducia dei consumatori nell’integrità del marchio biologico NOP/USDA.
Il 18 gennaio 2023 il NOP ha emanato un nuovo regolamento noto come SOE (Strengthening Organic Enforcement), che è entrato in vigore a partire dal 19 marzo 2024, data entro la quale tutti i soggetti coinvolti dovranno essere conformi alla nuova normativa.
Cosa prevede il SOE?
L’obiettivo del SOE è quello di proteggere l’integrità della filiera biologica e ad aumentare la fiducia dei consumatori e del mercato nei prodotti biologici che recano il marchio di certificazione NOP/USDA rafforzando i sistemi di controllo, migliorando la tracciabilità dal campo al mercato e garantendo una rigorosa applicazione delle normative biologiche USDA.
In particolare, il SOE:
- riduce il numero di entità non certificate nella filiera biologica;
- introduce l’obbligo di certificati di importazione elettronici;
- intensifica la tracciabilità della filiera;
- rafforza i controlli sugli organismi che rilasciano le certificazioni biologiche.
A chi si applica?
Le nuove regole avranno un impatto rilevante per gli organismi di certificazione e di controllo, per i produttori, le industrie di trasformazione, i broker, i commercianti, i distributori, ed ovviamente anche per gli importatori e gli esportatori.
Cosa cambia per chi esporta prodotti bio negli USA?
Per le imprese italiane in realtà cambia poco, perché potranno continuare a scegliere se ottenere la certificazione NOP/USDA, ovvero la certificazione che anche prima dell’entrata in vigore del SOE era richiesta a tutti i produttori di prodotti biologici, oppure usufruire del regime di equivalenza tra il regolamento NOP e il Regolamento CE 834/07, in vigore dal 2012, che permette l’esportazione negli USA di prodotti biologici già certificati ai sensi del Regolamento UE 848/2018, senza necessità di richiedere un’ulteriore certificazione e ricontrollare l’intera filiera di fornitura, quindi senza dotarsi della certificazione NOP/USDA.
Questo regime rimarrà in vigore fino al 1° gennaio 2027, data entro la quale l’UE e gli Stati Uniti dovranno rivedere i termini del loro accordo per evitare interruzioni commerciali derivanti dall’attuazione del nuovo regolamento Ue sulla produzione e l’etichettatura dei prodotti biologici entrato in vigore il 1 gennaio 2022 e secondo il quale gli accordi di equivalenza dovranno essere sostituiti da accordi commerciali.
Fino a che non saranno rinegoziati gli accordi, dunque, da questo punto di vista non cambierà nulla, poiché le imprese europee potranno continuare ad usare la certificazione biologica europea e non saranno obbligate a prendere anche quella americana.
Come ottenere la certificazione NOP/USDA?
Qualora, su base volontaria, un esportatore decidesse comunque di ottenere la certificazione NOP/USDA, i passi da compiere sono i seguenti:
- comprendere gli standard specifici: prima di intraprendere il processo di certificazione, è essenziale comprendere gli standard specifici da soddisfare in relazione alla coltivazione, l’allevamento, la produzione e l’etichettatura dei prodotti;
- scegliere un’agenzia di certificazione: l’USDA accredita agenzie di certificazione private e statali per condurre ispezioni e rilasciare certificazioni. Le aziende devono scegliere un’agenzia accreditata che operi nella loro regione e sia specializzata nel loro specifico settore di attività;
- invio della domanda: l’iter per ottenere la certificazione USDA inizia con la presentazione di una domanda dettagliata all’ente certificatore scelto. Questa domanda deve includere un piano di sistema organico (OSP - Organic System Plan) che descriva le pratiche e le sostanze utilizzate nei processi produttivi;
- ispezione in loco: dopo la revisione della domanda, l’agenzia di certificazione condurrà un’ispezione in loco per verificare che le pratiche dell’azienda rispettino gli standard USDA. L’ispezione può includere la revisione dei campi, dei processi di lavorazione, dei registri e delle strutture;
- revisione e certificazione: dopo l’ispezione, l’agenzia di certificazione esaminerà i risultati e, se questi saranno ritenuti soddisfacenti, emetterà la certificazione USDA. Se sono necessarie modifiche o miglioramenti, l’azienda avrà l’opportunità di apportare le correzioni necessarie;
- mantenimento della certificazione: le aziende devono sottoporsi a ispezioni annuali e mantenere i loro standard per conservare la certificazione. Questo include l’aggiornamento dei loro piani OSP in base alle modifiche degli standard USDA.
NOP/USDA Certificate: cosa cambia per gli importatori americani?
Un’importante novità relativa alla certificazione NOP/USDA riguarda però gli importatori. La Final Rule stabilisce infatti che chiunque produca o manipoli (ovvero venda, trasformi o imballi) prodotti biologici dovrà dotarsi della certificazione biologica NOP/USDA. All’atto pratico, questo significa che anche gli importatori americani, prima esentati dal possesso della certificazione, dovranno ora esserne in possesso. L’iter da seguire per ottenerla è lo stesso descritto sopra.
