Il mercato delle ceramic tiles negli USA registra numeri in flessione, con un deciso stop soprattutto all’acquisto di piastrelle importate dall’estero. Segnali di ripresa tuttavia si registrano nel settore edilizio che da giugno ha cominciato ad invertire la parabola discendente, recuperando in pieno le performance del 2019.
Osservando i numeri del 3Q 2020 del Tile Council of North America, si osserva un calo degli acquisti di piastrelle ceramiche vicino al –11,6 % su “base annuale” rispetto allo stesso quarter dell’anno precedente, corrispondente ad una domanda di mercato di circa 190 milioni di mq. di prodotto.
Calandoci nel dettaglio delle dinamiche interne del settore, gli Stati Uniti registrano nei primi 3 quarter del 2020 una produzione nazionale di circa 63 milioni di mq., destinati per circa 61 milioni di mq al mercato interno e 2,2 milioni di mq. all’export, principalmente verso Canada e Messico. Dunque, il mercato interno ha registrato un leggero calo, segnando un -1,5% di consumo ed un calo marginale del valore unitario medio di vendita pari a 16$/mq.
Dati ancora più allarmanti sono quelli relativi al prodotto estero importato nel Paese a stelle e strisce. Le importazioni sono infatti calate di quasi il 15,8% rispetto ai dati dei primi 3Q del 2019 ed hanno toccato quota 128,4 milioni di mq.
Analizzando i dati nel dettaglio, in quantità e valore, la situazione che si viene a delineare è diversa dai trend a cui si era abituati in passato.
In particolare, la Cina che è sempre stata detentrice della prima quota di market share è uscita totalmente di scena per le motivazioni ovvie a tutti (diatribe commerciali durante il mandato di Trump e per gli effetti negativi del Covid-19).
Di contro, una buona quota di mercato è stata catturata dalla Spagna che ha segnato un +9,6% di vendite rispetto al 3Q precedente, raggiungendo una quota di esportazioni totali di circa il 20,7% nel mercato USA (con circa 27 milioni mq di vendite al 3Q 2020).
Al nuovo primato della Spagna nel mercato americano seguono, secondo quanto riportato dal TCNA, il Messico, sebbene registri un calo in mq di circa il 15,5%, il Belpaese con 22 milioni di mq in calo del 4,5% e le emergenti potenze di Turchia e Brasile che stanno sempre più conquistando quote di mercato.
Tuttavia, nonostante la terza posizione per quantità esportata, il nostro Paese si conferma primo per valore del prodotto esportato nel mercato americano, con un valore totale di 458 milioni $ nel 3Q, raggiungendo circa il 32% dell’import totale in termini di valore monetario.
Ciò è dovuto principalmente al valore riconosciuto al Made in Italy da parte degli operatori americani che attribuiscono un prezzo medio unitario di prodotto di 20,77 $/mq nettamente superiore a quello di tutti gli altri competitor, quasi doppiando il secondo protagonista, la Spagna, ferma a 12,37 $/mq.
Ne è una conferma quanto dichiarato da Emilio Mussini (Vice Presidente di Confindustria Ceramiche) in una recente intervista al Sole24ore: negli USA la ceramica Made in Italy è nella fascia più alta del mercato perché “considerata di alta gamma per qualità tecnica ed estetica, oltre per la salubrità e sicurezza che riesce a garantire”, tanto da essere sempre più apprezzata dai progettisti che la destinano ad infrastrutture ed alberghi di lusso.
Dunque, quali sono le prospettive future per il mercato e per il nostro Made in Italy?
In primis, bisogna prendere in considerazione i segnali positivi che arrivano dall’edilizia americana. Il settore, infatti, è in forte ripresa dopo il brusco calo iniziato a marzo, registrando interessanti incrementi in termini di investimenti nelle costruzioni e nelle relative vendite.
Secondo Mussini, è lecito aspettarsi un consolidamento delle caratteristiche di prodotto di cui abbiamo appena parlato, che prospettano un buon futuro per quelle imprese Made in Italy delle ceramiche che riusciranno a farle proprie.
Inoltre, l’evento fieristico Covering a Orlando (dal 7 al 9 luglio) potrebbe essere “una buona opportunità da cogliere per ripartire, considerate le sollecitazioni che sono arrivate dai distributori USA”, sempre secondo quanto affermato da Mussini.
In un precedente articolo sul tema, l’export manager di Italcer USA, Anthony Pascarella, ha dispensato consigli utili per affrontare il vasto e complesso mercato americano evidenziando la necessità di avere una presenza diretta in loco per educare il cliente al prodotto e fornirgli la dovuta assistenza e migliorare la competitività aziendale.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Gianluca Totaro, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA