Nonostante i pareri discordanti ed i vari pronostici, continua la robusta tendenza alla globalizzazione del mercato del vino Made in Italy, confermata dai numeri positivi che l’export italiano continua a registrare sul mercato enologico europeo e globale.
I dati definitivi parlano chiaro: l’Italia, in termini di volume, è il maggior esportatore del 2021, con 20,8 milioni di hl esportati e una quota del mercato mondiale pari al 20%, seguono Spagna e Francia.
Sempre riferendosi ai volumi, rispetto al 2020, i dati Paese per Paese si rilevano come di seguito: Italia (20,8 Mio hl, −2,4%), Spagna, (20,2 Mio hl, −5,9%), Francia (13,6 Mio hl, −4,9%), Cile (8,5 Mio hl, −2,2%) e Germania (3,4 Mio hl, −10,3%) hanno registrato riduzioni considerevoli delle esportazioni rispetto; mentre Australia (7,5 Mio hl, +0,5%), USA (3,6 Mio hl, +1,8%) e Portogallo (3,1 Mio hl, +5,3%) hanno visto il segno positivo rispetto al 2020; Francia, Italia e Spagna sono i principali esportatori nel 2021 anche in termini di valore, con la Francia al primo posto con 8,7 Mrd di €, segue l’Italia 6,2 Mrd di € e poi la Spagna, con 2,6 Mrd di €. Questi tre Paesi rappresentano il 59% del valore totale dei vini esportati nel 2020.
Fonte: dati OIV 2021
Quindi, anche se l’Italia è al primo posto per quanto riguarda i volumi di vino esportato con una percentuale del 31% rispetto al resto dell’UE, in valore, nostro malgrado, ci attestiamo al secondo posto con una percentuale del 27%, alle spalle della Francia.
La differenza che emerge tra valore e volumi è data ovviamente da prezzi medi di vendita molto diversi. La Francia si attesta sui 9€/l, l’Italia si 4,2€/l, la Spagna su 2,1€/l (Sito Ufficiale della Commissione Europea, 2021). Questo perché la Francia è riuscita a valorizzare meglio i propri vini, creando un mercato a più alto valore aggiunto e percepito rispetto ai due storici rivali (Italia e Spagna).
Incrociando i dati dell’Organizzazione Mondiale Delle Dogane (OMD) e quelli dell’OIV si nota come il vino in bottiglia conserva il primato delle vendite, arrivando a coprire il 70% delle esportazioni globali, sebbene registri una riduzione di -1,7% sui volumi e -6,7% sui valori.
La stima ufficiale, in termini assoluti, dell’impatto del Covid nel singolo anno, è una perdita di volumi di circa 2 milioni di hl, cioè 2 miliardi di € circa. La prima regione esportatrice di vini è il Veneto con il 35%, seguita da Piemonte 17,2% e Toscana 15,5%. Cambiano anche le incidenze dei canali distributivi: il canale che ha sofferto maggiormente è sicuramente Ho.Re.Ca., notevole la crescita per la GDO e consistente l’impennata per l’e-commerce.
Fonte: Barbaresco G. et. Al. - Vino e spirits:le sfide di un eccellenza italiana, 2021
Il canale GDO ha visto la propria incidenza passare dal 35,3% del 2019 al 38% del 2021 registrando quindi un aumento del +2,3% a valore.
L’ Ho.Re.Ca. si è contratta enormemente, passando da un’incidenza del 17,9% nel 2020, al 13,4%, perdendo così in un solo anno un -32,7%; Ovviamente, anche il settore dei wine bar e delle enoteche si è contratto del -21,5%, passando da un’incidenza del 7% nel 2020 ad un’incidenza del 6,7% nel 2020.
L’online ha vissuto una vera esplosione: +74,9% le vendite attraverso il portale web di proprietà, +435% le piattaforme on-line specializzate, +74,7% i marketplace generalisti. Non sorprende quindi che in un 2021 che ha visto cadere gli investimenti dei maggiori produttori di vino del 14,3% e la loro spesa pubblicitaria ridursi del 13,4%, gli investimenti digitali siano aumentati del 55,8%. L’e-commerce consente inoltre alle persone di approcciarsi direttamente al viticoltore, saltando ogni forma di intermediazione.
Fonte: Barbaresco G. et. Al. - Vino e spirits:le sfide di un eccellenza italiana, 2021
In base ad un’analisi di Wine Monitor realizzata nel 2021 su un panel di 165 aziende, le aziende che sono riuscite a conservare la loro fetta di mercato sono quelle che hanno dimostrato una forte propensione all’export, un strategie di vendite multicanale; Brand Awareness (Ovvero forte riconoscibilità del prodotto e del marchio); un management di qualità e diversificazione dei mercati di sbocco.
A tal ragione sono aumentati gli investimenti nell’internazionalizzazione d’impresa e nel marketing digitale, grazie anche alle attività di consulenza e promozione dell’agenzia ICE e gli incentivi statali, come il Bonus Export digitale.
Fonte: a cura di Exportiamo, di dott.ssa Maria Maddalena Ascione – Export Manager, redazione@exportiamo.it
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