Grappa Made in Italy: Aumenta Export e Horeca ma Cala la Gdo e Ecommerce

Grappa Made in Italy: Aumenta Export e Horeca ma Cala la Gdo e Ecommerce

05 Ottobre 2022 Categoria: Food & Beverage

Luci e ombre il mercato della grappa in Italia: aumentano le vendite estere nel primo semestre 2022 ma calano le vendite nazionali e digitali.

Un segnale positivo viene dall’aumento dell’export (con un incremento a valore superiore di quello a volume che dimostra un aumento dell’immagine del valore percepito dai consumatori esteri): nel I semestre del 2022 ha fatto registrare 28 milioni di euro contro i 24 milioni dei primi 6 mesi del 2021, che si traduce in +17% in valore e +9% in volume. Tra i mercati internazionali che apprezzano di più la grappa vi è la Germania che da sola concentra ben il 59% dell’export di settore. Altro segno favorevole è rappresentato dalla forte ripresa dei consumi nell’Horeca, canale strategico per il settore e da dove prima della pandemia passavano più della metà dei consumi di spirits del nostro Paese.

A conferma di ciò, nei primi 6 mesi del 2022 le vendite nel canale “cash&carry” (format distributivo nel quale si riforniscono ristoranti e bar e che dunque può esser considerato una proxy delle tendenze del canale Horeca) hanno registrato una crescita di ben il +31% rispetto al 2021. E’ quanto emerge dallo studio realizzato dall’istituto di ricerca Nomisma presentato in occasione della 76esima assemblea di AssoDistil che si è tenuta oggi a Roma.

Come detto, dalla ricerca sull’andamento del mercato emergono però anche le ombre. Con riferimento alla distribuzione moderna nazionale infatti, nei primi sei mesi dell’anno si assiste a una diminuzione delle vendite di grappa del 7% in valore rispetto al primo semestre del 2021. La contrazione colpisce anche il canale dell’e-commerce con una diminuzione dei valori venduti del 15%. In entrambi i casi si tratta di dinamiche che sono trasversali all’intero comparto beverage: nel medesimo periodo si riducono infatti anche le vendite in Gdo di vino (-6%) e spirits (-3%).

Durante l’assemblea di AssoDistil, l’associazione che promuove il settore distillatorio in Italia e all’estero rappresentando oltre 60 distillerie industriali (il 95% della produzione nazionale di acquaviti e di alcol etilico prodotto da materie prime agricole) è emerso che anche il mercato dei distillati si trova a fare i conti con la crescente inflazione e l’aumento dei costi delle materie prime ed energetiche. Secondo i dati di Format Research, infatti, la metà delle imprese del settore lamenta un incremento dei prezzi e servizi di energia elettrica e gas superiore al 40%, accanto all’aumento dei costi delle materie prime per cui un’impresa su quattro ha registrato rincari superiori al 20%. Per fronteggiare l’effetto dei rincari l’86% delle imprese dei distillati hanno rivisto o prevedono di rivedere al rialzo i prezzi praticati, mentre l’80% di questa ha valutato o sta valutando nuovi fornitori.

“Il settore distillatorio si è contraddistinto in questi anni per lungimiranza e strategia, due caratteristiche che lo hanno portato ad essere un comparto solido e competitivo in un mercato globale” ha dichiarato il presidente di AssoDistil, Antonio Emaldi, evidenziando che “per riuscire a superare questa crisi economica ed energetica però non bastano le idee, servono fatti: auspichiamo che il nuovo governo non adotti meccanismi di ulteriore inasprimento dell’imposizione fiscale sugli spirits, onde evitare un altro colpo al settore già in forte difficoltà per la difficile congiuntura economica”.

Fonte: a cura della redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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