Gli investitori esteri mostrano un crescente interesse verso le startup italiane, apprezzate per talento e competenza, nonostante permangano alcune criticità come l’alto tasso di burocrazia e la disconnessione dell’ecosistema italiano da quelli di altri Paesi.
Per anni, le startup italiane sono sempre state poco considerate da investitori esteri. Da qualche anno a questa parte però, lo scenario delle startup ha attirato una sempre maggiore attenzione da parte del Governo, che si è mobilitato per agevolare l’espansione e la crescita di queste ultime e sembra proprio che queste agevolazioni stiano cominciando a dare i primi frutti.
Infatti, da un’indagine condotta da TechChill, organizzazione non profit nata in Lettonia, che ha sondato il sentiment di diversi investitori, VC e business angel attivi in Europa in merito all’ecosistema italiano delle startup, con l’obiettivo di conoscere la loro opinione sullo stato attuale e sul potenziale futuro della scena tecnologica italiana, risulta che la maggior parte degli investitori intervistati è aperta a investire in startup italiane se si presentasse un’opportunità adatta al loro portafoglio. Inoltre, già un terzo di loro ha supportato la crescita di almeno una startup italiana, mentre più della metà, il 52,5% ha dichiarato che ha alte probabilità di investimento e il 38,2% probabilità medie.
Criticità dell’ecosistema delle startup italiane
Nonostante il panorama italiano stia crescendo esponenzialmente e attirando l’attenzione di numerosi investitori, tuttavia restano ancora alcune criticità che bloccano questi ultimi dall’investire.
La prima in assoluto è sicuramente la burocrazia: nonostante si stia facendo tanto per cercare di snellire le procedure per le aziende, l’Italia è ancora uno dei paesi con il maggiore tasso di burocrazia per ogni tipologia di atto o richiesta formale. Questo problema ostacola chi desidera investire in startup italiane, per i lunghi tempi necessari per l’approvazione di determinate azioni, portando le aziende in una posizione di svantaggio poiché non viene permesso il mantenimento degli standard richiesti dall’ecosistema.
Un altro motivo non di poco conto, è la disconnessione dell’ecosistema italiano da quelli di altri Paesi. Nel settore startup, così come alla base del sistema di open innovation, la collaborazione tra diverse realtà è fondamentale per poter prosperare, perciò la mancata connessione tra Italia e Paesi esteri, nonché la relativa mancanza di riconoscimenti e di reputazione, risulta tra i motivi principali che ostacolano l’intervento di investitori esteri nell’ecosistema italiano.
Quali sono invece i vantaggi nell’investire in startup italiane?
L’aspetto che distingue maggiormente le startup italiane agli occhi degli investitori di tutta Europa è il talento: in più della metà delle risposte, entrare in contatto con talenti ben formati, motivati e competenti, è stato indicato come uno dei principali vantaggi nell’investire in una startup italiana. Non solo, anche i costi contenuti, l’esperienza con prodotti di alta gamma e la cultura delle Pmi italiane, sono stati indicati come plus nello scommettere in una realtà italiana.
Soffermandosi invece sui settori che secondo gli investitori sono i più interessanti in cui investire, troviamo, il Climate Tech e il SaaS (software as a service), indicati come i settori verticali con maggiori potenzialità in Italia secondo il 47,6% degli intervistati, mentre sempre con ottime prospettive, ma un po’ meno di punta troviamo il Deeptech per il 33,3% e il Fintech per il 28,6%.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA