Export filati italiani, frenata nel 2023

Export filati italiani, frenata nel 2023

01 Febbraio 2024 Categoria: Moda & Accessori

Per la filatura italiana nel 2023 si stima un’inversione del trend di crescita registrato nel biennio precedente, con un fatturato settoriale atteso in calo mediamente del -4,2% su base annua ed una diminuzione delle esportazioni stimata al -8,5%.

Secondo le elaborazioni preliminari effettuate dal Centro Studi di Confindustria Moda per SMI e diffuse in occasione  di Pitti Immagine Filati, la fiera di riferimento per il settore che si è svolta a Firenze dal 24 al 26 gennaio 2024, il fatturato settoriale, è atteso in calo mediamente del -4,2% su base annua.

L’evoluzione sfavorevole del 2023 ha interessato, peraltro, tutti i comparti di cui si compone l’industria della filatura italiana: sia la filatura laniera (comparto preponderante, con una quota del 78% circa sul fatturato settoriale totale) sia la cotoniera e sia la liniera hanno sperimentato flessioni, seppur di diversa intensità.

Sul bilancio settoriale sfavorevole incidono sia la contrazione delle vendite sul mercato interno che sui mercati esteri. Il mercato interno risulterebbe in calo del -6,9%, mentre relativamente al commercio con l’estero, si stima una perdita annua delle esportazioni nella misura del -8,5%; allo stesso tempo, le importazioni dovrebbero calare del -11,2%. Tali andamenti porterebbero il fatturato estero settoriale a quota 902 milioni di euro, mentre contestualmente l’import dovrebbe scendere a poco più di 1 miliardo. L’incidenza dell’export sul fatturato totale si ridimensionerebbe quindi al 29,0%, tornando alle quote pre-Covid. La dinamica prevista per i flussi commerciali in entrata e in uscita dall’Italia determinerebbe un miglioramento del deficit commerciale di comparto, che si avvicinerebbe a -104 milioni di euro (era -148 milioni nel 2022).

Se si focalizza l’analisi sui primi nove mesi del 2023, i dati ISTAT disponibili permettono di ottenere uno spaccato di maggior dettaglio relativamente all’interscambio con l’estero. In tale periodo, la filatura, nel suo complesso, archivia un calo a doppia cifra in termini di export, pari al -10,1%; parallelamente, anche l’import presenta una flessione, nella misura del -14,2%. Nel periodo in esame, il valore dei filati esportati scende a 692,5 milioni di euro, mentre quello dei filati importati cala a 751,2 milioni. Il saldo commerciale della filatura risulta negativo, dunque, per -58,8 milioni.

Le esportazioni della filatura dei primi nove mesi del 2023 si mantengono però superiori del +8,9% rispetto alle vendite oltreconfine del corrispondente periodo del 2019, anno precedente la crisi sanitaria.

La congiuntura complessivamente sfavorevole che ha caratterizzato la filatura italiana nel 2023 emerge anche dall’analisi degli andamenti sperimentati dai principali mercati di destinazione delle vendite di ciascuna tipologia di filato.

Da gennaio a settembre 2023, le principali destinazioni dell’export di filato di lana cardato evidenziano tutte delle flessioni sull’anno precedente, ad esclusione della Croazia, che a fronte di una crescita del +33,0%, guadagna il quarto posto. Entrando nel dettaglio, il Regno Unito, sebbene registri un calo del -12,5% su base annua, sale al primo posto, diventando il primo cliente dei filati cardati con una quota del 14,3% dei flussi totali di comparto. Hong Kong, sceso in seconda posizione, presenta una perdita del -21,2% e passa a uno share del 14,1%. Al terzo posto si conferma la Turchia, che registra un calo contenuto al -1,5%, assicurandosi un’incidenza dell’8,9%. Segue, in controtendenza, la sopra citata Croazia e poi il Portogallo, che frena del -5,4%. Scendendo troviamo Corea del Sud e Cina, rispettivamente in calo del -27,2% e del -25,8%. Continua a perdere terreno la Romania che, dalle prime posizioni detenute fino al 2021, scivola all’ottavo posto, registrando una flessione del -34,3%. Dinamiche favorevoli caratterizzano, invece, le vendite dirette in Bulgaria (+1,3%) e Tunisia (+3,2%).

Il principale cliente di filato di lana pettinato è invece la Francia, che rileva una crescita del +39,3%, concorrendo all’11,7% dell’export totale di questa merceologia. La Romania sale in seconda posizione e, al contrario del cardato, sperimenta un aumento del +2,3%, assicurandosi l’11,5% delle esportazioni. Segue un gruppo di altri tre partner che evidenziano tutti degli aumenti delle vendite dall’Italia: la Turchia cresce del +13,8%, il Portogallo del +10,9% e la Germania del +4,1%. Al contrario, Hong Kong e Cina sono gli unici paesi a presentare delle flessioni, rispettivamente del -32,2% e del -11,9%. Pressoché stabili le vendite di filato pettinato nel Regno Unito (+0,2%). Infine, Bulgaria e Repubblica Ceca aumentano rispettivamente del +16,7% e del +44,1%, chiudendo la top 10.

Nei primi nove mesi del 2023, il fatturato estero dei filati misti chimico/lana assiste ad una perdita verso Turchia (-6,0%) e Francia (-1,9%), primo e secondo mercato di sbocco di questa tipologia di filato, in grado di assorbire assieme il 22,4% dell’export. Cresce, invece, la Croazia, che archivia una dinamica del +10,8%, assicurandosi un’incidenza dell’8,5%. Seguono poi sei destinazioni tutte in flessione: Spagna (-31,2%), Austria (-41,2%), Romania (-25,5%), Germania (-6,1%), Bulgaria (-20,2%) e Portogallo (-20,8%). A questi cali si contrappone la crescita del Bangladesh (+18,5%).

Per quanto concerne i filati di cotone, da gennaio a settembre 2023 i flussi diretti nei primi dieci mercati risultano tutti interessati da dinamiche sfavorevoli rispetto ai livelli del medesimo periodo del 2022, Ungheria esclusa (che con un aumento del +22,2% conquista la quarta posizione). La Germania, sempre al primo posto con un’incidenza del 16,8% sul totale dei filati di cotone esportati dall’Italia, cala del -24,0%. Seguono Repubblica Ceca e Francia, in flessione rispettivamente del -22,6% e del -15,4%. Anche l’export nel Regno Unito perde il -6,2% e quello in Austria il -18,9%. Tunisia e Portogallo - entrambi con uno share del 4,7% sul totale - calano: la prima del -25,7%, la seconda del -36,2%. Infine, mostrano una contrazione anche Croazia (-5,0%) e Romania (-18,4%).

Le attese degli operatori sulla prima parte del 2024 risultano improntate alla cautela. Le aziende italiane di tessitura, infatti, si trovano ad operare oggi in un contesto economico che vede, dopo mesi caratterizzati da un’inflazione senza precedenti, il rallentamento di molte importanti economie e un clima di sempre maggior incertezza, in uno scenario internazionale minacciato da diversi conflitti.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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