In questo periodo di incertezza, il comparto alimentare risulta il settore maggiormente sotto pressione a causa degli effetti che l’epidemia di Covid-19 sta provocando in molte aree del mondo. Tuttavia, alcune strategie possono essere applicate dai retailer del food a livello internazionale, per salvaguardare sia il proprio business sia per proteggere un settore centrale per l’ordine e la stabilità sociale.
uno studio realizzato da McKinsey, per affrontare al meglio la pandemia di Coronavirus in atto, i rivenditori al dettaglio di generi alimentari e tutta la GDO del settore food, dovrebbero sin da subito prepararsi e adottare specifiche strategie per contrastare gli effetti che l’epidemia sta producendo sulle abitudini di acquisto dei consumatori mondiali, caratterizzate da una crescente “corsa” all’accaparramento dei generi di prima necessità.
Lo studio realizzato dalla società di consulenza manageriale racchiude alcune strategie, suddivise in sei punti:
1. Proteggere sia i dipendenti che i clienti
Per quanto concerne i dipendenti, la problematica è duplice: da una parte c’è tutto il reparto amministrativo, facilmente gestibile tramite le diverse soluzioni di smartworking che le varie aziende possono attivare, dall’altro ci sono tutti i dipendenti che svolgono mansioni che prevedono il contatto con il pubblico o non hanno possibilità di svolgere il loro lavoro in remoto, per i quali sono necessarie precauzioni più stringenti, per preservare la loro salute e quella dei clienti.
Tra le misure attuabili si evidenziano: intensificare l’igiene e limitare il più possibile il contatto umano, facendo uso di tutti i sistemi tecnologici a disposizione, come le casse automatiche e i pagamenti elettronici. Altre strategie applicabili riguardano la sistemazione degli scaffali, da limitare il più possibile negli orari in cui il negozio rimane chiuso al pubblico, e adottare un sistema di consegna a domicilio della spesa che non preveda per il personale di entrare nelle abitazioni dei clienti.
Lo studio rileva inoltre che, per prepararsi agli scenari peggiori, alcuni rivenditori stanno attuando piani di backup del personale fondamentale, organizzando due team interscambiabili, in modo da non rimanere scoperti nel caso del bisogno.
Infine, alcune catene alimentari riservano determinate fasce orare di apertura per servire esclusivamente le categorie più esposte alla malattia, per prevenire il più possibile il contagio di tale fetta della popolazione.
2. Garantire la continuità dell’attività
È fondamentale che i retailer alimentari garantiscano l’attività e rimangano aperti, assicurando contestualmente il servizio della spesa a domicilio. Tuttavia, mantenere l’efficienza, soprattutto lato digitale non è facile, visto l’enorme flusso di richieste pervenute nell’ultimo periodo, e la difficoltà nel reperire un numero sufficiente di driver che possano effettuare materialmente le consegne.
È necessario che i rivenditori al dettaglio diano ascolto alle esigenze dei consumatori, in modo da sviluppare le migliori soluzioni per accontentare il più possibile il pubblico. Ad esempio, alcuni negozi hanno dovuto rimodulare gli spazi interni per dei locali, in modo da dare più spazio ai beni maggiormente richiesti dai clienti.
Risulta doveroso per assicurare tutto questo che i retailer, i fornitori e l’amministrazione pubblica collaborino per definire un quadro normativo tale da garantire lo svolgimento di queste attività fondamentali, guardando in primis alla tutela della salute pubblica.
3. Avere una visione parcellizzata della realtà territoriale
Il ritmo al quale il coronavirus sta impattando sull’economia varia tra Paesi, categorie merceologiche e tipologie di negozi. Alcuni prodotti ad esempio, stanno affrontando picchi di domanda fino al +800%, come i farmaci per raffreddore e influenza e tra il +25 e il +50% per i prodotti alimentari. Invece, alcuni format come i minimarket, stanno registrando forti cali nelle vendite, mentre altri, come gli e-commerce stanno registrano aumenti della domanda del +700% e spesso non riescono a sopperire agli ordini dei clienti.
Risulta di fondamentale importanza per i retailer alimentari avere una panoramica sullo sviluppo delle tendenze a livello locale, in modo da adeguarsi velocemente ai nuovi scenari e rispondere efficacemente alle mutevoli necessità dei clienti presenti sul territorio, coordinandosi costantemente sia internamente che con i fornitori per la gestione degli approvvigionamenti.
4. Gestire dinamicamente domanda e offerta
L’emergenza sanitaria ha profondamente modificato il classico paniere di generi alimentari, causando non poche problematiche a livello di catena di approvvigionamento, che sta lottando per riuscire a tenere il passo con le richieste dei clienti. Secondo lo studio, per mantenere l’equilibrio, i negozi alimentari dovrebbero gestire dinamicamente i loro calendari commerciali e le catene di approvvigionamento.
Risulta per questo particolarmente importante una gestione proattiva della domanda, in modo da disincentivare picchi di acquisti che porterebbero a possibili esaurimenti di scorte. In quest’ottica, risultano positive ad esempio le azioni delle istituzioni che sconsigliano gli acquisti dettati dal panico di massa, e verificare la presenza di attività promozionali in programma su categorie di prodotti particolarmente sensibili in questo contesto, limitandone eventualmente l’intensità delle promozioni in calendario.
5. Trasformare il modello di business in modo da integrare le tecnologie in ottica futura
La pandemia ha accelerato molte tendenze che erano solo in una prima fase di sviluppo, e che probabilmente continueranno a essere presenti una volta che l’emergenza sarà finita. Tra questi, si evidenziano lo smartworking, lo shopping online, processi di vendita che prevedono l’utilizzo della tecnologia e le consegne a domicilio della spesa. Se è vero che attualmente la GDO deve affrontare problematiche maggiormente urgenti, è anche vero che i soggetti che riusciranno a integrare questi sistemi nei loro processi aziendali ricaveranno un indiscutibile vantaggio competitivo in ottica futura.
6. Rimodellare la propria rete di partner, anche attraverso fusioni e acquisizioni
In questo periodo di incertezza può risultare vantaggioso, soprattutto in ottica futura, avviare partnership e fusioni mirate ad acquisire nuovi servizi, capaci di offrire alla clientela una migliore esperienza di acquisto o per andare incontro ai mutati bisogni del pubblico.
In quest’ottica, possono essere prese in considerazione collaborazioni o acquisizioni con aziende tecnologiche, in grado di sviluppare sistemi innovativi, oppure realtà che forniscono servizi complementari alla vendita al dettaglio di alimenti, che possono essere incluse nel business model, o ancora integrare verticalmente elementi della catena del valore che sono diventati più interessanti con i nuovi schemi di business.
In definitiva, l’obiettivo per i dettaglianti del settore alimentare dovrebbe essere irrobustire sia i processi interni che esterni e l’attivazione o il potenziamento dei nuovi servizi per il cliente, con uno sguardo sempre rivolto verso il futuro e a quelle che saranno le nuove tendenze di mercato nel post-emergenza, in modo da farsi trovare pronti nel momento della ripartenza.
Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA