La California ha introdotto delle restrizioni per l’uso di simboli di riciclaggio e claim di sostenibilità. Ecco come possono adeguarsi le aziende italiane che esportano nello stato per evitare sanzioni e cogliere nuove opportunità.
Nuove sfide e opportunità attendono le aziende italiane che esportano prodotti ecosostenibili in California. Il Golden State ha infatti adottato la Truth in Environmental Advertising Act (SB 343), una nuova legge entrata in vigore nel 2021 che limita l’uso di simboli di riciclaggio e claim di sostenibilità ai soli prodotti che lo stato considera realmente riciclabili.
Affinché un materiale venga classificato come effettivamente riciclabile, deve soddisfare determinati criteri stabiliti dalla SB 343. In primo luogo, deve essere ritirato da programmi di riciclaggio giuridicamente riconosciuti che coprono collettivamente almeno il 60% della popolazione dello stato. In secondo luogo, deve essere smistato correttamente da impianti di trattamento ad alto volume (LVTP) che servono collettivamente il 60% dei programmi di riciclaggio della California.
Il California Department of Resources Recycling and Recovery, meglio noto come CalRecycle, ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio di caratterizzazione dei materiali raccolti, smistati, venduti o trasferiti per essere riciclati in California. CalRecycle, che fa parte dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente della California, ha scoperto che 37 su 98 categorie di materiali coperte dalla legge - compresi la maggior parte dei tipi di cartone, alluminio, vetro, carta e plastica - sono attualmente riciclabili nello stato.
Per quanto riguarda i tessuti, invece, il gruppo ha segnalato livelli relativamente bassi di raccolta e smistamento di abbigliamento e prodotti tessili per il riciclaggio, classificando la maggior parte di essi come “materiali non riciclabili (organici e rifiuti pericolosi)”. Ad oggi, meno dell’1% della popolazione californiana conferisce abbigliamento e tessuti per il riciclaggio. Si è riscontrato che tali prodotti hanno un “basso tasso di recupero” in California e si trovano comunemente nei “rifiuti residui” difficilmente riciclabili a causa di limiti infrastrutturali.
L’applicazione della SB 343 in California potrebbe avere un impatto significativo anche sulle aziende italiane che esportano nello stato.
In primis, dovranno rivedere le loro etichette e i loro materiali di marketing per assicurarsi che siano conformi alla nuova legge. Questo potrebbe richiedere la modifica dei simboli di riciclaggio, delle descrizioni dei prodotti e delle affermazioni di sostenibilità e quindi comportare dei costi aggiuntivi per la modifica dei prodotti, la riprogettazione degli imballaggi e la formazione del personale. L’impatto ovviamente varierà a seconda del settore e del tipo di prodotto: le aziende che producono beni con un elevato contenuto di materiale riciclabile potrebbero essere quelle maggiormente colpite.
È possibile anche che debbano affrontare nuove sfide logistiche per la gestione dei rifiuti e il riciclaggio in California.
Tra l’altro, la non conformità può comportare multe e sanzioni.
La nuova legge, però, potrebbe rappresentare anche un’occasione di innovazione, spingendo le aziende a sviluppare prodotti e imballaggi più innovativi e sostenibili e a rafforzare in questo modo la propria reputazione sul mercato.
Le nuove restrizioni impongono quindi un ripensamento delle strategie di marketing e comunicazione, con un occhio attento alla conformità alle normative. Tuttavia, le aziende che sapranno adattarsi alle nuove regole e cogliere l’occasione per innovare i propri prodotti e processi, dimostrando un impegno concreto per la sostenibilità, si troveranno in una posizione di vantaggio competitivo e saranno in una posizione migliore per competere sul mercato californiano. In questa nuova era di marketing ecosostenibile, le aziende italiane che esportano in California dovranno dunque essere proattive e innovative per prosperare.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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