Secondo gli ultimi dati elaborati dall’Istituto francese della moda (IFM), il comparto del tessile-abbigliamento europeo nel 2021 aveva già raggiunto e superato i livelli pre-covid e nei primi 6 mesi di quest’anno l’IFM ha rilevato un ulteriore accelerazione delle esportazioni e importazioni di tessile e abbigliamento.
Secondo l’IFM, i Paesi dell’UE hanno venduto all’estero articoli di abbigliamento per un valore pari a 17,8 miliardi di Euro, in aumento del +18% rispetto ai primi 6 mesi del 2021. Lato marcati di destinazione, i Paesi asiatici hanno rilevato un aumento del +17% a quota 4,01 miliardi di Euro, mentre i Paesi dell’area Mediterranea sono cresciuti del +44% a 1,04 miliardi di Euro.
Nel dettaglio, lo studio evidena che i 20 maggiori Paesi di destinazione rimangono molto simili a quelli del 2021, con Svizzera (+6%), Regno Unito (+16%), Stati Uniti (+58%) e Cina (+7%) in testa. Al quinto posto troviamo la Russia, che però ha registrato un calo del -34%. Undicesimo cliente dell’abbigliamento europeo nel 2021, l’Ucraina (-30%) scende alla sedicesima posizione a causa del conflitto ancora in corso.
Importanti aumenti sono stati rilevati in Turchia (+66%), Emirati Arabi Uniti (+44%) e Messico (+49%), oltre a Singapore (+52%) e Serbia (+38%).
I Paesi dell’Unione Europea hanno esportato tessili per un valore di 14,2 miliardi di Euro (+15%), con un incremento del +17% per l’Asia e del +29% per i Paesi del Mediterraneo. Anche in questo caso, la classifica dei Paesi rimane relativamente invariata, guidata da Regno Unito (+4%), Stati Uniti (+20%), Turchia (+30%), Cina (+15%) e Marocco (+33%).
La Russia e L’Ucraina ricoprivano nel 2021 rispettivamente l’ottavo e il nono posto tra i clienti della UE nel settore tessile, che sono state superate quest’anno dalla Norvegia. Si evidenziano notevoli aumenti anche in Tunisia (+30%), India (+22%), Hong Kong (+36%) e Canada (+27%).
Inoltre, l’IFM evidenzia come nel 2021 le importazioni di abbigliamento dei Paesi UE sono aumentate del +6%, mentre gli acquisti di prodotti tessili sono diminuite del -27%. Nel primo semestre di quest’anno i due comparti hanno registrato rispettivamente accelerazioni del +38% e del +23%.
Nel dettaglio, l’UE ha acquistato nei primi sei mesi capi di abbigliamento per un valore pari a 43,6 miliardi di euro. I dati doganali mostrano un incremento degli ordini dall’Asia, con 32,06 miliardi di Euro (+43%), e da tutto il Mediterraneo, con 8,4 miliardi (+31%).
Nella top 20, tutti i Paesi fornitori dell’UE hanno registrato aumenti a doppia cifra, ad eccezione del Regno Unito, a causa dei problemi logistici.
L’IFM evidenzia come la Cina resta in testa tra i fornitori tessili con 11,1 miliardi di Euro (+34%), ma ora è seguita a poca distanza dal Bangladesh con 10,3 miliardi di Euro, grazie a un’esplosione del +60% degli ordini. La congestione dei porti cinesi e i confinamenti che hanno interessato diverse province tessili cinesi hanno, a quanto pare, deviato alcune produzioni in Bangladesh.
Per quanto riguarda la classifica degli altri fornitori chiave in crescita sostenuta, lo studio evidenzia India (+38%), Vietnam (+35%), Pakistan (+46%), Cambogia (+54%) e Birmania, Paese che ha registrato una crescita del 51% nonostante il colpo di Stato e le preoccupazioni delle ONG sulla sorte dei lavoratori del tessile.
La Turchia resta il terzo fornitore della UE (+33%), mentre Marocco (+33%) e Tunisia (+23%) occupano l’ottavo e il nono posto. Da notare che gli Stati Uniti hanno registrato l’aumento più debole della Top 20, con un +10%, in un momento in cui i tassi di cambio si sono rivelati meno appetibili per le aziende del vecchio continente.
Per quanto riguarda il tessile, la UE ha importato nel semestre 20,3 miliardi di Euro (+23%), di cui 13,3 miliardi provenienti dall’Asia e 3,9 miliardi dal Mediterraneo. Cina (+12%), Turchia (+25%), India (+44%), Pakistan (+51%) e Regno Unito (+1%) costituiscono il principale contingente di fornitori.
Da segnalare che l’Australia torna nella Top 20, dalla quale era assente dal 2019, con esportazioni verso la UE raddoppiate. Notevoli anche gli incrementi registrati in Egitto (+55%), Vietnam (+51%) e Corea del Sud (+44%).
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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