L’industria italiana del caffè sta mostrando una grande resilienza dopo la pandemia, con un export che sta raggiungendo nuove vette, alimentando la passione globale per il caffè all’italiana e promuovendo la sostenibilità.
Ogni giorno nel mondo si consumano 3,1 miliardi di tazze di caffè e si stima che il numero aumenterà fino a raggiungere le 3,8 miliardi di tazzine giornaliere entro il 2030. Il mercato mondiale del caffè torrefatto, infatti, nel 2022 è valutato in circa 120 miliardi di dollari, ma si prevede un aumento regolare delle quantità nei prossimi anni, con tassi di crescita compresi tra l’1% e il 2% che porterebbero a un consumo fino a 208 milioni (appunto 3,8 miliardi di tazzine al giorno).
In questo scenario, nonostante i fattori di turbolenza che caratterizzano il panorama economico, l’industria italiana del caffè rappresenta una realtà di grande rilievo nazionale e internazionale e mantiene la sua vivacità con dati sostanzialmente positivi anche per l’anno 2022. Dopo il calo dei consumi nel 2020, a causa della pandemia e della conseguente perdita di vendite nel settore Horeca e nel settore vending & OCS, l’industria del caffè, infatti, ha ripreso a crescere nel corso del 2021 e in misura più decisa nel corso del 2022 con un buon recupero rispetto ai valori pre-pandemia.
Nel comparto operano circa un migliaio di aziende, sparse su tutte le regioni della penisola, con un’ occupazione diretta stimata intorno ai 7.000 addetti ed un giro d’affari nel 2022 intorno ai 5 miliardi di euro , di cui 2,2 derivanti dall’export (+12,9% rispetto all’anno precedente) e 2,8 dalle vendite sui vari canali del mercato interno. La mole produttiva italiana si riverbera in un’intensa attività di vendita all’estero: nel 2021 siamo stati il sesto esportatore mondiale con 1,8 miliardi di euro (6,1% del totale mondiale) e addirittura il primo per quantità in termini di caffè torrefatto. All’interno dell’UE, l’Italia è il secondo esportatore alle spalle della Germania, ma vanta la leadership europea per quanto riguarda le destinazioni extracomunitarie con il 32,9% del totale.
Analizzando la serie storica dei dati dell’export di caffè, si scopre che negli ultimi 10 anni il volume delle esportazioni è raddoppiato; l’export, in effetti, rappresenta il vero volano di crescita dell’industria italiana del caffè, dal momento che il volume dei consumi interni appare stagnante.
L’export del caffè italiano è rappresentato per il 94% da caffè tostato (normale e – più marginalmente – decaffeinato) mentre la parte residua comprende alcune ri-esportazioni di caffè verde e alcune preparazioni varie di caffè.
Le nostre esportazioni di caffè torrefatto sono destinate prevalentemente ad alimentare la crescita della domanda internazionale di caffè espresso all’italiana. Gli sbocchi più importanti sono i Paesi dell’Europa Occidentale (che assorbono oltre il 60%), soprattutto Germania, Francia, Polonia, Austria, Grecia e Regno Unito. Tra i Paesi extra europei si pongono con quote significative: Usa, Australia, Russia e Canada. Da segnalare anche la crescita di alcuni paesi del Medio Oriente, come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar, che sono tradizionalmente grandi consumatori di caffè forte e aromatico e dove il caffè italiano è molto apprezzato. Basti pensare che nel 2022, l’export di caffè italiano verso il Medio Oriente è cresciuto del 4,4% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di oltre 23 milioni di euro.
Va sottolineato inoltre che i primati italiani hanno agito da abilitatori a favore di alcune specialità strumentali al consumo di caffè. Il caso più eclatante è quello degli apparecchi elettrotermici a uso domestico per la preparazione del caffè, di cui l’Italia è il primo esportatore comunitario e secondo a livello mondiale, alle spalle della sola Cina.
Sulla brand reputation, infine, a dare un boost decisivo è stato il saper comunicare l’orientamento alla sostenibilità, sia come scelta delle materie prime e della lavorazione, che in termini di corretta gestione post-consumo, compostabilità e riciclabilità. Tutti i produttori, infatti, stanno dedicando sempre più risorse all’esplorazione di soluzioni, materiali per capsule e imballi che siano sempre più compatibili con uno smaltimento o organico o semplificato per la corretta raccolta differenziata, non solo per valorizzare il caffè di qualità e mantenere elevati standard, ma anche per rendere la catena del valore sempre più sostenibile, dal punto di vista ambientale e sociale.
Fonte: a cura di Alessio Gambino, redazione@exportiamo.it
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