Il settore tessile-moda italiano ha chiuso il 2018 con un fatturato di 55,2 miliardi di euro, registrando una crescita dell’intera industria del +2,1% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, risulta in controtendenza l’avvio del 2019, con un primo trimetre che ha segnato un calo del giro d’affari per il settore del -2,8% rispetto ai primi tre mesi del 2018.
I dati sono stati elaborati dal Centro Studi di Confindustria moda-Liuc per Sistema Moda Italia (Smi) e resi noti in occasione della presentazione dell’edizione di Pitti Uomo dell’anno in corso, che si terrà dall’11 al 14 giugno presso la Fortezza da Basso di Firenze. I dati, seppur non ancora definitivi, riflettono la situazione di debolezza che stanno vivendo le aziende del settore tessile-moda italiane, evidenziando una contrazione più forte per il comparto moda (-4%) e un rallentamento più contenuto per il tessile (-0,7%).
Nel primo trimestre 2019 si registra ancora una contrazione della domanda interna (-6,6%) e una “timida” crescita dell’export (+0,9%) che continua a spingere l’industria tessile-moda del Made in Italy.
L’export aveva già visto un rallentamento nel 2018, chiuso con una crescita del +2,8%, anche se in calo rispetto al 2017. Questo rallentamento è dovuto principalmente alla contrazione della domanda nei Paesi della zona Euro (-0,1%), dove la Germania, primo mercato in Europa per il tessile-moda Made in Italy, ha visto un calo del -0,7%.
Questa battuta d’arresto che caratterizza l’area Euro è stata tuttavia bilanciata dalle esportazioni extra Ue che hanno visto una crescita del +6,4%, registrando l’andamento particolarmente positivo per Cina (+23,6%) e Corea del Sud (+11,4%). Nota di merito anche per la Svizzera, dove il settore dell’abbigliamento Made in Italy cresce con doppia cifra. Anche l’import è cresciuto nel 2018 (+3,3%) ma la bilancia commerciale resta positiva e in crescita, raggiungendo i 9,7 miliardi di euro (+177 milioni di euro).
Fonte: a cura di Exportiamo, di Valeria Gambino, redazione@exportiamo.it
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