È in discussione al Senato il provvedimento che mira a semplificare le procedure per l’esportazione delle opere d’arte e ad introdurre agevolazioni fiscali per la loro circolazione.

Semplificare le procedure per la circolazione dei beni culturali, oggetti d’antiquariato e da collezione, anche con agevolazioni fiscali, per agevolarne l’export.  Lo prevede il disegno di legge, presentato a giugno dal presidente della Commissione Cultura, Roberto Marti della Lega, ed in discussione a palazzo Madama proprio in questi giorni. Il provvedimento si pone come obiettivo “il rilancio dell’ecosistema artistico italiano, per consentire ai professionisti dell’arte del nostro Paese di competere alla pari con i loro colleghi europei” anche incidendo sul taglio dell’Iva, da cui sarebbero esentate le vendite fino 20.000 euro di oggetti importati e ceduti dagli autori, dai loro eredi o legatari. L’aliquota scenderebbe poi dal 22% al 10% per gli oggetti di valore inferiore uguale a euro 20.000, ceduti da soggetti diversi dall’autore o dai suoi eredi o legatari.

Uno studio di Nomisma citato nella relazione al provvedimento (Arte - Il valore dell’industry in Italia, Nomisma Intesa Sanpaolo, Arte) indica che l’impatto economico annuale generato dal settore ammonta a 3,78 miliardi di euro, con risvolti occupazionali per circa 36.000 lavoratori. Dunque, “il commercio dell’arte è un settore strategico per l’Italia” e “l’uscita dall’Unione europea del Regno Unito, ovvero del Paese che copre più del 60% del mercato dell’arte europeo, costituisce un momento di trasformazione importante dei rapporti di forza internazionali relativi alla circolazione delle opere e rappresenta un’opportunità senza precedenti per il nostro Paese”.

In quest’ ottica il provvedimento si propone anche di apportare alcune modifiche al Codice dei Beni Culturali per armonizzare la regolamentazione italiana rispetto alla normativa europea, adeguando a 70 anni, invece che agli attuali 50, la data di anzianità dei beni per l’autorizzazione preventiva all’esportazione. Si prevede anche un allineamento alla normativa europea per quanto riguarda la fissazione delle soglie di valore al di sotto delle quali non è richiesta la licenza di esportazione fuori dall’Ue e l’estensione da 40 a 60 giorni del termine per il rilascio delle autorizzazioni all’esportazione e l’introduzione del silenzio-assenso, per accorciare e garantire i tempi del procedimento.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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