Il Giappone rappresenta un mercato di grande interesse per il nostro export di Food & Beverage: sebbene infatti pesi solo per il 2% sull’export agroalimentare italiano, la rilevanza di questo mercato è estremamente strategica per alcune categorie di prodotti, come ad esempio quelli premium. Scopriamo insieme perché.

Il Giappone è uno dei pochi Stati al mondo a non essere stato colpito tanto quanto altri mercati occidentali dal Covid-19. Questo ha permesso una continuazione pressoché normale della maggior parte delle funzioni economiche, inclusi i consumi. I consumatori giapponesi, oltretutto, data la loro elevata propensione al risparmio, anche in fase di recessione hanno mantenuto un’elevata capacità di spesa che ha reso lo stato nipponico una delle prime 5 economie mondiali per consumo pro-capite negli ultimi 20 anni. Questi fattori rendono il Giappone un mercato ideale per le aziende produttrici ed esportatrici di prodotti appartenenti alla fascia premium.

Il mercato alimentare giapponese delle vendite al dettaglio nel 2020 ha raggiunto i 400 miliardi di euro, contribuendo al 36% delle vendite al dettaglio in generale, mentre il canale delle vendite all’ingrosso di beni alimentari ha contribuito al 14% del totale. La spesa per l’acquisto di prodotti alimentari per famiglia ammonta ad un quarto del totale delle spese familiari annuali. Inoltre, il mercato dei prodotti alimentari in Giappone risulta essere il più costoso al mondo, soprattutto per le materie prime, che nel Paese scarseggiano; pertanto, la popolazione è quindi già più incline a pagare di più un prodotto di qualità più elevata e proveniente da lontano.

I Giapponesi sono molto attenti all’alimentazione e ad uno stile di vita sano, sebbene i giovani soffrano, più spesso che nei Paesi occidentali, di disturbi alimentari. La domanda giapponese verte soprattutto su marchi alimentari innovativi, di alta qualità e dal gusto eccezionale: questo rende il mercato alimentare premium estremamente fiorente e di altrettanto interesse per le aziende italiane esportatrici. Nonostante la concorrenza tra i rivenditori si stia intensificando, il consumatore giapponese ha ancora “fame” di prodotti nuovi, che ancora non siano stati introdotti nel mercato locale: non c’è quindi mai stato momento migliore per entrare nel mercato del Sol Levante.

Il trend del mercato online è in rapida crescita, nonostante non si avvicini nemmeno ai numeri della Cina, e raggiunge il 3% della quota “food retailing”; tuttavia, le stime prevedono un’esplosione nel settore online e infatti dei colossi dell’e-commerce come Rakuten e Amazon hanno recentemente investito in Giappone nel settore dell’online food. Resta di fatto evidente, però, che i giapponesi preferiscono effettuare i propri acquisti, non solo food, offline.

Circa il 65% di tutte le vendite alimentari al dettaglio avvengono tramite 5 tipologie di negozi.

  • Grandi catene di Supermercati
  • Catene di centri commerciali
  • Catene di negozi di beni generici (GMS)
  • Minimarket
  • Alimentari.

Le catene GMS e le grandi catene di supermercati nel 2020, grazie alla crescente domanda di prodotti alimentari freschi hanno registrato un fatturato totale di 86 miliardi di Euro. In contemporanea, i centri commerciali risultano subire un declino delle vendite, in favore invece degli alimentari, alcuni dei quali stanno aggiungendo più linee di prodotti di nicchia ai loro assortimenti, mentre altri si stanno invece focalizzando su prodotti di fascia bassa, diventando uguali a dei discount. La maggior parte dei supermarket nazionali presenti sono di carattere regionale, piuttosto inefficienti e dipendenti dalla vendita all’ingrosso.

Andando nello specifico del Premium Food è maggiormente venduto in:

  • Supermercati Premium (Seijo Ishii, Kitano Ace, Kinokuniya, Meidiya, Bio C’Bon, ecc.)
  • Centri commerciali
  • E-commerce
  • Piccole catene e negozi indipendenti.

Si prevede, tuttavia, che nei prossimi anni, oltre alla crescita del mercato Premium nell’e-commerce, lo stesso incremento si registrerà nei minimarket, i quali stanno aumentando il numero di referenze premium presenti nei loro negozi, come ad esempio Lawson e Seven Eleven.

Moltissimi negozi “Luxury food”, ristoranti e bar giapponesi stanno iniziando a vendere e soprattutto ricercare sempre più prodotti salutari ed innovativi, seguendo la crescita vertiginosa che il segmento sta riscontrando. Molte aziende straniere monomarca del premium food sono riuscite ad entrare nel mercato giapponese con successo come Lindt, Godiva e Picard.

Entrare in Giappone, come in altri Paesi, significa conoscerne anche la cultura del consumo; infatti, a differenza della maggior parte degli altri Stati, il mercato dei regali non è florido, in quanto sono poche le occasioni dove poter porgere un regalo. Tuttavia, non è da sottovalutare una recente, seppur lieve, crescita del settore, di cui l’80% è costituito dalla regalistica corporate e il restante da quella personale. Il mercato è sì dominato da single ma è vero che proprio loro amano auto-regalarsi delle piccole prelibatezze, così come la crescita delle donne lavoratrici ha portato ad un aumento della spesa delle stesse in premium food, mentre il segmento di popolazione senior, che costituisce la maggior parte dei consumatori, ha una media di risparmio molto elevata (circa €180.000) che sempre più spesso decide di dedicare al cibo di qualità. La chiave del successo di un prodotto regalo risiede comunque nel packaging e nella qualità, ed in generale i prodotti europei sono meglio riconosciuti e per questo preferiti dai consumatori.

Sono molti i venditori all’ingrosso e i distributori alla ricerca di prodotti in private label italiani. Il mercato del premium food in Giappone offre dunque moltissime opportunità per le aziende italiane che siano disposte ad adattarsi, adeguare i loro prodotti e soprattutto elaborare una strategia vincente nel Paese del Sol Levante.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Ambra Quadri, redazione@exportiamo.it

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