Esportare F&B in Brasile può risultare complicato se non si conosce la normativa locale. Carne, pesce, latticini, vino: sono questi i prodotti che richiedono più attenzione. Servono dei certificati appositi e, in alcuni casi, delle licenze previe. Vediamo nel dettaglio le specificità di ogni caso.
Gli scambi commerciali con il Brasile nel settore F&B restano intensi, nonostante la pandemia e la complicata situazione economica e politica del Paese verde oro.
La “fame” per i prodotti Made in Italy è viva tra i brasiliani e molti non rinunciano a mettere sulle loro tavole un buon olio di oliva, un piatto di pasta o una bottiglia di vino italiano. Nel 2020, di fatto, le esportazioni agroalimentari dall’Italia verso il Brasile sono cresciute dell’1,06%, stando ai dati dell’ITA (Italian Trade Agency).
Nel precedente articolo sull’export dell’agroalimentare in Brasile, abbiamo visto quali sono i passi da seguire per poter esportare in sicurezza i propri prodotti. Vediamo oggi nel dettaglio le specificità di alcune tipologie di prodotti.
Prodotti di origine animale
Per i prodotti di origine animale, come carne, pesce, latticini e miele, ancor prima di ottenere un apposito registro per il prodotto, è necessario che l’azienda stessa sia registrata e autorizzata all’esportazione.
La legge n. 1.283 del 1950 e il Decreto n. 9.013/2017 stabiliscono, infatti, che qualsiasi stabilimento industriale che commercializzi prodotti di origine animale, debba essere registrato presso il DIPOA (Departamento de Inspeção de Produtos de Origem Animal), a sua volta vincolato al MAPA (Ministério da Agricultura, Pecuária e Abastecimento).
Per ciò che concerne i singoli prodotti, tutti i prodotti di origine animale, sia destinati al consumo diretto sia destinati a stabilimenti che provvedono alla trasformazione, necessitano di un’etichetta registrata presso il DIPOA. Successivamente, è necessario ottenere l’autorizzazione previa del MAPA che ha il compito di valutare se il prodotto possiede i requisiti di salute animale e pubblica.
I prodotti potranno essere importati solo se:
- provengono da stabilimenti abilitati all’esportazione verso il Brasile;
- sono registrati al DIPOA;
- sono etichettati secondo la normativa vigente;
- posseggono il certificato sanitario emesso dall’autorità competente del Paese di origine.
Si può sollecitare l’autorizzazione all’importazione in qualsiasi momento, ma sempre prima che il prodotto arrivi in Brasile.
Dal 2019, il Governo federale ha reso più facile e rapido il processo di autorizzazione per l’importazione di prodotti di origine animale. Il processo, infatti, avviene online e i tempi di emissione si sono ridotti notevolmente.
Olio
Per l’olio di oliva, non esistono particolari adempimenti, oltre alla licenza di importazione e il certificato di origine. Unica differenza rispetto agli altri prodotti di origine vegetale è che è necessario che l’etichetta rispetti i requisiti normativi e sia registrata presso il MAPA, prima ancora che il processo di importazione sia avviato. La Resolução n.º 259, del 20 settembre 2002, stabilisce che sull’etichetta sia riportato il luogo e la data dell’imbottigliamento, così come il grado di acidità, la data di fabbricazione e la composizione.
Inoltre, una volta arrivato al porto di destino, un piccolo campione di prodotto può essere prelevato per l’analisi sensoriale, per verificare che le caratteristiche dei prodotti siano conformi a ciò che è stato dichiarato nel certificato e che rispettino la normativa vigente. Dato il numero ridotto di laboratori riconosciuti dal Ministero, tuttavia, per facilitare il processo, oggi sono ammessi e riconosciuti anche i Certificati di analisi emessi nel paese di origine da laboratori accreditati dal MAPA.
Vino
Il processo di importazione del vino è molto simile a quello dell’olio. Sono richiesti il certificato di origine e di analisi e la licenza di importazione. L’etichetta del vino deve rispettare i requisiti normativi, la denominazione (seco, meio seco, suave, doce) deve essere definita in base alla quantità di zuccheri e potrebbe divergere dalla classificazione in altri Paesi.
Per la prima importazione, un campione di ogni vino verrà sottoposto ad analisi una volta arrivata la merce in Brasile. Al fine di facilitare il processo e ridurre costi e tempistiche, per le importazioni successive, il Ministero ha stabilito che il vino non sarà sottoposto a nuova analisi, se non ci sono stati cambiamenti nella sua composizione, nella marca commerciale e nel produttore negli ultimi dodici mesi.
Fino al 2015, era richiesto il marchio IPI. Oggi, questo requisito non è più necessario, ma vige ancora per i distillati.
Prodotti biologici
Avere il marchio biologico in Italia non significa che il prodotto sia automaticamente riconosciuto come “orgânico” in Brasile.
È necessario che l’azienda straniera produttrice, per vendere i propri prodotti biologici in Brasile, sia certificata da un organo certificatore accreditato presso il MAPA e rispetti i requisiti previsti dalla normativa brasiliana. Alcuni organi certificatori sono: IBD, EcoSocial, Demeter, Abio, Ecocert e OIA.
Di fronte ad una normativa complessa come quella brasiliana, è facile trovarsi in difficoltà ed entrare in confusione, soprattutto se si tratta della prima esportazione. I numerosi certificati e i costi elevati possono spingere l’azienda a rinunciare a questo mercato. Non bisogna, però, scoraggiarsi. Oggi molti processi possono essere condotti online e in una forma abbastanza semplice, se si conosce nel dettaglio la normativa.
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Fonte: a cura di Exportiamo, di Mariavittoria Petrosino, redazione@exportiamo.it
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