Export Vini, Spiriti e Aceti: Nuove Opportunità sui Mercati Emergenti

Export Vini, Spiriti e Aceti: Nuove Opportunità sui Mercati Emergenti

22 Giugno 2023 Categoria: Food & Beverage

Nonostante la sfavorevole congiuntura internazionale, l’export italiano di vini, spirits e aceti è in costante crescita. Per mantenere questo trend positivo nei prossimi anni sarà necessario guardare con sempre più attenzione ai nuovi mercati “emergenti”.

Vini, spirits e aceti rappresentano settori fondamentali del made in Italy: congiuntamente assommano 2.600 imprese, quasi 21 miliardi di euro di fatturato, 10,5 miliardi di export e 30 mila occupati.

Negli ultimi anni, il successo raggiunto dall’export di questi prodotti è innegabile. Con 8 milardi di export per i vini, 1,7 miliardi per gli spirits e una crescita delle esportazioni del 15% per gli aceti nel 2022, i tre settori costituiscono un’importante risorsa per l’Italia. Sul fronte dell’export, infatti, questi esprimono una rilevanza strategica, sia in merito all’incidenza sulle vendite oltre frontiera del food&beverage (21%) ma soprattutto in merito al contributo positivo per la bilancia commerciale agroalimentare: 8,6 miliardi di euro di saldo commerciale aggregato netto, il valore più alto tra i prodotti italiani del F&B.

 

Questo importante contributo discende dall’ottima reputazione e dal posizionamento di leadership conquistati nel tempo a livello globale: l’Italia rappresenta il primo esportatore mondiale (a valore) di aceti e vermut, il secondo di vini imbottigliati (fermi e spumanti) e liquori.

 

Secondo un’analisi di Federvini, i fattori che hanno contribuito alla crescita delle esportazioni sono tre:

  • l’andamento del cambio euro-dollaro che ha permesso di compensare gli aumenti dei costi di produzione e recuperare competitività sui mercati legati al dollaro come Usa e Canada;
  • la ripresa del turismo a livello globale, che ha dato impulso ai consumi nel canale Horeca fortemente penalizzato durante la pandemia;
  • la diversificazione dei mercati, come strategia adottata da molte aziende che guardano ai Paesi emergenti come Tailandia e Vietnam, dove nei primi 8 mesi del 2022 il valore dell’export del vino è cresciuto rispettivamente del 158% e 82%.

Tuttavia, se i numeri “generali” dell’export parlano di una crescita sostanziale nei mercati, soprattutto in termini di valore, è indubbio che guardando con maggiore attenzione emergono alcune discontinuità dettate in parte dagli stravolgimenti del panorama geopolitico. L’impatto delle tensioni legate alla guerra russo-ucraina, ed in particolare della crisi energetica con i relativi rincari dei prezzi e le carenze delle materie prime fondamentali, quali il vetro ed il cartone da imballaggio, ha condizionato fortemente le performance delle imprese del settore che si trovano ad operare in uno scenario ancora contraddistinto da un elevato tasso di inflazione nei prezzi al consumo, derivanti da tensioni nei costi produttivi che, seppur in riduzione, risultano ancora alti per alcuni componenti.

Ciò spiega il calo intervenuto nelle vendite di vini, spirits e aceti in GDO (sia nel 2022 ma anche nel primo trimestre 2023), una riduzione in parte mitigata dalla ripresa dei consumi fuori-casa, trainati anche da un ritorno dei turisti stranieri in Italia.

Guardare ai mercati emergenti

Per quanto riguarda le mete dell’export made in Italy, il primo trimestre 2023 evidenzia una situazione in “chiaro-scuro” con alcuni mercati in sofferenza (come Germania, Uk e Cina) che portano la performance dei vini italiani a livelli inferiori alla media mondiale, mentre sul fronte degli spirits la variazione appare positiva e superiore alla media.

 

Negli ultimi tre anni, i settori dei vini, spiriti e aceti hanno dovuto rivedere le proprie strategie commerciali alla luce dei cambiamenti intervenuti dopo la pandemia e i diversi equilibri geopolitici che sono diventati sempre più incerti ed imprevedibili. Le aziende hanno dovuto escogitare differenti percorsi ed individuare nuovi spazi per puntare a diversificare gli scambi commerciali al fine di mantenere da un lato la stabilità necessaria e dall’altra incentivare lo sviluppo economico dei settori.

Secondo una visione prospettica di più ampio raggio l’analisi sui mercati di export di vini, spirits ed aceti italiani evidenzia infatti rilevanti opportunità in paesi “emergenti” dove oggi la nostra quota di mercato è ancora ridotta ma il potenziale di crescita elevato. Dieci anni fa, i mercati dell’UE pesavano per circa il 57% sul valore dell’export, ma dopo la Brexit nel 2021, si è arrivati al 39%. Questa variazione ha determinato un diverso approccio ai mercati di destinazione e ha sollecitato un allargamento degli spazi commerciali da presidiare verso nuove realtà.

Confrontando il tasso medio annuo di crescita nell’import dall’Italia tra il 2017 e il 2022 con le prospettive di aumento del PIL per i prossimi tre anni nei singoli mercati mondiali, emergono – per i vini imbottigliati – significative potenzialità di sviluppo nei paesi del Sud-Est asiatico e del centro-sud America (come la Colombia); nell’Est Europa e in America Latina per gli spirits, in Corea del Sud, India ed Arabia Saudita per gli aceti.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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