CIBUS 2021: l’Italia Riparte dall’Export dell’Industria Agroalimentare

CIBUS 2021: l’Italia Riparte dall’Export dell’Industria Agroalimentare

03 Settembre 2021 Categoria: Food & Beverage

I numeri più che positivi del Salone dell’Alimentazione inviano un segnale di ripresa economica per l’Italia e per tutta l’industria alimentare. Con le esportazioni che superano le importazioni, l’obiettivo 2021 per l’export alimentare di 50 miliardi sembra sempre più vicino.

Si chiude oggi la XX edizione di Cibus, Salone internazionale dell’Alimentazione, organizzato da Fiere Parma e Federalimentare. Si è trattato della prima manifestazione in presenza dal 2018, prima occasione di incontro post pandemia tra produttori e buyer internazionali.

“Alcuni prodotti non sono virtualizzabili” ha spiegato Antonio Celie, CEO di Fiere di Parma, ed è per questo che si è deciso di ripartire in presenza. E l’Italia riparte proprio dall’agroalimentare, settore trainante dell’economia e dell’export. Nonostante la crisi che ha colpito un po’ tutti i settori durante la pandemia, l’agroalimentare ha registrato un’ottima ripresa già nel primo semestre del 2021, con un aumento di quasi il 10% rispetto all’anno precedente, come affermato da Carlo Maria Ferro, Presidente di ICE Agenzia. Per Ivano Vascondio, Presidente di Federalimentare, risulta realistico pensare che si raggiungerà la quota dei 40 miliardi export, solo per il settore alimentare, a cui si sommeranno i 10 miliardi dell’agricoltura. L’obiettivo dei 50 miliardi, insomma, mancato nel 2020 a causa della pandemia, sarà realizzato quest’anno ed è un ottimo segnale del fatto che l’economia stia ripartendo.

L’industria alimentare italiana è al terzo posto per fatturato in Europa, dopo Francia e Germania, e sesta a livello mondiale per export di prodotti alimentari. E proprio quest’anno, per la prima volta, le esportazioni hanno superato le importazioni per un valore ad oggi di circa 25 miliardi, rispetto ai 23 miliardi delle importazioni, come emerge da uno studio di Coldiretti. A fronte di consumi interni ormai stagnanti, infatti, l’export continua a crescere, raggiungendo mercati nuovi quali Vietnam, Malesia e Corea.

A trainare le vendite, sono soprattutto i prodotti DOP e IGP, con un peso di circa il 25% sul totale dell’export, rappresentando un pilastro fondamentale dell’economia italiana. Solo il comparto delle indicazioni geografiche protette ha raggiunto un valore stimato di circa 17 miliardi di euro, secondo i dati di Federalimentare.

La fiera ha visto come gli altri anni circa 2000 espositori, con meno visitatori ma più interessati, per un totale di circa 40 000 operatori commerciali. Presenti buyer da tutta Europa, ma anche da Corea e USA, così come Sudafrica, Russia e Medioriente. Sono invece mancati i buyer di Giappone, Cina e Australia.

Tra i prodotti presentati, i protagonisti sono stati i grandi classici del Made in Italy, quelli che tengono alto il nome della gastronomia italiana nel mondo.

Tra le novità, sono state presentate soprattutto proposte che seguono la tendenza salutista o del plant based, molto di moda anche negli Stati Uniti (per approfondire leggi questo articolo). Salame senza sale, formaggi vegetali, hamburger di legumi sono solo alcune delle proposte. Tante anche le rivisitazioni dei grandi classici Made in Italy, come il Parmigiano spalmabile.

Noi di Exportiamo non potevano non partecipare a questo evento e ciò che abbiamo percepito è stato un grande entusiasmo da parte di tutti. Essere lì, presenti, chiacchierare con export manager e buyer, toccare con mano le novità, scambiare idee: fare la fiera in presenza è stato un grande segnale per tutti e i numeri positivi lo confermano. Nonostante il numero ridotto di visite, i produttori si ritengono più che soddisfatti perché i buyer presenti avevano obiettivi mirati ed erano decisi a concludere buoni affari.

Entusiasmo sì, ma anche preoccupazione. Preoccupano tanto l’aumento generalizzato dei costi, dalle materie prime all’energia ai trasporti, che inevitabilmente si riflettono sul prezzo finale, mettendo a rischio le vendite. Allo stesso tempo, le frontiere chiuse in molti Stati rappresentano un grande limite per seguire il business oltre oceano.
Non mancano, infine, le sfide per il futuro. I consumatori sono sempre più esigenti e attenti a tematiche quali sostenibilità e salute, e le PMI italiane non possono più non considerare questi fattori, se vogliano continuare ad essere scelte. Innovare con packaging sostenibili e scegliere con cura le materie prime, garantendo la tracciabilità della filiera, sono sempre più dei must have per tutta l’industria agroalimentare.

Per concludere, la fiera è stata una grande iniezione di fiducia, un forte segnale che l’Italia nei suoi prodotti ci crede e investe, perchè sa che è proprio da qui che si deve ripartire.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Mariavittoria Petrosino, redazione@exportiamo.it

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