L’FDA sta elaborando una nuova definizione e nuove modalità di utilizzo per la parola “healthy”, indicante i cibi ritenuti salutari. Vediamo insieme cosa prevede la proposta relativa alla nuova normativa e quali parametri rispettare affinché il proprio prodotto alimentare possa essere commercializzato negli USA con questa dicitura.
Sappiamo tutti quanto le varie diciture con cui i prodotti alimentari vengono commercializzati abbiano un effetto importante sul successo o meno degli stessi, specialmente in alcuni mercati. Alcune diciture non vengono regolamentate dagli organi territoriali preposti alla garanzia della sicurezza alimentare. Altri termini invece sono oggetto di normative, soprattutto quando si tratta di parole o frasi che possono di fatto incoraggiare un certo utilizzo del prodotto e quindi comportare un effetto sulla salute del consumatore finale.
A questo riguardo, l’FDA ha proposto una nuova definizione e delle nuove modalità di utilizzo per la parola healthy (letteralmente “salutare”) quando utilizzata nella descrizione e/o nella commercializzazione di prodotti alimentari negli Stati Uniti.
La necessità è scaturita dai dati allarmanti in merito alle diete seguite dalla maggior parte degli americani:
- il 75% ha una dieta troppo scarsa in frutta e verdura
- il 63% eccede nel consumo di zuccheri
- il 77% eccede nel consumo di grassi saturi
- il 90% eccede nel consumo di sodio.
Ad oggi questa nuova regola è stata solo proposta e, secondo il classico iter dell’FDA, sottoposta ai commenti dei vari operatori del settore. In questo momento i tecnici dell’FDA stanno scrutinando i commenti prima di approvare la regola in via definitiva con le eventuali modifiche.
Inoltre, l’FDA sta anche lavorando all’introduzione di un simbolo che rappresenti il concetto approvato di “healthy” e che possa essere apposto sulle confezioni dei prodotti conformi.
La nuova proposta dell’FDA
Attualmente esiste una definizione di healthy, considerata finora valida dall’FDA e che definisce salutare qualsiasi prodotto che sia scarso in grassi (3g o meno per una porzione di meno di 30g), in grassi saturi (1g o meno per porzione e meno del 15% delle calorie della porzione normalmente consumata), in colesterolo (60mg o meno per porzione usuale) e che aggiunga un valore alla dieta del consumatore (almeno il 10% dell’apporto giornaliero di riferimento per porzione di vitamina A e C, calcio, ferro, proteine e fibre).
Questa definizione è considera obsoleta e si giudica che renda troppo semplice far rientrare il proprio prodotto nella categoria “healthy”, soprattutto perché manca un focus sul contenuto di zuccheri.
I cambiamenti proposti hanno alcuni obiettivi precisi:
- non basarsi più su quantitativi minimi fissi dei diversi nutrienti
- fare in modo che alcuni cibi vengano automaticamente considerati healthy (per esempio le verdure)
- far sì che, perché un alimento venga considerato salutare, rispetti i cosiddetti FGE. Gli FGE sono quantità prestabilite di una certa categoria di cibo utilizzata per determinare la salubrità del prodotto stesso
- rispettare limiti di grassi saturi, sodio, e zuccheri aggiunti, limiti che variano da cibo a cibo.
La nuova regola inoltre mette al centro della questione i nutrient dense food, cioè cibi ricchi di sostanze nutrienti che apportano importanti benefici al corpo senza comportare un’assunzione elevata di zuccheri aggiunti, grassi saturi e sodio. Dei parametri speciali sono previsti per gli olii, a causa delle specificità intrinseche in questa categoria.
I cibi automaticamente considerati salutari sono:
- frutta non processata
- verdura non processata
- acqua naturale (non aromatizzata)
- acqua gassata (non aromatizzata).
Come determinare se il proprio prodotto alimentare può essere commercializzato come “healthy”?
Innanzitutto, sarà necessario identificare in quale categoria ricade il proprio prodotto.
Le categorie individuate sono le seguenti:
- Individual food product-> prodotti alimentari che contengono un solo ingrediente predominante (per esempio lo yogurt bianco)
- Mixed product -> prodotti alimentari che contengono un ingrediente principale e alcuni altri ingredienti in quantità minore (per esempio le barrette di cereali)
- Main dish product -> prodotti alimentari le cui porzioni consigliate non siano inferiori a 40g, che abbiano diversi ingredienti e possano essere categorizzati come un piatto principale pensato per essere accompagnato in un pasto da altri elementi (per esempio le lasagne surgelata)
- Meal product -> prodotti alimentari le cui porzioni consigliate non siano inferiori a 40g, che abbiano diversi ingredienti e siano categorizzati come pasti completi (per esempio i pasti pronti da scaldare)
- Oil product -> 100% olio, un prodotto spalmabile a base olio o un condimento composto almeno al 30% da olio.
Al fine di poter utilizzare la terminologia healthy, per ognuna di queste categorie di prodotto sono stati definiti i seguenti parametri:
- le quantità di FGE richieste
- limitazioni specifiche in termini di grassi saturi, zuccheri aggiunti e sodio.
Sarà quindi necessario, sulla base della categoria di appartenenza del proprio prodotto, che se ne verifichi il rispetto dei parametri di FGE e di grassi saturi, zuccheri aggiunti e sodio.
È inoltre preferibile (anche se non obbligatorio per tutti) che l’azienda conservi i documenti inerenti ai calcoli di laboratorio effettuati nell’analisi della possibilità di utilizzare la dicitura healthy.
Non appena valutati i commenti ricevuti, l’FDA comunicherà l’approvazione della nuova regola e le sue eventuali modifiche, assieme al “periodo di grazia” concesso ai diversi attori del settore per potersi adeguare alla nuova normativa.
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Aiko Lockmeyer, redazione@exportiamo.it
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