Nel 2019 il commercio internazionale di vino made in Italy è cresciuto del +3,8%, toccando un totale di vendite estere per un valore pari a 6,2 miliardi di Euro. Tuttavia, l’incognita dei dazi USA ha rappresentato un fattore di instabilità per il settore, non consentendone un maggiore sviluppo.
Secondo uno studio di Confartigianato sugli ultimi dati Istat disponibili, il settore viti-vinicolo italiano ha registrato nei primi nove mesi del 2019 una performance particolarmente positiva, registrando un aumento delle vendite nei mercati esteri del +3,8%, in miglioramento rispetto alla crescita registrate nel 2018, anno in cui le esportazioni sono aumentate del +3,3%.
Secondo i dati relativi al 2018, tra i Paesi che hanno apprezzato maggiormente i prodotti viti-vinicoli italiani troviamo gli USA, che da soli hanno ricoperto in tale periodo circa un quarto dell’intero export di vino italiano con una quota del 23,4% per un valore di 1.462 milioni di Euro. Tra gli altri Paesi che hanno importato maggiori quantità di bottiglie di vino Made in Italy troviamo: la Germania che ha rappresentato una quota dell’export di vino pari al 16,7%, il Regno Unito pari al 13%, la Svizzera che è stata la destinazione per il 6,0% delle vendite estere, il Canada con il 5,3% e infine la Francia con il 3,1%.
Analizzando le aree geografiche con una maggiore propensione all’export, si è rilevato che il 51,6% del vino venduto all’estero, proviene dal Nord-Est della penisola, con un valore di 3,2 miliardi di Euro, segue il Nord-Ovest con il 21,1% (1,3 miliardi di Euro di fatturato), il Centro Italia con una quota del 18,2% delle vendite estere pari a 1,1 miliardi di Euro ed infine il Sud Italia con il 9,1%, per circa 600 milioni di Euro.
Più nel dettaglio, le Regioni le cui cantine hanno riscosso maggiormente successo nei mercati internazionali sono: il Veneto che da solo ricopre circa un terzo dell’intero export di vino (35,9%) pari a un valore di 2,2 miliardi Euro, mentre seguono Piemonte e Toscana con vendite di vino all’estero pari a un valore di circa un miliardo di Euro.
Lo Studio di Confindustria ha analizzato anche più nel profondo la rilevanza economica che il commercio estero di tali prodotti ha rappresentato per le varie Regioni italiane, rilevando che il Veneto e il Trentino-Alto Adige sono state le prime due per valore di export sul Pil regionale, rispettivamente pari all’1,37% e l’1,28%. Seguono Toscana con lo 0,86% e l’Abruzzo con una quota dell’export di vino pari allo 0,77% del Pil.
Secondo gli ultimi dati disponibili relativi ai primi nove mesi del 2019, le Regioni che hanno registrato una maggiore crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sono: Campania (+13,4%), Friuli-Venezia Giulia (+9,0%), Toscana (+6,6%), Trentino-Alto Adige (+5,3%) e Piemonte (+5,2%).
Tra i pericoli corsi recentemente dal comparto viti-vinicolo si evidenzia l’ultima revisione della lista dei prodotti soggetti a dazi da parte degli Stati Uniti, che contemplava l’applicazione delle tariffe doganali anche sul vino, pericolo scampato in seguito alla decisione presa dal USTR (United States Trade Representative) di non includere i prodotti italiani, che erano a rischio, nella lista dei beni soggetti a dazio.
Se fossero stati applicate le nuove tariffe sulle bottiglie italiane, i risvolti sarebbero stati particolarmente negativi per le cantine nazionali, proprio in considerazione dell’importanza che gli USA rivestono per l’export delle nostre bottiglie. I dati in crescita e le novità positive emerse, rispecchiano un settore che può offrire ancora grandi opportunità per le aziende italiane in molti mercati internazionali. Occorre maggiore sinergia tra imprese e pubblico ma soprattutto serve fare rete per rafforzare e consolidare le quote export fin qui conquistate.
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Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it
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