Panettoni, pandori, vino e spumante: il Made in Italy è il protagonista delle cene natalizie oltreoceano. In America Latina, dove i consumi pro capite di vino e panettone sono tra i più elevati, non mancano le opportunità per l’export italiano.
Il panettone, è risaputo, è uno dei dolci natalizi più conosciuti al mondo. Ogni anno, in Italia ne vengono vendute più di 40 mila tonnellate, secondo i dati dell’Unione Italiana Food.
Ma il successo di questo dolce non si limita all’Italia e l’export traina le vendite del settore negli ultimi mesi dell’anno. L’export dei dolci natalizi, infatti, è una componente sempre più importante per le aziende dolciarie e oggi vale circa il 9%. Con panettoni, pandori, vino e spumante, il Made in Italy è ormai il protagonista delle cene di Natale in varie parti del mondo.
Panettone: Perù e Brasile ai primi posti per consumo pro capite
In America Latina, la situazione non è diversa. Il panettone si è trasformato in un dolce tipico, non solo natalizio, e la regione è uno dei principali mercati per questo prodotto, sia in termini di consumo che di produzione. Brasile, Perù, Argentina e Uruguay sono ai primi posti tra i Paesi che più consumano panettone.
Non è difficile capirne il motivo: le migliaia di migranti italiani che tra la fine del 19° secolo e l’inizio del 20° sono giunti in America Latina hanno portato con sé la propria cultura e le proprie tradizioni culinarie, tra cui quella del panettone, evidentemente.
Il Perù, per esempio, con un consumo annuo pro capite di circa 1,1 kg è il secondo paese al mondo per consumo, dopo l’Italia. Nel paese sudamericano, il dolce natalizio, reso famoso dalla famiglia D’Onofrio, oggi leader nel mercato, è consumato tutto l’anno, in numerose occasioni di festa, compleanni e chiaramente il Natale.
Subito dopo, i brasiliani occupano il terzo posto, consumando circa 440 grammi all’anno pro capite. Il panettone, di fatto, è presente già sulle tavole del 52% delle famiglie brasiliane.
Se si parla di produzione, invece, è proprio il Brasile ad avere il primato mondiale. È infatti brasiliana l’azienda che produce più panettoni al mondo: la Bauducco. Fondata da una famiglia di origine italiana, oggi Bauducco esporta in tutto il mondo e ha stabilimenti in 40 paesi, rendendo il Brasile il secondo player globale in questo mercato. Tra il 2019 e il 2020, le esportazioni di panettone “italiano” made in Brazil hanno registrato un aumento dell’1% in volume, raggiungendo quasi 40.000 tonnellate lo scorso anno, e i numeri continuano a crescere. Tra gennaio e luglio di quest’anno, sono state già esportate più di 600 tonnellate di panettone, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2020. Secondo l’ABIMAPI (Associazione brasiliana dell’industria di biscotti, pasta, pane e dolci industrializzati), la stima è che la categoria cresca del 5% in valore e 2% in volume, movimentando circa R$ 890 milioni solo nel periodo di vendite maggiori (novembre-gennaio).
Tuttavia, questi dati si riferiscono a un prodotto che ha ben poco di italiano e che è soprattutto un dolce industriale, ormai con numerosi sapori e farciture. Si tratta soprattutto di Italian Sounding, che ha poco a che fare con l’artigianalità italiana.
Panettone Made in Italy: opportunità per l’export
Se si pensa al panettone artigianale, infatti, la situazione cambia completamente.
In Italia, questo settore vale 109 milioni di euro, con una partecipazione del 52% nell’intero comparto e una crescita del 5,3% negli ultimi due anni, nonostante la generale contrazione del settore.
Fiasconaro ha recentemente affermato che: “aumentare l’export d prodotti italiani è la prima soluzione per combattere la contraffazione della nostra tradizione dolciaria”.
Ed è vero. In America Latina, infatti, i panettoni italiani, quelli veramente italiani, sono sempre più ricercati. Ogni anno, la “stagione natalizia” comincia prima e a settembre si vedono già i primi dolci sugli scaffali dei grandi supermercati. La fascia alta della popolazione è indubbiamente il target principale. Sulle tavole delle famiglie latinoamericane, il classico panettone con uvetta e canditi è oggi affiancato da versioni più sofisticate e premium, con ingredienti italiani di qualità come l’olio d’oliva.
Pertanto, in un mercato enorme come quello sudamericano, dove piccole nicchie della popolazione hanno un elevatissimo potere d’acquisto, le opportunità per le aziende italiane ci sono e sono numerose. Competere con i giganti non è certo facile, ma scegliendo i giusti canali i vendita, è possibile arrivare nelle case di chi il vero Made in Italy lo riconosce e lo apprezza.
Export di vini e spumanti italiani
Oltre a panettoni e pandori, l’America Latina rappresenta una meta interessante anche per i produttori di vini e spumanti. Soprattutto nel periodo natalizio, i consumatori sono disposti a pagare un po’ di più e a mettere in tavola un vino pregiato. E i vini italiani, si sa, sono apprezzati in tutto il mondo per la loro qualità.
Il Brasile, per esempio, è un mercato ricco di opportunità in questo settore. Tra il 2019 e il 2020, il consumo di vino è aumentato del 18% secondo l’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), registrando l’aumento più alto tra tutti i Paesi associati all’OIV. Sebbene la produzione locale guadagni sempre più spazio, i vini importati, hanno la quota maggiore di mercato. Da gennaio a settembre di questo anno, le importazioni sono aumentate del 15,4%, secondo quanto riportato dal Ministero dell’economia, e l’Italia, da sola, ha esportato nel paese verde-oro 8,6 milioni di litri di vino.
In Argentina, allo stesso modo, il consumo di vino pro capite è altissimo, circa 22 litri annui a persona.
Non a caso, il bando comunitario Ocm Vino Paesi Terzi ha confermato Argentina, Brasile, Colombia, Cile e Messico tra i Paesi emergenti con maggiori opportunità per l’export italiano.
Dunque, nonostante la distanza, la pandemia, i tassi di cambio spesso sfavorevoli, il Made in Italy è ancora molto forte in questi Paesi e il Natale è indubbiamente un’occasione unica per aumentare le proprie vendite.
Tuttavia, considerando che spesso i prodotti natalizi cominciano ad essere venduti già a fine agosto, per poter essere competitivi su questi mercati, bisogna partire con largo anticipo. Le negoziazioni richiedono spesso tempo, per non parlare dei tempi di spedizione. Le vendite di Natale, dunque, sono il frutto di un lungo lavoro e di una pianificazione cominciata molti mesi prima.
Se per quest’anno avete perso l’occasione, pensateci per tempo l’anno prossimo. D’altronde, qualsiasi progetto di export, per avere successo, richiede tempo, programmazione e uno studio dettagliato del paese in cui si vuole approdare.
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Mariavittoria Petrosino, redazione@exportiamo.it
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