L’Italia è nelle retrovie in Europa in quanto a investimenti in innovazione e sostenibilità e rileva anche un’importante divario tra nord e sud ancora penalizzante. Una svolta potrà arrivare dal Fondo Nazionale Innovazione, che inserisce ta le priorità la crescita inclusiva e sostenibile.
Nei prossimi due anni la dotazione del Fondo Nazionale Innovazione raddoppierà il proprio valore, passando dagli attuali 1,8 a 5,3 miliardi di Euro. Attraverso il suo braccio operativo CDP (Cassa Depositi Prestiti) verranno creati nuovi fondi di investimento e aumentati i finanziamenti a fondi di venture capital, acceleratori e direttamente a startup.
Un dato interessante è che nelle scorse settimane sono state anche annunciate le priorità del Fondo e nella sostenibilità è stato individuato un elemento strategico dello sviluppo industriale del Paese. È stata varata “la policy generale di investimento responsabile” che sostanzialmente si propone di allineare la strategia di investimento di CDP agli obiettivi dell’agenda 2030 dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, con particolare riferimento alla crescita inclusiva e sostenibile, al cambiamento climatico e tutela dell’ecosistema e alla protezione delle filiere produttive.
Il tema della sostenibilità è fortemente presente nelle startup europee, in particolare in alcuni settori come quello agrifood. Secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano su circa 7.000 startup nel settore agroalimentare che hanno ottenuto finanziamenti, almeno il 30% si occupa di rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse energetiche, di circolarità e di tutela degli ecosistemi. I Paesi del Nord Europa sono in prima linea sui temi dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. L’Italia è più nelle retrovie: alla ventitreesima posizione con 85 startup agrifood che hanno ottenuto investimenti, di cui il 35% sostenibili. Il problema non sembrerebbe dunque un’arretratezza culturale dei neoimprenditori, ma proprio la scarsità di investimenti. È di buon auspicio, dunque, l’apertura dei rubinetti di CDP e la scelta di inserire la sostenibilità nelle priorità dell’innovazione nazionale.
Una riflessione importante riguarda la distribuzione geografica delle startup a vocazione sociale, ovvero le startup iscritte al registro delle imprese innovative operanti in settore ad alto impatto sociale e ambientale. Secondo il report di Social Innovation Monitor la maggior parte delle startup a impatto opera nel Nord Italia. Anche nei temi della sostenibilità lo sviluppo del nostro Paese è a due velocità. Il 67% delle startup a vocazione sociale è stata fondata nel Nord, il 15% nel centro, il 17% nel Sud Italia. La forchetta tra Nord e Sud è ancora più ampia delle startup innovative in senso generale. Anche le startup benefit, che hanno indicato in Statuto l’attenzione per il benessere dei dipendenti, dell’ambiente e un oggetto sociale benefico per la società si trovano nel 69% dei casi nel Nord Italia.
Sono poche, tuttavia, in tutto il Paese le aziende B-Corp. Mentre l’accreditamento come startup benefit e/o startup a vocazione sociale richiede adempimenti di tipo generale e formale, la certificazione di azienda B-Corp viene assegnata dall’organizzazione no profit B-Corp, che oggi rappresenta un punto di riferimento dell’innovazione sostenibile. L’organizzazione B-Corp entra maggiormente nel merito delle attività delle aziende che fanno richiesta di questo titolo, analizzando il modello di business, la gestione dei dipendenti, la carbon neutrality. In Italia a fine 2021 erano presenti soltanto 131 aziende B-Corp e di queste solo 9 sono startup.
La scarsità di questi numeri è preoccupante. Questa certificazione sta diventando una forma di accreditamento a livello internazionale di primaria importanza e in un certo senso è anche un indicatore importante della distanza che esiste tra la sostenibilità intesa come green e social washing e sostenibilità come impatto reale su comunità e territorio. Anche per le startup dunque vale il dibattito sul mondo della sostenibilità in senso lato.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA