I grandi eventi sportivi, come ad esempio gli Europei di calcio e le Olimpiadi, hanno un’enorme valenza anche economica: ecco quanto valgono per l’export delle eccellenze Made in Italy.

Lo sport ricopre un ruolo chiave nel generare benefici sociali ed economici per la società. Questi benefici interessano le aree della salute, dell’istruzione, dell’occupazione e dell’inclusione sociale, con ricadute positive sui livelli di benessere collettivo.

Oltre all’indubbio valore sociale ed educative, lo sport ha assunto nel corso degli anni una dimensione rilevante anche di punto di vista economico. In Italia si contano attualmente circa 39 mila imprese attive nell’economia dello sport, per un valore della produzione di 17,5 miliardi di euro e 118 mila addetti. Numeri importanti che configurano lo sport come un settore economico di dimensioni ragguardevoli, in termini di fatturato alla pari ad esempio dell’industria degli elettrodomestici. Si tratta peraltro di una stima per difetto che non considera gli effetti indiretti attivati dalla domanda generata dal settore: servizi alberghieri, trasporti, sanità, ristorazione solo per citarne alcuni.

Per non parlare dell’effetto trainante e del sentiment positivo indotto dai grandi eventi sportivi, soprattutto in caso di vittoria.

Euro 2020: una vittoria anche per il Made in Italy

Il trionfo degli Azzurri agli Europei di calcio potrebbe regalarci 12 miliardi di euro di Pil in più, e magari anche un aumento dell’export vicino al 10%, sostiene Coldiretti.

“Alcuni studi hanno ipotizzato che una vittoria al Mondiale possa provocare uno stimolo alla crescita del Pil del Paese vincitore nell’ordine di un aumento dell’1-2% della ricchezza nazionale. È ragionevole immaginare che vincere una competizione europea possa provocare una crescita compresa tra lo 0,6 e lo 0,7%”, spiega Michele Costabile, docente di Marketing & Performance Metrics alla Luiss di Roma. Secondo un’analisi di Coldiretti il trionfo al Mondiale del 2006 diede un contributo di alcuni punti percentuali alla crescita del Pil italiano di quell’anno, che fece registrare un aumento record del 4,1% a valori correnti. In occasione della vittoria di Wembley, la spinta alla crescita potrebbe valere uno 0,7% aggiuntivo del Pil. Queste previsioni si basano sulla teoria che ogni grande vittoria sportiva genera un effetto positivo che aumenta il prestigio internazionale di un Paese. Per converso, una sconfitta si traduce in ingenti perdite economiche, come avevamo scritto in questo articolo in occasione della mancata qualificazione degli Azzurri ai mondiali di Russia 2018.

Questi impulsi economici si basano su stimoli “soft” e immateriali di grande potenza. “Quando c’è la vittoria a una competizione calcistica mondiale o europea è l’intero sistema del “made in” di un Paese che beneficia dell’immagine “cool” che si riflette sui suoi prodotti. E di conseguenza sono i settori legati ai consumi a trarre i maggiori vantaggi: la moda, l’alimentare, il vino, l’arredamento, il turismo. Tutti beni o consumi esperienziali che si legano a fattori emozionali di tipo positivo”, sintetizza Costabile. Quest’anno, purtroppo, a causa delle restrizioni dovute al Covid è prevedibile che il settore turistico trarrà benefici inferiori rispetto al passato dalla grande performance della Nazionale, ma sicuramente l’effetto generale sarà più che positivo.

Le Olimpiadi di Tokyo 2020: una spinta per l’export in Giappone

Anche i Giochi di Tokyo 2020 rappresentano un momento molto importante anche per l’economia: per le imprese sono un’ottima occasione per promuovere i propri prodotti su una grande vetrina internazionale, quale è quella delle Olimpiadi, e al contempo sono un’opportunità per infittire le relazioni commerciali con il Giappone.

