Durante la 19° edizione della conferenza sul turismo che ha avuto luogo a Treviso il 9 maggio 2019, sono stati resi noti i dati raccolti e analizzati dal Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica (Ciset) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, supportati dalle ricerche in materia realizzate della Banca d’Italia: i dati evidenziano ancora una volta la centralità e la forza del settore turistico in Italia, confermandone l’ottima salute e le incoraggianti prospettive per il futuro.

Il totale delle spese che i viaggiatori hanno effettuato in Italia nel corso del 2018 si è attestato a 41,7 miliardi di euro, in crescita del 5,7% rispetto al 2017, denotando come l’industria turistica sia quella che nello scorso anno ha visto il più elevato ritmo di crescita, soprattutto se confrontato con i tassi di sviluppo del Pil (+0,85% nel 2018) e dell’export (+3% nel 2018) italiani.

Questo significa che più dei beni e dei servizi, ciò che maggiormente rappresenta ed è apprezzato a livello internazionale è costituito dal patrimonio culturale, artistico, storico e paesaggistico del Paese.

Interessante notare come i 2/3 della spesa turistica si concentrino in sole 5 regioni (Lombardia, Lazio, Veneto, Toscana e Campania) e che questa distribuzione non corrisponda al numero di siti Unesco presenti in ciascuna di esse.

Proseguendo con i dati, il turismo culturale resta la principale ragione che porta gli stranieri a visitare l’Italia (rappresentando oltre un terzo della spesa complessiva) e indirizzado i flussi turistici principalmente verso le aree culturali, tuttavia causandone l’eccessivo affollamento.

Questi flussi turistici così abbondati orientati verso queste zone non dovrebbe essere subìti negativamente, piuttosto dovrebbero essere sfruttati per indirizzare i flussi verso località potenzialmente attrattive ma con scarsa visibilità, limitrofe alle classiche destinazioni turistiche.

A favorire questo processo di diversificazione e integrazione delle destinazioni turistiche viene in aiuto il crescente interesse dei viaggiatori verso tipologie di vacanze “esperenziali”, volte alla scoperta dei territori, della cultura e delle tradizioni, fattori sui quali sarà necessario investire in futuro per ampliare l’offerta turistica nazionale.

Fonte: a cura della Redazione di Exportiamo, redazione@exportiamo.it

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