Sistema Moda Italia ha presentato al governo il “Percorso per il rilancio della filiera del tessile-abbigliamento”, un dossier che contiene proposte concrete e attivabili in tempi rapidi per interventi finalizzati al mantenimento ed alla crescita della filiera.
Il Settore Tessile - Abbigliamento è oggi in grande difficoltà essendo, per le sue caratteristiche e la sua natura, uno dei più colpiti dalla pandemia e soprattutto dalle misure di contenimento adottate.
Lo scenario attuale è evidenziato dall’analisi realizzata dal Centro Studi di Confindustria Moda che ha confermato che la filiera del Tessile-Abbigliamento ha perso nel corso del 2020 il 23,7% del fatturato rispetto al 2019, cioè a valore - 13,3 miliardi di fatturato.
Non va meglio per l’export, che archivia il 2020 con un calo del 19,5% a 46,14 miliardi.
Inoltre la previsione di un altro semestre – il 1° 2021 – in negativo, ha spinto l’Associazione Sistema Moda Italia (SMI) a realizzare un dossier che contiene proposte concrete e attivabili in tempi rapidi per interventi finalizzati al mantenimento ed alla crescita della filiera.
“Il primo passo, necessario e doveroso, era la presentazione al ministero dello Sviluppo economico. Nelle prossime settimane sarà la volta di Mef, Ministero del Lavoro, della Ricerca e della Transizione ecologica: il piano per dare un futuro al tessile-moda è trasversale all’economia del Paese e va visto come un investimento, non come una richiesta di ristori” ha infatti dichiarato Marino Vago, presidente di SMI, in un’intervista al Sole 24 Ore, proseguendo così: “Abbiamo chiamato il documento sottoposto al ministro Giancarlo Giorgetti ‘Percorso per il rilancio della filiera italiana del tessile-abbigliamento’ perché di questo si tratta: non chiediamo, ripeto, ristori, ma di condividere una visione che porta non solo la nostra filiera, ma l’intera economia e società italiana, in un nuovo paradigma, circolare anziché lineare, che si nutre e cresce grazie alla ricerca e sviluppo e alla digitalizzazione e che valorizza la voglia di formazione dei giovani e tutela l’occupazione femminile, una delle fragilità del nostro Paese”.
Non volendo semplicemente indicare uno stato di crisi, ma qualificare scientificamente al Governo l’analisi nei dettagli, SMI si è avvalsa dell’analisi econometrica sull’andamento del settore realizzata dalla Divisione Ricerca Applicata e Advisory della Business School dell’Universita’ Carlo Cattaneo LIUC e del contributo dell’ing. Luca Bettale di Long Term Partners.
Secondo queste analisi, lo stato attuale del settore, senza alcun intervento strutturale, prevede nell’arco dei prossimi 3 anni, una perdita di fatturato rispetto ai dati 2019 di circa 9 miliardi di euro, la chiusura di circa 6.500 imprese (il 15%) con la perdita di circa 70mila posti di lavoro (il 17,8%): un vero e proprio tsunami economico e sociale.
SMI ritiene invece che con una solida ed articolata politica di investimenti da attivare tempestivamente sia possibile preservare e rilanciare la filiera, con dimostrabili benefici anche sul settore manifatturiero nel suo complesso.
L’associazione ha elaborato una strategia di intervento strutturale per il rilancio della filiera, concepita su tre livelli operativi e con investimenti complessivi per circa 8 miliardi di euro:
1- Interventi di emergenza, da attivarsi nell’immediato e finalizzati a salvaguardare le professionalità e ad agevolare i processi di ristrutturazione, consentendo sia di affrontare il delicato tema sociale delle uscite dal lavoro che quello delle entrate di nuove professionalità richieste dal settore nei prossimi anni. È stato stimato che per questa fase saranno necessari 2 miliardi di euro.
2- Interventi strategici di medio periodo per la messa in atto degli effetti relativi agli ambiti qualificanti della circolarità, innovazione creativa, digitalizzazione e recupero di competitività settoriale (previsti stanziamenti per 4 miliardi di euro).
3- Interventi strategici di lungo periodo, in rafforzamento e completamento delle misure previste nella fase precedente, eminentemente strutturali, negli ambiti della promozione, della formazione e della riqualificazione delle risorse umane (per 2 miliardi di euro).
Essenziali per la riuscita del piano saranno i tempi di attivazione: la tempestività e la puntualità faranno la differenza per il futuro delle imprese e dei lavoratori del settore.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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