Certo, l’anomalia di quest’anno con la rassegna a cinque cerchi senza pubblico rema a sfavore. L’evento non avrà l’impatto sperato, ma il comparto nutre comunque forti aspettative nei confronti delle ricadute sull’export. Un mercato di sbocco, quello nipponico, che negli ultimi anni ha dimostrato sempre più il suo spiccato interesse per gli articoli Made in Italy. Il giro d’affari delle esportazioni dal 2014 ha fatto segnare un trend in continua crescita, al netto della flessione accusata nel 2020: a causa della pandemia, l’anno scorso è infatti andata persa una fetta pari al 20%, ma nel 2019 il valore delle vendite in Giappone si aggirava attorno ai 124 milioni di euro, un balzo del +20,5% rispetto al 2018 (dati elaborati dall’Ufficio ICE di Tokyo).

Ma cosa cercano i consumatori giapponesi? “Dalla corsa al golf, dal trekking all’alpinismo, passando dalla bici: i giapponesi – riferisce Anna Ferrino, presidente di Assosport – hanno una predilezione per gli sport all’aria aperta e tra gli articoli che vanno per la maggiore non a caso ci sono le calzature e l’abbigliamento adatti a praticare questo tipo di attività. Ma non solo. La commistione tra casual e sportivo sta prendendo sempre più piede anche lì. Scarpe e capi sportivi vengono indossati nella quotidianità: è il cosiddetto “2-mile wear”, un trend in espansione”.

Nei prodotti realizzati dalle nostre aziende riconoscono lo stile tipicamente italiano, ne apprezzano l’alta qualità dei materiali e l’originalità delle collezioni, con un occhio attento alla componente tecnologica e alla durabilità dei prodotti stessi. L’Italia vanta, infatti, molte imprese leader in nicchie altamente specializzate, con diversi marchi riconosciuti dal mercato. Standard qualitativi di eccellenza (tecnologica e di design) e costanti nel tempo, capacità di sviluppare prodotti personalizzati, elevata flessibilità hanno garantito alle imprese italiane una riconosciuta affidabilità e un’ottima percezione dei propri prodotti sui mercati esteri.

“Se il golf è una passione storica e la scelta della bici è dettata anche dagli spostamenti in città, gli sport all’aria aperta – conferma Erica Di Giovancarlo, direttrice dell’Ufficio di Tokyo dell’Agenzia ICEnel recente passato sono praticamente esplosi, complice la sempre maggiore attenzione dei giapponesi verso uno stile di vita sano. La domanda cresce e di riflesso aumentano gli spazi di vendita dedicati all’outdoor. Pur tenendo conto del contesto favorevole, anche questo comparto ha però risentito dell’emergenza sanitaria, come riportato da Yano Research Institute. Più in generale, Covid e chiusura degli impianti sportivi hanno pesato sui volumi delle importazioni dal mondo di prodotti per lo sport: la contrazione è stata del -18,3% rispetto al 2019. Rimanendo agli scambi Roma-Tokyo, l’Italia è passata da un volume d’affari pari a circa 124 milioni di euro del 2019 ai 99 milioni di euro del 2020, slittando dal quinto al sesto posto nella classifica dei Paesi esportatori”.

Ciononostante, sostiene  Anna Ferrino “il valore del mercato giapponese per i brand italiani ha sempre rappresentato un punto fermo. Abbiamo lavorato senza sosta in tandem con istituzioni e altre associazioni anche europee per agevolare le condizioni dei rapporti commerciali tra Italia e Giappone. Dopo lunghe battaglie, ad esempio, l’accordo di libero scambio Europa-Giappone (entrato in vigore nel 2019) entro dieci anni porterà a una graduale riduzione fino alla totale scomparsa dei dazi sul commercio estero degli scarponi da sci. L’ormai solida collaborazione con l’Agenzia ICE va proprio in questa direzione. I rapporti tra i due Paesi torneranno ad essere forti. Affinché diventino sempre più floridi, attiveremo ogni tipo di strategia per favorire l’ingresso e la penetrazione delle nostre aziende nel mercato nipponico: proseguiremo con incoming con operatori giapponesi e incontri B2B in Italia e sul tavolo per il prossimo autunno c’è anche un’iniziativa che coinvolgerà anche il Ministero degli Esteri”.

Fonte: a cura di Exportiamo, di Miriam Castelli, redazione@exportiamo.it

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