Sono esentati dall’obbligo di certificazione solo:
- i distributori che acquistano, vendono o immagazzinano prodotti biologici etichettati per la vendita al dettaglio che sono racchiusi in pacchetti o contenitori sigillati e a prova di manomissione e rimangono negli stessi imballaggi o contenitori sigillati. Se il distributore è il proprietario legale (acquista e vende il prodotto), non è esente;
- i magazzini e le attività di stoccaggio in cui vengono conservati esclusivamente prodotti biologici confezionati. Se in qualche modo sono la struttura importatrice, occorre richiedere la certificazione;
- le aziende che trasportano prodotti biologici non necessitano di certificazione, ma se si tratta di prodotto sfuso, che può essere soggetto a contaminazioni (ad es. trattamenti di disinfestazione, mescolamento) il SOE richiede che le operazioni certificate utilizzino audit trail (ovvero la registrazione cronologica delle attività eseguite sul sistema, sufficiente a garantire la ricostruzione, la revisione, l’esame della sequenza di attività che hanno condotto al record finale) e verifiche sulla tracciabilità per evitare che i trasportatori non certificati compromettano l’integrità dei prodotti bio. Nel caso di dubbio sulle esenzioni, comunque, occorre ricordare che nella filiera chi entra in possesso del prodotto sfuso non è mai esente.
- agenti doganali e aziende che si occupano della logistica.
Gli esportatori, dal canto loro, dovranno fornire agli importatori statunitensi le informazioni necessarie per l’emissione del certificato che verrà poi inserito nel sistema di importazione CBP (servizio doganale affidato al Customs Service and Border Protection).
NOP Import Certificates elettronici
Come accadeva prima, le spedizioni di prodotti bio verso gli Stati Uniti effettuate in regime di equivalenza dovranno continuare ad essere accompagnate dal NIC (Nop Import Certificate), un documento che accompagna la transazione e contiene informazioni dettagliate sulla quantità e l’origine del prodotto biologico importato negli Stati Uniti.
Ma anche qui c’è un’importante novità: mentre prima questi certificati venivano rilasciati dall’agenzia accreditata sul proprio sistema informatico e secondo i propri formati, ora questi saranno emessi esclusivamente in formato elettronico dall’ente certificatore accreditato attraverso l’ Organic Integrity Database (OID), un’apposita sezione del sito dell’USDA chiamata anche INTEGRITY, che funzionerà come registro di tutti gli operatori certificati biologici.
L’obiettivo è quello di creare procedure standardizzate che possano consentire una maggiore tracciabilità e di prevenire le frodi in ogni punto della catena di approvvigionamento attraverso documenti elettronici che, oltre ad attestare la conformità alle normative sul biologico, contribuiscono al sistema di garanzia della tracciabilità e sicurezza delle transazioni.
I certificati di importazione possono essere rilasciati per spedizioni singole, multiple o per un arco di tempo specifico, a seconda dei sistemi di controllo degli organismi di certificazione. Viene emesso un certificato di importazione NOP per merce/prodotto o codice della tariffa doganale armonizzata (HTS).
Una volta approvata la richiesta di certificato di importazione, gli organismi di certificazione accreditati generano il certificato di importazione NOP in INTEGRITY e lo forniscono all’esportatore/responsabile finale richiedente che a sua volta lo fornisce all’importatore statunitense per l’inserimento nel sistema di importazione di US Customs and Border Protection per poter effettuare lo sdoganamento.
Gli operatori sono identificati in modo univoco con l’attribuzione di un ID code; se l’operatore ha una doppia certificazione (conforme NOP ed equivalente NOP), avrà due codici ID.
In INTEGRITY gli operatori in equivalenza si trovano in un’area specifica denominata “Trade Partners”.
Per ogni transazione devono essere conservati per almeno 5 anni i documenti collegati (fattura, documenti di trasporto, polizze di carico, documenti doganali, ecc..).
Infine, va sottolineato anche che, mentre prima i certificati di importazione NOP erano richiesti solo per le esportazioni di prodotti biologici provenienti da Paesi con cui gli Stati Uniti avevano stabilito un accordo di equivalenza, questo documento ora sarà obbligatorio per tutte le importazioni di prodotti biologici, compresi quelli certificati secondo lo standard biologico NOP ed indipendentemente dal Paese di origine di un prodotto importato o dalla presenza di un accordo di equivalenza con l’USDA.
L’entrata in vigore del SOE rappresenta un passo avanti significativo per il rafforzamento dell’integrità del sistema biologico negli Stati Uniti e richiede una maggiore attenzione alla tracciabilità e alla documentazione da parte di tutti gli operatori coinvolti nella filiera. La conoscenza approfondita delle nuove disposizioni sarà fondamentale per garantire la conformità alle normative e il successo delle esportazioni di prodotti biologici negli Stati Uniti.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Alessio Gambino e Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it
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