MICAM: Scarpe da Favola che Fanno Sognare il Mondo

MICAM: Scarpe da Favola che Fanno Sognare il Mondo

24 Febbraio 2023 Categoria: Moda & Accessori

Il gran numero di buyer ed espositori stranieri che hanno partecipato alla manifestazione e i dati incoraggianti sull’export, cresciuto del 23,3% nei primi dieci mesi del 2022, confermano che quella dei mercati esteri è la direzione giusta per le nostre calzature. 

Visione onirica e dimensione fiabesca tornano ancora una volta al centro della 95° edizione di MICAM, la fiera per eccellenza delle calzature Made in Italy che si è tenuta a Milano dal 19 al 22 febbraio 2023 in concomitanza con MIPEL, TheOneMilano e HOMI Fashion&Jewels.

La nuova campagna di comunicazione all’interno del progetto #micamtales, infatti, non ha mancato di stupire anche stavolta. Dopo “MICAM in Wonderland” e “MICAM Glass Slipper”, è stata la volta di “MICAM of OZ”: il racconto del viaggio della giovane e coraggiosa protagonista verso l’iconico Castello di Smeraldo. Un percorso simbolico, che vuol rappresentare il viaggio delle aziende verso la sostenibilità e la capacità di credere in sé stessi e nelle proprie potenzialità, come una delle principali chiavi del successo.

“Questa fiaba – afferma Giovanna Ceolini, Presidente di MICAM e Assocalzaturifici - è anche una metafora della vita imprenditoriale, fatta di piccole e grandi sfide quotidiane da superare, e obiettivi da raggiungere. Oggi più che mai essere impresa non è facile: è necessario tenersi aggiornati guardando con determinazione e spirito etico ai grandi temi, come la sostenibilità, diventata imprescindibile”.

Altri temi caldi, oltre alla sostenibilità, l’innovazione nel retail, l’aggiornamento tecnologico e la digitalizzazione, tutti fattori che potrebbero contribuire a rendere più appetibile le nostre aziende per le nuove generazioni.

E i 988 marchi in mostra, di cui 451 stranieri, forti dei consensi di un mercato in ripresa, non hanno deluso le aspettative di buyer e visitatori, che nonostante le incertezze legate anche alla situazione geopolitica, sono stati numerosi. Considerando il totale delle quattro manifestazioni, infatti, le oltre 1.800 aziende espositrici hanno incontrato 48.276 visitatori professionali, in crescita del 25% rispetto alla precedente edizione. Consolidato anche il carattere internazionale delle manifestazioni dal momento che oltre la metà dei buyer sono arrivati dall’estero, con ottime performance da parte di Germania, Francia, Regno Unito, Grecia e Spagna, ma anche da geografie più lontane come Corea del Sud, Giappone e Kazakistan.

Tutto ciò a riprova dell’enorme importanza che il mercato internazionale riveste per il settore calzaturiero Made in Italy, che ha archiviato il 2022 con un fatturato di quasi 14,5 miliardi di euro, in crescita del 14% rispetto allo scorso anno, trainato soprattutto dall’export, in aumento del 23,3% con vendite per 10,48 miliardi nei primi dieci mesi. A spingere le esportazioni sono state principalmente le griffe del lusso, con un prezzo medio al paio che ha raggiunto i 57,26 euro (+10,7%). Si rafforza inoltre il saldo commerciale, pari a 5,54 miliardi (+7,6%).

A livello di mercati, risultati premianti sono stati registrati dall’Ue, dove brillano in particolare Francia e Germania, rispettivamente con una crescita del 24,4% e del 27,4%. Cifre ben oltre la media anche in Nord America, con Usa a +60% e Canada a +68%, e in Medio Oriente, dove il comparto ha assistito a una crescita di oltre il 55%. Bene, seppur con risultati altalenanti durante l’anno a causa dei frequenti lockdown, anche la Cina, che con un +41% in valore segna dati positivi soprattutto per l’alto di gamma, con un prezzo medio al rialzo del 34%. La guerra, invece, fa crollare le vendite in Russia (-26%) e in Ucraina (-59%). Tra gli stati dell’ex blocco sovietico cresce il Kazakistan (+40%).
La ripartenza dei flussi turistici in ingresso ha inoltre riavviato lo shopping degli stranieri, seppur notevolmente penalizzato dal crollo degli arrivi russi (in aggiunta a quelli cinesi).

Sul versante interno, gli acquisti delle famiglie hanno evidenziato variazioni contenute (+6,7% in quantità e +9,6% in spesa) ma comunque positive (benché il balzo dell’import, aumentato del 30% in volume, abbia reso ancor più dura la competizione sul mercato nazionale, particolarmente sensibile al fattore prezzo).

Di questo progressivo consolidamento nei livelli di domanda si è giovata la produzione nazionale, salita a 162 milioni di paia (+8,9% sul 2021 ma ancora lontana dai 179 milioni del 2019); come pure l’occupazione, che ha registrato una prima inversione di tendenza, accompagnata da una forte riduzione delle ore di cassa integrazione guadagni autorizzata (-81% per le imprese della filiera pelle, con ancora però un +58% sul 2019). I livelli occupazionali hanno registrato nel 2022 un rimbalzo, dopo la significativa contrazione di fine 2020 (-4%) e l’ulteriore -1,8% del consuntivo 2021, con il recupero di 1.750 addetti, pari al +2,5%, su dicembre 2021 (sono risaliti a 72.336). Un’inversione incoraggiante ma assolutamente insufficiente, comunque, a ripianare anche le sole perdite del biennio antecedente (-4.300 posti di lavoro).

Il lungo ed eccezionale periodo di crisi ha invece inasprito il processo di selezione tra le aziende, facendo scendere a 3.765 unità i calzaturifici attivi, con un saldo negativo di 216 unità a confronto con dicembre 2021: l’arretramento più pesante da un decennio a questa parte.

Questa la fotografia del settore scattata dal Centro Studi di Confindustria Moda per Assocalzaturifici e presentata proprio alla partenza di MICAM, che dipinge un quadro a luci ed ombre.

Secondo Giovanna Ceolini, infatti, i dati di preconsuntivo 2022 elaborati risultano positivamente orientati, ma descrivono un orizzonte non privo di insidie e difficoltà per le imprese del settore: “Sebbene il quadro di insieme sia incoraggiante, dopo un biennio complesso, ci sono alcune indicazioni meno confortanti. In primis la disomogeneità della ripresa (2 imprese su 5 non hanno ancora ripianato il gap col 2019 e parecchie non sono riuscite a superare la crisi, cessando l’attività) e poi le conseguenze delle dinamiche inflattive sugli utili delle aziende. L’anno che doveva segnare la piena ripartenza dopo la pandemia ha sì registrato il proseguimento del recupero della domanda, ma è stato penalizzato dal perdurare dei costi elevati delle materie prime, che dopo la fiammata di fine 2020 non hanno dato segni tangibili di ribassamento, e dai picchi record nei prezzi degli energetici, con un’inflazione mai così alta in Italia dal 1985. A ciò si è aggiunto, a fine febbraio, lo scoppio di un conflitto di cui ancora oggi non si vede la fine, in un’area da sempre tra i maggiori clienti di alcuni distretti calzaturieri italiani”.

Ciononostante il settore tiene e le nostre “scarpe da favola” continuano a far sognare il mondo.

Fonte: a cura della redazione di di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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