Nel panorama latino-americano, l’economia messicana si distingue per la sua stabilità: è buono l’andamento dei consumi interni, degli investimenti e delle esportazioni. In tutto ciò, l’export italiano continua a consolidare il suo trend positivo.
Gli italiani credono nel Messico, a confermarlo gli 1,14 miliardi di euro investiti nel 2017 e le 1600 imprese italiane presenti in maniera stabile nel territorio, sia con la sola presenza commerciale che con stabilimenti produttivi, soprattutto nelle aree metropolitane di Città del Messico e di Monterrey e nell’area industriale di Querétaro.
Per quanto concerne le esportazioni dall’Italia verso il Messico, il 21 aprile 2018 è stato raggiunto un accordo di massima sul Trattato di Libero Commercio UE-Messico. Esso aggiorna l’accordo sul commercio bilaterale in vigore dal 2000 e porterà all’eliminazione di numerosi ostacoli agli scambi commerciali, con la rimozione dei dazi per il 99% dei prodotti importati in Messico. Inoltre, 340 denominazioni di origine europee saranno garantite contro le imitazioni.
Cosa esporta principalmente l’Italia
Al primo posto troviamo i macchinari, in particolare le tecnologie per la lavorazione dei metalli richiesti da settori in crescita quali automotive, aereospaziale, elettrodomestici ed energia ma anche macchinari per le lavorazioni alimentari ed agricole.
Anche la domanda dei prodotti Made in Italy è in forte aumento: abbigliamento, calzature, beni di consumo e anche prodotti alimentari, diffusi grazie al sempre maggiore sviluppo di ristoranti ed importatori. Tra i prodotti alimentari italiani maggiormente importati in Messico spiccano i vini, che possono finalmente competere con quelli presenti da decenni e provenienti da Francia, Spagna, Cile.
In forte crescita l’esportazione del vino italiano
In Messico il vino italiano, considerato un prodotto di tendenza tra i giovani e il ceto medio-alto, più acculturato e cosmopolita, sta vivendo un periodo roseo.
L’Italia ha visto crescere le proprie esportazioni vinicole del 65% negli ultimi 5 anni, raggiungendo un giro d’affari di 36 milioni di euro. Il nostro Paese ha raggiunto così il quarto posto per valore tra i Paesi esportatori, dietro a Spagna (64 milioni di euro), Francia (41 milioni di euro) e Cile (38 milioni di euro), con una crescita a doppia cifra rispetto al 2018 sia in valore (+10,3%) che in quantità (+15%), ben più alta della media delle importazioni (che registra rispettivamente +2,9% e +5,6%).
Il mercato del vino in Messico nel medio termine è destinato a crescere a ritmi superiori del 10% annuo. Giuseppe Manenti, direttore ICE di Città del Messico, afferma che tale mercato, pur rappresentando ancora un mercato di nicchia, è in costante crescita grazie al maggior interesse dei consumatori alla ricerca di prodotti di qualità e alla ristorazione, che rimane il principale tramite per l’importazione dei vini italiani nel Paese. In particolare, il canale horeca si ritrova a coprire circa l’80% delle vendite di vino mentre la grande distribuzione e i negozi specializzati rappresentano soltanto il restante 20%. L’Italia non presente nella GDO, dipende quasi totalmente dalla ristorazione.
Il trend fa ben sperare per il futuro e per continuare su questa strada i produttori italiani devono essere bravi ad educare i consumatori sui valori del vino, le differenze e le caratteristiche delle varie produzioni, e soprattutto devono fornire supporto agli importatori, che continuano a rappresentare il principale tramite per raggiungere il mercato.
Giovanni Orlotti, a capo della Camera di Commercio Italiana di Città del Messico spiega come i consumi di vino in Messico siano di circa 6 milioni di casse (72 milioni di bottiglie), per la metà del quali si tratta di vino messicano ma l’Italia vanta il vino più venduto in Messico, il Lambrusco, con quasi un milione di casse. Il resto del vino italiano è rappresentato principalmente da Prosecco e Asti Spumante.
Oltre al vino in crescita anche il mercato biologico messicano: si sta lavorando alla definizione di standard biologici compatibili con quelli dei Paesi esteri così da permettere le importazioni. In aumento anche caffè, latte, spezie e carne. Considerando che la sola produzione di carne bovina biologica conta oltre un milione di capi di bestiame, di essi solo il 10% viene consumato localmente, mentre il resto è tutto export.
A fronte dei dati e degli accordi di libro scambio, il Messico si appresta quindi a divenire un’ottima opportunità per l’export italiano, guidato anche dal settore agroalimentare, che offrirà interessanti possibilità di crescita negli anni a venire.
Fonte: a cura di Exportiamo, di Giulia Rocchetti, redazione@exportiamo.it
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