L’agricoltura africana è ancora quasi tutta da meccanizzare e necessita di investimenti e macchinari per aumentare la produttività e sostenere la popolazione in crescita: un’opportunità senza precedenti per i costruttori e i concessionari italiani.
L’industria italiana dei macchinari agricoli è sempre più trainata dall’export, che rappresenta il 70% del fatturato del settore, e che rappresenta una delle punte di diamante dell’export nazionale in generale.
La vendita di trattori e macchine agricole all’estero ha raggiunto lo scorso anno i 6,5 miliardi di euro crescendo di 3,5 punti percentuali rispetto al 2021, che diventano 24,5 se si considera il quinquennio 2017/2022 e 37,6 prendendo in considerazione il decennio 2012/2022.
Se fino a poco tempo fa i mezzi agricoli esportati finivano principalmente in Europa e Stati Uniti, ora fanno rotta anche verso diversi paesi emergenti quali quelli dell’Africa subsahariana, dove dal 2017 al 2022, l’esportazione di trattrici è aumentata del 26%.
Africa, continente promettente
L’Africa suscita tanto interesse nei produttori di mezzi agricoli perché ospita il 60% della terra arabile incolta del mondo, un enorme potenziale finora inutilizzato. Inoltre, negli ultimi 20 anni, la produzione agricola subsahariana è cresciuta ad un tasso medio annuo del +4,3%, contro un tasso medio globale del +2,75% e oggi molti paesi africani sono autosufficienti o esportatori netti di prodotti agricoli.
In futuro il settore agricolo è destinato a crescere ulteriormente se si considera che l’Africa sarà responsabile di più della metà dell’incremento della popolazione mondiale previsto dall’Onu entro il 2050. Per soddisfare il crescente fabbisogno alimentare, sarà necessario aumentare e ottimizzare le produzioni locali.
Consapevoli delle sfide future e della necessità di migliorare fin da ora il sistema produttivo, i governi aderenti all’Unione Africana hanno accettato già da tempo di destinare il 10% della spesa pubblica all’agricoltura con la Dichiarazione di Maputo (2003). Sebbene ad oggi solo il Malawi spenda regolarmente il 10% del proprio budget nel settore primario (gli altri si limitano al 2-3%), i paesi firmatari sono comunque aperti a innovare la propria agricoltura anche con investimenti in macchine più moderne provenienti dall’estero.
La sfida della meccanizzazione dell’agricoltura
L’80-90% degli agricoltori africani esegue ancora le operazioni agricole con la propria forza lavoro o animali da tiro. Soprattutto nell’Africa subsahariana, piccoli agricoltori, donne e giovani coltivano appezzamenti poco estesi usando soluzioni arretrate e facendo spesso i conti con lunghi periodi di siccità.
A causa dell’enorme gap tecnologico rispetto agli altri paesi e delle difficili condizioni climatiche, il continente presenta margini di sviluppo incredibili nei settori dei mezzi agricoli e dei sistemi irrigui. Già tra il 2019 e il 2021, il ricorso alla meccanizzazione è stato in crescita con un aumento annuo del 10% delle vendite di trattrici
Quali macchine agricole chiedono gli agricoltori africani?
In generale, le aziende devono proporre macchine semplici, facilmente utilizzabili da operatori poco formati. Nei paesi dell’Africa subsahariana - dove il numero di trattrici in servizio è ancora limitato - sono richiesti soprattutto trattori di bassa e media potenza per la gestione di attrezzi con larghezze ridotte. C’è domanda anche di motocoltivatori e motozappatrici, ideali per la gestione di campi poco estesi e la coltivazione del fonio (cereale molto diffuso).
Alcuni Stati, come il Senegal, hanno potenziato la produzione risicola e il ricorso all’irrigazione. In questi casi, le aziende agricole necessitano di mietitrebbie e decorticatrici, nonché di motopompe e irrigatori a naspo.
Inoltre, è fondamentale investire in attività di formazione dei venditori e dei tecnici locali che poi dovranno trasferire le informazioni giuste agli operatori, poco avvezzi all’uso delle tecnologie, e assicurare un’assistenza adeguata nella fase post vendita.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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